Persino negli Stati Uniti, dove l’interesse per la cosa pubblica è storicamente piuttosto basso, ad azione segue una reazione. Ma Trump ha vinto, si è insediato e ha iniziato a portare avanti il suo programma. Non è questa la sede per discutere del merito, ma è invece interessante notare come e su quanti fronti del web l’insediamento del nuovo Presidente abbia suscitato delle reazioni.
Partendo dai fatti notiamo un capo di stato piuttosto discusso e una moltitudine frazionata di contestatori che lo attaccano su diversi temi. Ma si può parlare di resistenza web?
#badasslands la scienza che combatte
I primi ribelli sono stati anche i più insospettabili. Dopo tweet pubblicati e tweet cancellati dai parchi nazionali, dopo l’imposizione di Trump all’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) di interrompere la comunicazione pubblica, attraverso i loro siti e via social è successo questo.
Semplici dati scientifici che, però, hanno sfidato l’ordine pubblico. E’ durato poco, perché i tweet sono stati subito cancellati accusando un ex dipendente (senza dubbio) di esserne l’autore. Ma la Tweet Revolution è stata imminente: #Badasslands
Donne, la solita minoranza
La Women’s March, che ha portato mezzo milione di persone per le strade della capitale, è forse l’esempio più riuscito di resistenza web e di come l’interazione tra social, reale e addirittura politica sia possibile. Organizzata su Facebook, vissuta da oltre 500 mila persone, ha avuto un eco mondiale grazie ad alcuni highlight che hanno subito fatto trend.
La cantante MILCK ha lanciato #Icantkeepquiet, riferendosi a una sua canzone, pochi giorni prima della marcia
I'm in support of the women's march because I believe in respectful language in media towards women. #ICANTKEEPQUIET post your own vrsn! pic.twitter.com/Yx4nBqhN9y
— MILCK (@MILCKMUSIC) 15 gennaio 2017
MILCK ha poi organizzato un flash mob durante la manifestazione, di cui è stato girato un video che ha attualmente 15 milioni di views. #Icantkeepquiet ha iniziato così a raccogliere le preoccupazioni di numerosi cittadini, andando al di là del fattore di genere ed esprimendo una più vasta tensione sociale.
Sempre in occasione della Women’s March potreste aver incontrato un hashtag più punk: #nastywoman. Nato da una poesia della diciannovenne Nina Mariah Donovan e portato sotto i riflettori da un’interpretazione dell’attrice Ashley Judd. Se non la conoscete, ne vale la pena:
Social media per proteggersi
Quando il vento del razzismo si alza porta tensioni, ma anche insicurezza. E pare questo sia lo stato delle cose in USA, al punto da creare un app che segnala il pericolo: Mark Yourself Unsafe, un unsafety check. Sarcasmo diretto al safety check di Facebook, ma soprattutto un segnale di quanto la comunità afroamericana non si senta al sicuro. Lanciata dal movimento Black Lives Matter in collaborazione con l’agenzia J. Walter Thompson New York a inizio gennaio, ha già raccolto 1600 segnalazioni di persone che non si sentivano al sicuro e che lo hanno segnalato attraverso l’app.
Una grande America
Ma la resistenza web non coinvolge soltanto singoli o associazioni per i diritti umani. Anche una grande azienda si è schierata con potenza e creatività: Grupo Modelo, la holding messicana che possiede il marchio di birra Corona, ha ripreso il claim di Trump, ma rivisitandolo con un messaggio positivo e di inclusione.
Come spesso accade, dunque, la tensione e la possibilità di crisi spingono le persone, e le agenzie, a trovare soluzioni creative e ad alzare la voce, anche via tweet. E' troppo presto per capire l'impatto di questi movimenti, ma la sezione social continuerà a seguire cinguettii e condivisioni, per tracciare questa possibile resistenza web.