***SPOILER ALERT***
Pablo Escobar è morto. E per quanto prevedibile fosse, tutti abbiamo sussultato come trafitti dalle pallottole che lo colpivano, mentre si accasciava su quel tetto. Non stiamo parlando del 1993, quando è avvenuto il fatto, ma della seconda stagione di Narcos, quando si andava in giro dicendo "Plata, o plomo" anche chiedendo il resto del caffè al bar.
Netflix si è quindi trovata in un fantastico cul de sac narrativo, uno di quelli in cui il pubblico chiede a gran voce "we want more", ma in cui l'eroe - per quanto discutibile - è stato eliminato. Come approcciare quindi una stagione 3 convincendo tutti i fan che lo spettacolo sarà all'altezza?
Quel che serve è un nuovo eroe. Magari un personaggio che si è fatto strada nelle stagioni precedenti, fino a spodestare Steve Murphy, il gringo buono e biondo che arrestò Pablo. Il sergente Pena, con tutte le sue ombre e l'insofferenza di sentirsi cucito addosso un ruolo che non gli appartiene, sembra un ottimo punto di partenza. Senza contare che Pedro Pascal, l'attore che interpreta il sergente bello e dannato, è stato coronato dal pubblico come nuova star e sex symbol.
Il secondo ingrediente, una volta trovato l'eroe, è sicuramente il nemico. E qui ne abbiamo addirittura quattro, i padrini del cartello di Cali.
Ma stiamo parlando di Netflix, che non lascia sicuramente le storie a raccontarsi da sole. Anzi, qui arriva l'ingrediente numero tre, ovvero la campagna di advertising che ha portato tutti noi a barricarci in casa il primo settembre a fare binge watching.
Iniziamo con una piccola deviazione dal mondo social che ci compete, per ricordarci che una buona strategia sa entrare nella vita delle persone anche in modalità offline, per sorprenderli quelle poche volte che si è disconnessi e creare nuove reazioni. Stiamo parlando del White Countdown, ovvero dell'installazione di una clessidra contente una polvere bianca piuttosto simile alla cocaina e disposta sugli Champs-Elysées a Parigi, per marcare il tempo mancante al lancio della stagione 3.
Si continua sui canali ufficiali del broadcaster. In Italia ha fatto particolarmente scalpore il caso Saviano, che sembrerebbe un Fail se si considerano i commenti del pubblico, che non ha apprezzato l'inserimento del personaggio in relazione a Narcos. Tuttavia dato il tono di tali commenti e la crescente abitudine del nostro paese di aggredire pubblicamente persone e idee (vedi caso Buondì) e, soprattutto, data la quantità di interazioni e condivisioni con il post, sembrerebbe che Netflix sappia benissimo quel che sta facendo.
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Continuano gli interventi quasi "educativi", la cui necessità si è probabilmente palesata nel momento in cui, venendo meno il mito indiscusso (e celebre) di Pablo Escobar, si è dovuta creare conoscenza, oltre che suspance e "excitement" attorno al cartello di Cali. E indovinate, missione compiuta.
Strategia che ritroviamo nella pagina ufficiale di Narcos.
Ovviamente non tutto vien per educare, soprattutto quando si parla di cartelli del narcotraffico. Non mancano dunque contributi dai toni ironici che caratterizzano tipicamente la comunicazione di Netflix.
Diamo uno sguardo poi a chi si è inserito nella conversazione iniziata da Netflix su Narcos. A bordo troviamo il ristorante portoghese di franchising Nando's, le ciambelle Donettes e Ceres.
Ma anche i TheJackal non potevano esimersi dal proporre la loro risposta.
Infine, sembrerebbe che la mossa social per eccellenza, però sia una sola: aver preso Miguel Angel Silvestre da Sens8 e averlo inserito nel cast. Il suo mix di giocosità, qualche dote naturale e una certa spontaneità su Instagram e Facebook ne fanno la nuova social star.