C’era un tempo in cui Facebook era “il” posto in cui essere. Quel tempo era il 2005, per lo meno secondo Isaiah Turner e Ben Pasternak, i cofondatori di Monkey, rispettivamente di 18 e 17 anni. Giovani, ma veterani: Pasternak si è già fatto notare nel 2015 per aver creato un gioco per iPhone, dopodiché ha abbandonato la scuola e si è trasferito a New York dove ha lanciato l’app di eCommerce per teenager Flogg.
Monkey (solo per iOS) è pensata non tanto per riconnetterti con la tua cerchia di amici o di volti semi dimenticati, ma per approfondire la conoscenza con nuove persone. Niente di rivoluzionario, sembrerebbe, ma il fatto che sia progettata da teen per teen sembra vincente.
Recuperando le dinamiche già utilizzate da altre app come Chatroulette, Monkey connette persone a caso per un periodo determinato di tempo. Per il momento rimanda a Snapchat chi volesse continuare a restare in contatto, ma è prevista l’implementazione di una chat e di filtri che si basano sull’età, il sesso, il luogo di provenienza o gli hashtag utilizzati.
La filosofia che espone Pasternak è semplice: “Snapchat è per i tuoi amici veri, mentre Monkey è per i tuoi amici di internet”. Esatto, nessun rimando a Facebook.
Se per molti, soprattutto in Italia, questa divisione tra amici del mondo reale e amici online è ancora nebulosa o temuta, basti pensare che gli stessi fondatori di Monkey si sono conosciuti online attraverso una community di hacker: Pasternak si trovava a Sydney, mentre Turner nel Maryland. Questo perché nonostante il grande successo di Tinder secondo Turner la conoscenza di persone in Rete ha in realtà infinite possibilità, anche di business.
Il valore di Monkey, dicono i fondatori, sta nel fatto che “se racconti qualcosa a un amico reale, la cosa cresce e si tinge di pettegolezzi e dramma non richiesto, mentre su Internet le persone con cui comunichi non sono legate alla tua rete di amici e possono darti consigli che i tuoi amici abituali non ti darebbero.” Inoltre, ovviamente, online puoi essere chiunque tu voglia essere, e Monkey è qui per questo.
Al momento l’app ha raccolto 215.000 user in 5 settimane e a metà gennaio ha raggiunto il 25° posto nella classifica App Store. I due fondatori, comunque, non hanno dubbi sul suo successo: “Il problema è che tutte le app al momento sono create da un gruppo di adulti, mentre noi siamo sia i creatori che gli user, non come in Snapchat”.
L’età media degli user di Monkey è intorno ai 17 anni e l’app non mette in contatto adulti e minori, sebbene il processo di iscrizione non sia rigido e falsificare l’età sia piuttosto semplice. Ma secondo i due teen imprenditori questo resta un mondo sconosciuto e di difficile accesso per gli adulti, cosa che gioca a loro favore. E in caso di problemi Pasternak e Turner possono essere contattati direttamente attraverso i loro profili Snapchat.
Consapevoli che il processo per conquistare il mondo è ancora lungo, resta ferma la convinzione che Monkey sia sostanzialmente una app per giovani, come esprime chiaramente Turner: “Se fai costruire una casa a un adulto, ci metterà una vasca da bagno, ma se la fai costruire a un ragazzo, ci metterà uno sci ad acqua e dei jet ski”.
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