Ho incontrato per la prima volta Chris Anderson a Capri, qualche anno fa, in occasione di un evento dedicato al trend watching. Erano i tempi della “lunga coda”: il suo testo era diventato la base teorica e concettuale di molte pratiche del digital marketing. Il concetto era illuminante e preannunciava la nascita di un’era di infinite possibilità per tutti.
Nel mondo digitale c’è un mercato per qualsiasi cosa, non solo per pochi prodotti che vendono a molte persone. E il mercato generato dalle moltitudini di generi, prodotti, anche molto di nicchia è grande quanto quello generato dai prodotti best seller.
Poi è arrivato Free, a concettualizzare la tendenza di ogni prodotto digitale a diventare gratuito e a ipotizzare nuovi modelli di business. E ancora Makers, ovvero l’arrivo nella realtà delle possibilità di produzione e distribuzione offerte dalla pervasività delle tecnologie e dall’open source.
Chris Anderson è un “ribelle gentiluomo”, mi piace immaginarlo così. Lui si definisce invece un osservatore, in quel ruolo di scrittore di best seller che ha messo a segno tre pietre miliari della economia digitale.
Oggi è invece prima di tutto un “doer”, ovvero un imprenditore che ha fondato prima una comunità dedicata all’autocostruzione di droni, e poi sulla base di quella community ha costituito insieme ad un ventenne messicano un’azienda, la 3D Robotics, che si propone di rivoluzionare il mercato aerospaziale.
Come Chris ha raccontato nel suo intervento organizzato da Enel, #EnelFocusOn, mentre il settore tradizionalmente (Airbus, Boing, Lockeed) offriva prodotti solo a prezzi e caratteristiche da industria, con prezzi dal milione di dollari in su, la 3D Robotics, partendo da una grande comunità di appassionati è andata ad offrire ad un mercato di massa prodotti meno tecnologici ma decisamente più abbordabili.
Oggi è la più grande azienda che costruisce droni negli Stati Uniti ed è nata quasi per caso dai giochi che Chris faceva con i suoi figli.
Osservatore in una posizione decisamente privilegiata – dato che vive e lavora a San Francisco ed è stato dal 2001 al 2012 direttore dell’edizione americana di Wired - Chris si è dedicato allo studio e alla divulgazione dei cambiamenti economico sociali che impattano sui consumi e sui mercati e che innestano le radici nella rivoluzione industriale avviata dalla nascita di Internet.
I suoi tre trattati economici “The Long Tail”, “Free” e “Makers” sono best seller internazionali apprezzati dai professionisti di tutto il mondo.
Le teorie contenute in essi rappresentano le fondamenta culturali dei movimenti economici e sociali che ritroviamo nei modelli di business e nel marketing digitale di aziende come Amazon, eBay, Uber, in manifestazioni e in luoghi di sperimentazione tecnologica come la Maker Faire e i Fablab.
L’applicazione dei principi della nuova economia alla sua azienda sta portando ad una grande cambiamento nell’industria che produce veicoli volanti.
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In occasione del suo talk tenuto al coworking Galvanize di San Francisco, che potete vedere qui (ve lo consiglio perché è illuminante), in veste di direttore responsabile di Ninja Marketing ho avuto il piacere, di intervistarlo e di affrontare anche temi personali con lui.
The Long Tail, Free, Makers. Sei un autore di best seller. Qual è il segreto per diventare un autore di best seller?
Il segreto è lo stesso di quando si prepara uno speech. Se hai un'idea che cattura davvero la tua attenzione, la tua testa, vedrai ossessivamente esempi di quell'idea ovunque. E l'idea comincerà ad amplificarsi e alla fine verrà fuori attraverso un libro.
Una buona idea è una buona ragione per scrivere un libro.
Una cattiva idea per scrivere, invece, è quella di voler scrivere un best seller.
Quindi il segreto è questo: avere una grande idea. Le idee vengono prima di tutto e infatti, se avrai due idee scriverai due libri, se ne avrai una ne scriverai uno...
Come scegli il focus dei tuoi libri?
Ho scritto solo tre libri finora, ma potrei scriverne anche un altro, vedremo.
I miei tre libri sono sostanzialmente lo stesso libro, ma declinato in tre forme differenti. The Long Tail è basato su una grande idea che dà vita agli altri due. [...] Si tratta in pratica dello stessa idea: il primo libro è l’intuizione, l’idea in sé, il secondo è l’aspetto economico dell’idea e il terzo è l’idea applicata al mondo degli oggetti fisici.
Oggi sei un imprenditore. Cosa preferisci: essere uno scrittore o un CEO?
Non direi che la scelta sia tra essere uno scrittore o un imprenditore. Piuttosto preferisco pensare alla domanda così “ti piace di più essere un osservatore o un attuatore?”.
Io preferisco fare le cose. C’è un grande valore nell’essere un osservatore, puoi essere testimone della storia, spiegarla e diffonderla ma mi sono sempre sentito sempre come se mi mancasse qualcosa, come se mi trovassi al di fuori della storia. Perciò credo di preferire il ruolo di parte attiva rispetto a quello di spettatore.
Il digitale è stato considerato una panacea. Oggi, invece, è visto più come un mostro che può trasformarsi in incubo, come nella serie Black Mirror. Pensi che ci sarà qualche mostro nel futuro?
Penso che il digitale non sia né una panacea né un mostro. Si tratta solo di cambiamento. E il cambiamento ha sempre un sopra e un sotto, due facce della medaglia. Ogni cambiamento, ogni relazione, ogni evento possiede le sue conseguenze positive e negative. Perfino le cose negative nascondo delle opportunità. Quella digitale è una trasformazione potente e ha un ampio raggio di aspetti positivi e negativi. Ma penso che quelli positivi sono più di quelli negativi.
Da “fallo da solo” a “facciamolo insieme”, ma quando il sistema, il potere fermerà la trasformazione... In Italia ad esempio abbiamo molti problemi con UBER…
Mai, non accadrà mai. Finora gli Stati hanno avuto più o meno potere, ma per quanto tempo pensa che potranno bloccare UBER o le altre compagnie come UBER? Gli Stati, i governi perdono potere ogni giorno, la tecnologia li aggira ogni giorno.
Il dato di fatto è che gli Stati stanno perdendo potere.
Geek Dad, mi piacerebbe se potessi dare qualche consiglio ai genitori. Cosa dovrebbero far studiare ai loro figli o cosa dovrebbero fare per farli interessare alla tecnologia?
Non chiedetelo a me, perché ho totalmente fallito in questo! Ogni volta che ho provato a farli interessare alla tecnologia, lo hanno rifiutato. Sicuramente perché io ci ho provato in maniera troppo dura. Comunque con qualcuno dei miei figli ho avuto piccoli successi. Una delle cose che facevamo insieme era realizzare un progetto ogni week-end. Realizzavamo progetti artistici. Potevano essere biglietti per San Valentino o un braccialetto per un’amica. Qualche volta questi progetti includevano la tecnologia, qualche volta prvedevano forbici e colla. Ma ogni fine settimana avevamo un progetto diverso. Ogni progetto includeva comunque l’inventiva. Mia figlia di 9 anni, ad esempio, ha inventato un “reggi-mento”.
Non si tratta della tecnologia in sè, possono essere anche colla e palle da tennis. Penso che una delle cose che i genitori possono fare se sono interessati alla tecnologia, sia quella di essere normali. Se realizzi progetti, i ragazzi ti vedono. [...]