L’evoluzione dell’intelligenza artificiale è davvero sbalorditiva tanto che non solo si cerca di riprodurre i movimenti e il pensiero degli esseri umani, ma anche la più alta espressione del sentimento dell’intera umanità ovvero l’arte e, nella fattispecie, la composizione musicale.
I tentativi di rendere possibile la creazione di una melodia da parte dell’ I.A. che si annoverano ad oggi non sono pochi; già a Settembre dello scorso anno, infatti, è stata prodotta “Daddy’s car”, la prima canzone scritta da un programma.
Come potete tranquillamente ascoltare - anche se non è proprio il massimo – il motivo ricorda un po’ lo stile dei Beatles. Il software chiamato “Flow Machine” - prodotto dalla Sony Computer Science - ha realizzato la composizione grazie alla memorizzazione di circa 13.000 spartiti di generi diversi e alla loro analisi, imparando man mano a produrre autonomamente una nuova linea melodica. Il testo, invece, è stato realizzato grazie a un compositore in carne e ossa che si chiama Benoît Carré che ha anche deciso l’imprinting stilistico della creazione del programma.
Una seconda composizione di Flow Machine intitolata "Mr Shadow", invece, come si può leggere dal sito, si è ispirata ai cosiddetti "American Songwriters" e cioè a una musica relativamente più sofisticata come quella di Irving Berlin, Duke Ellington, George Gershwin e Cole Porter.
L'album di Flow Machine e le altre I.A. compositive
Se avete ascoltato queste canzoni e non potete farne a meno (i gusti non si discutono) non potrete che tirare un sospiro di sollievo sapendo che ad Aprile uscirà l’album interamente scritto dall’I.A. Flow Machine e prodotto da Sony CSL: il fine, per il momento, sembrerebbe non tanto quello di vendere ma piuttosto di puntare pian piano alla produzione di musiche per pubblicità e videogiochi.
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Anche Google ha poi diffuso il primo brano composto dai computer con Magenta, un software per la produzione musicale.
Mentre DeepMind - l'azienda britannica specializzata in A.I. e acquisita nel 2014 da Google - ha realizzato una sperimentazione con campioni di pianoforte inseriti nel programma "WaveNet" che produce file audio, realizzando così la composizione di una serie di brani da 10 secondi che sembrano frammenti di jazz.
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L'idea di far produrre all’I.A. della musica che non si riesca a distinguere da quella composta dagli esseri umani ha comunque un’origine ben precedente da rintracciarsi nel software Experiments in Musical Intelligence di David Cope con le imitazioni di alcune composizioni di J.S. Bach effettuate una trentina di anni fa.
Nel frattempo che la tecnologia avanzi, il mio consiglio è continuare ad ascoltare Mozart.