FreeJourn è tante cose: una bella parola, un’idea innovativa, un progetto interessante e un social network per l’editoria. Si tratta di un luogo in cui i lettori possono proporre a giornalisti freelance argomenti che potrebbero diventare progetti editoriali. Vincitore del bando per l’innovazione nell’editoria di Google (DNI fund), FreeJourn è un esempio di crowdfunding verticale dedicato a chi lavora nel campo dell’informazione.
Come funziona FreeJourn?
Al momento dell’iscrizione si può scegliere se entrare nella piattaforma come freelance, lettore, media partner o azienda. Ogni scelta è guidata da istruzioni spiegate attraverso un percorso che va dai 4 ai 6 punti.
L’intento di FreeJourn è quello di creare un filo diretto tra giornalisti freelance e lettori: i primi possono infatti scoprire quali sono le tematiche che i secondi vogliono approfondire. A vigilare sul risultato di questo dialogo ci sono gli editori, che hanno una sezione a parte, non visibile dagli utenti.
A proposito di sezioni, nella piattaforma ce ne sono tre: la prima è dedicata ai profili dei freelance, che sono rintracciabili attraverso un campo di ricerca e suddivisi in base ad area geografica e campi di competenza. La seconda è il cuore pulsante del social network e si tratta del crowdfunding ospitante i progetti dei reporter. Infine, nella terza sezione si trova FJmagazine, il portale dei risultati: qui sono infatti raccolti i progetti portati a termine.
Nobili obiettivi
"Build the journalism you want to read"
La frase che si legge nella homepage del sito spiega efficacemente l’intento alla base del progetto.
“Nell'era dei budget risicati, dei tagli agli uffici di corrispondenza e della deskizzazione delle redazioni, sentiamo la necessità di cambiare lo stato delle cose e far luce su una miriade di storie, nel nostro Paese e nel mondo, ancora da raccontare”.
Così, gli ideatori di FreeJourn spiegano cosa li abbia spinti a creare questa piattaforma social. Tra le righe appassionate si legge la voglia di cambiare un settore oppresso dal giogo del risparmio economico. Un retrogusto - amaro - che sembra impregnare oggi molti campi lavorativi.
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Parola d’ordine: collaborazione
In questo social network c’è voglia di fare, di proporre idee e, soprattutto, di condividerle attraverso quegli stessi mezzi che si fanno talvolta portavoce di una modernità ingombrante, che non lascia spazio al confronto tra persone. FreeJourn sembra voler scardinare le regole e prepara un pozzo cui tutti possano attingere: i professionisti si mettono a disposizione dei lettori e viceversa.
I lettori non sono più passivi ma anzi diventano fulcro di un ecosistema informativo dove una mano lava l’altra. I progetti realizzati stanno lì, alla portata di tutti, come trofei disposti sullo scaffale del soggiorno. FreeJourn annulla le distanze e mercola le idee.
Il risvolto sociale
“In un mondo viziato da sponsor e interessi incrociati, FreeJourn offre storie di prima mano, raccontate da reporter che lavorano sul campo, con un approccio non emergenziale e legato al singolo evento ma fondato su un'esperienza maturata in loco e su una conoscenza approfondita del contesto”.
Leggendo la presentazione di FreeJourn è difficile ignorare l’attacco, assai poco velato, che i suoi creatori rivolgono al Sistema. Si tratta di giornalisti professionisti e reporter che vogliono mettere a frutto le proprie competenze, figlie di duro lavoro e passione, e per farlo chiedono aiuto allo stesso pubblico fruitore di tale impegno.
Come Ninja Marketing, FreeJourn si occupa di diffondere conoscenza e condividere idee e questo non può che essere positivo.
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