Metti un registratore e sette audiocassette vergini; metti un’adolescente incompresa, un liceo americano pieno di stereotipi e una serie di coincidenze nefaste che portano a depressione e quindi a un gesto estremo come il suicidio. Ingredienti forti per un mix esplosivo come 13 Reasons Why, un fenomeno che ha sconvolto il pubblico diventando una delle serie TV più discusse e twittate di sempre.
Nessun pericolo spoiler, tranquilli, perché la diciassettenne protagonista Hannah Baker interpretata da Katherine Langford, ci racconta già dall’inizio quale sia stato il suo destino. Hannah sceglie di togliersi la vita e di raccontare il perché registrandolo su delle vecchie audiocassette dedicando ogni lato alle vicende tra lei e ognuna delle 13 persone che l'hanno portata alla scelta estrema di togliersi la vita.
http://twitter.com/13ReasonsWhy/status/859465587398856704
All’ascolto c’è Clay Jensen, ragazzo timido, insicuro e adolescente tormentato che, come altri suoi compagni, si è visto recapitare le registrazioni di Hannah senza nemmeno sapere bene quale desueto e ingombrante dispositivo utilizzare per riprodurre i nastri. Come lui altre 12 persone hanno ricevuto o dovranno ricevere le audiocassette perché complici nel bene o nel male del suicidio della giovane.
Parlare di suicidio può essere un boomerang?
Con 13 Reasons Why Netflix decide di sdoganare un argomento delicato sotto molti aspetti: in primis perché si parla di un suicidio ampiamente premeditato e organizzato nei minimi dettagli, e secondo perché quando a compiere un gesto tanto forte è un minorenne vittima dei suoi stessi coetanei l’eco è ancor più potente.
La parola eco cade alla perfezione perché la risonanza ottenuta da 13 Reasons Why in un solo mese dal suo rilascio segna indubbiamente un record nella storia dello streaming targato Netflix. La serie TV tratta dal romanzo 13 di Jay Asher e prodotta da Selena Gomez è finora la più twittata del 2017. Già tre settimane dopo messa in onda aveva accumulato 11 milioni di mentions (3,5 milioni solo nella prima settimana) mentre le impressions stimate a più di un mese di distanza hanno raggiunto quasi 14 milioni.
Numeri da capogiro per un prodotto tanto controverso. Ma di cosa esattamente parlano questi tweet? Il web è decisamente spaccato a metà: da un lato c’è chi muove diverse accuse allo show come quella di inverosimiglianza con la realtà poiché nessuno riuscirebbe a premeditare in maniera tanto articolata e narcisistica un atto d’impeto e disperazione come il suicidio. O chi addirittura accusa Netflix di un possibile effetto boomerang, ossia di innestare nella mente dei giovani l’idea che togliersi la vita in maniera plateale sia una soluzione catartica e giustizialista.
https://twitter.com/tiffromthe6/status/854483306737487872
https://twitter.com/GUARDIAIN/status/854445229713137665
https://twitter.com/lienhippie/status/854415848362070016
Dall’altro c’è chi difende a spada tratta il messaggio originale e assolutamente profondo della serie TV, ossia dimostrare come gli effetti del nostro agire possano avere conseguenze reali e tangibili.
https://twitter.com/AndreaRussett/status/849744079764283394
https://twitter.com/maxehrich/status/850829423041429506
https://twitter.com/13ReasonsWhyHD/status/851457186765062145
Tra i sostenitori del messaggio c’è, ovviamente, anche la stessa Gomez che spiega la sua opinione sul perché questa serie sia così tanto discussa: l’argomento, secondo la cantante, non è semplice da trattare ma deve essere affrontato poiché reale e perché è solo parlandone che si impedisce a depressione, abusi e incomprensioni di avere il sopravvento.
Ma la forza di 13 Reasons Why sta nel non puntare direttamente il dito verso un colpevole, non ci sono eroi o carnefici dichiarati. A decidere se il gesto di Hannah sia stato giusto o meno o chi siano i responsabili è solo il pubblico: ecco il motivo del prevedibile e tanto acceso dibattito che impazza su Twitter.
La social media strategy di Netflix
13 Reasons Why è senza ombra di dubbio una delle serie TV più controverse mai prodotte da Netflix che sa bene quali strategie adottare anche in situazioni limite. La social media strategy scelta dal canale è certamente evocativa e toccante.
Tra i vari post, tutti mirati alla sensibilizzazione sull'argomento "suicidio", troviamo un video che riproduce un aspetto della storia di Hannah non visibile in nessuna puntata e proveniente dall'iPhone della protagonista.
Il video riassume una serie di messaggi inviati e ricevuti in tempo reale, Snapchat e foto su Instagram compromettenti per la reputazione di Hannah che tenta in extremis di contattare la sua amica Jessica su Face Time per cercare di convincerla di come sia tutto un grande equivoco.
La 13 Reasons Why raccontata da Netflix è anche e soprattutto una storia di cyberbullismo, di foto virali e misunderstanding, di strumenti che possono catalizzare la diffusione di falsità gratuite capaci anche di spezzare una vita. 13 Reasons Why mostra senza filtro alcuno un messaggio chiave: che possiamo essere un pericolo per gli altri e per noi stessi, che un post può essere cancellato ma non senza lasciare traccia.