Negli ultimi due anni, Twitter ha offerto agli sviluppatori di app, la possibilità di creare, testare, distribuire e mantenere le proprie creazioni grazie a Fabric, una piattaforma di sviluppo modulare che oggi sta per essere venduta a Google.
In realtà Fabric è composta da ben tre kit modulari che servono ad ottenere applicazioni mobili dotate di stabilità, di capacità di distribuzione e di funzioni di identità ottenibili dall’integrazione con Twitter.
Questa mossa commerciale sembra essere un tentativo di ridimensionamento in un periodo non proprio roseo. L’azienda di Jack Dorsey, infatti, ha iniziato l’anno cercando di far fronte alla crisi degli ultimi tempi, snellendo la fase di sviluppo con la cessione di Fabric, dando priorità al contenimento dell’inarrestabile ascesa di Facebook e cercando di rendere più profittevole il proprio modello di business.
La buona notizia è che nessun servizio offerto da Fabric scomparirà. Se Google deciderà di proseguire sulla strada di Twitter, gli sviluppatori non perderanno la possibilità di utilizzare tool come Crashlytics per creare report sui crash oppure Digits per le autenticazioni o ancora Nuance per il riconoscimento vocale. Sarebbe stato un errore da parte dell’azienda di Mountain View stravolgere il progetto, poiché al momento dell’acquisizione, si contano circa 580.000 sviluppatori clienti di Fabric che hanno fatto nascere app che complessivamente raggiungono 2,5 miliardi di utenti.
Non si conoscono ancora le cifre relative all’acquisizione, che avverrà comunque in maniera graduale. Per un primo periodo di transizione gli sviluppatori di Twitter lavoreranno fianco a fianco con il gruppo di sviluppo di Google.
Questa mossa certamente non gioverà all’appeal che Twitter aveva sugli sviluppatori ma, considerando la perdita di 100 milioni di Dollari solo nel primo quadrimestre del 2016, è indispensabile per evitare che il 2017 possa essere l’anno del fallimento definitivo.
Vedremo durante quest’anno cosa si inventerà l’azienda dell’uccellino azzurro per farlo tornare a volare, dopo i nuovi algoritmi dei newsfeed, le dirette video in streaming con contenuti a 360° e i tanto chiacchierati Moments, non basterà solamente recuperare liquidità sul mercato, ma serviranno nuove e fresche idee, per far tornare di moda i vecchi amati “cinguetii” da 140 caratteri che hanno fatto la storia del Social di San Francisco.