WikiLeaks si è affermato tra i protagonisti di queste elezioni presidenziali americane. Tuttavia la sua mission volta alla trasparenza per il raggiungimento di un governo aperto pare essersi trasformata negli ultimi mesi in un’inarrestabile crociata contro Hillary Clinton.
In questi giorni Wikileaks sta diffondendo le email di John Podesta, campaign manager di Clinton. Nonostante al momento le email non ci abbiano regalato nessun colpo di scena degno di nota, ci sono comunque delle importanti lezioni di marketing politico ma non solo che possiamo evincere dai retroscena della campagna di Clinton.
Definisci il tuo brand nel modo più chiaro possibile
In alcune delle mail si fa riferimento al fatto che Clinton si sia definita una “moderata” per mesi dopo essersi candidata alle primarie del partito democratico. Membri del suo team e del partito si mostrano preoccupati al punto che l’attivista politica Neera Tanden scrive: “Mi preoccupa di più che non sembra sapere su che pianeta viviamo al momento”. Era il settembre 2015 quando Clinton se la stava vedendo brutta con Sanders, il quale invece si definiva un progressista. Sappiamo bene come è andata a finire: Clinton ha adottato l’espressione “sono una progressista che ottiene risultati”.
Crisis management
Il buon vecchio proverbio recita "spera per il meglio ma preparati al peggio". Il team di Clinton sapeva già dapprima dell’annuncio della sua candidatura che la questione delle email avrebbe creato qualche problema in termini di credibilità. Per cui ha elaborato un dettagliatissimo piano con notizie da suggerire alla stampa per distogliere l’attenzione dalle “maledette email”. Il piano non ha funzionato: la questione delle email era troppo succulenta per essere ignorata. Il che ci porta al seguente punto.
Sii onesto e sappi riconoscere quando sbagli
Da alcune email di Podesta si evince che gli adviser di Clinton si mostrano frustrati perché lei non si decide a chiedere scusa per la questione delle email e dell’uso di un server privato, probabilmente spinta dalla paura di non risultare abbastanza “presidential”. Dopo aver negato e temporeggiato in più occasioni, finalmente rilascia un’intervista con l’ABC in cui afferma: “Col senno di poi, sebbene fosse lecito, (riconosco che) avrei dovuto usare due account. È stato uno sbaglio. Mi dispiace per questo. Mi prendo le mie responsabilità.”
Riconoscere i propri errori e chiedere scusa è segno di umiltà, maturità e apertura mentale. E sì, è anche “presidential”.
Individua il tuo target audience
Tra le mail di Podesta è stata trovata anche la lista dei possibili candidati alla carica di Vice Presidente divisi, come scrive Podesta, per “food groups” ovvero per gruppi alimentari separando latinos, afroamericani, imprenditori e così via. Mi ha fatto sorridere molto quando qualcuno su Twitter ha gridato scandalizzato al “racial profiling”. In realtà chiunque sappia qualcosa di come si fa marketing negli Stati Uniti sa bene che è consuetudine fare distinzioni di questo tipo: è la segmentazione del mercato à la americana. Nel caso di Clinton ha avuto la meglio Tim Kaine perché l’ex Segretario di Stato aveva bisogno di conquistare i voti degli uomini caucasici – strizzando al contempo l’occhio anche alla comunità latina visto che il senatore parla un ottimo spagnolo.
Mai sottovalutare l’importanza di un tweet
Ci è voluto un esercito di undici persone per scrivere un tweet dedicato alla comunità portoricana. Un’esagerazione? Mica tanto se si pensa che un tweet di Hillary Clinton viene letto da decide di milioni di persone e che naturalmente un tweet è per sempre. Gli screenshot esistono per questo! Trump, ad esempio, ha twittato che i cambiamenti climatici non sono altro che una bufala inventata dai cinesi per rendere il settore manifatturiero americano non competitivo. Quel tweet è stato cancellato eppure lo si può ancora trovare online.
Tieniti pronto a cambiare direzione
Il mercato può essere imprevedibile e talvolta quando si elabora un piano di marketing non tutti gli elementi sorpresa possono essere presi in considerazione. Occorre quindi essere pronti a cambiare direzione come è accaduto per le email – da una strategia di distrazione a quella delle scuse – o ancora re-branding ad esempio dal definirsi “moderata” a “progressista che ottiene risultati”.
Fidati del tuo team
Hillary Clinton è circondata da persone il cui lavoro è farla eleggere Presidente degli Stati Uniti. Se lei vince, vincono anche loro e se avesse dimostrato meno reticenza nel seguire i loro consigli, la corsa per la Casa Bianca sarebbe stata un po’ più rilassata.