Sempre più spesso ci sentiamo rivolgere la domanda: «ma tu, dove ti informi?». E sempre più sovente la risposta è: «su Internet». Come se Internet fosse un oracolo, come se bastasse digitare due o tre parole chiave su una tastiera qwerty per avere la certezza che ciò che si sta leggendo sia reale, provato… insomma, una vera notizia, una vera informazione.
Secondo l’indagine dell’Asig (Associazione stampatori italiani giornali), la diffusione dei quotidiani è calata del 17% nel 2015 rispetto all’anno precedente, passando da 3,4 a 2,8 milioni di copie giornaliere. Inoltre l’aumento di 100 mila copie digitali non compensa la perdita quantitativa delle 800 mila giornaliere cartacee.
Perciò la percezione vorrebbe lettori che abbandonano i quotidiani (di carta e non), pensando di poter trovare la stessa qualità in altre forme, in altri modi. Tweets, post su Facebook, momenti degli snapchatter, articoli gratuiti, blog vari ed eventuali. Ma è davvero così?
Per completare il quadro, però, ci sono da riportare i dati dell’Eurobarometro che evidenziano come la fiducia dei cittadini nei confronti dell’informazione via radio, TV e stampa sia nettamente superiore a quella rivolta all’informazione derivante dai social network.
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Dall’ormai celebre caso di Sohaib Athar (consulente IT di Abbotabad, Pakistan) e del suo live tweeting sul raid che ha portato alla morte di Osama Bin Laden, siamo passati al primo Safety Check di Facebook negli Stati Uniti, a proposito della strage del club Pulse di Orlando del 12 giugno scorso, dove cittadini americani, e non, sono venuti a conoscenza dell’orribile notizia attraverso un mondo sempre più connesso in cui siamo immersi.
Il Washington Post, attraverso un sondaggio, ha voluto proporre ai propri lettori un articolo che ruota intorno al fatto che non siamo più noi a cercare le notizie, ma sono le notizie che trovano noi.
Bombardati da notifiche push sul nostro smartphone, è praticamente impossibile perderci una notizia. Ma ce la troviamo davanti di colpo, senza intermediazioni, senza una figura, o più di una, che ci consenta di interpretare al meglio la realtà, in modo completo e sopra le parti, attraverso filtri di semplificazione sapiente e non banale.
Orlando: raggiunti dalla notizia
Era domenica mattina negli Stati Uniti, e i cittadini americani, quelli della Florida in particolare, sono stati svegliati da una miriade di notifiche sul proprio smartphone, a proposito della strage di Orlando.
Secondo il sondaggio del Washington Post, i network più consultati per informarsi dei fatti sono stati la CNN, il New York Times, la Associated Press, il Wall Street Journal e il Washington Post stesso, che attraverso app sviluppate con logiche di engagement funzionali, hanno avvertito i propri lettori con notifiche push mirate, e quasi in tempo reale.
Altri, invece, sono venuti a conoscenza del terribile fatto attraverso uno strumento di Facebook, il Safety Check, attivato per la prima volta negli Stati Uniti nella zona di Orlando. Ad esempio, Dave Adams, un lettore di Chicago, è stato avvertito che alcuni suoi amici di Orlando stavano bene e si trovavano al sicuro. Sì, ma riguardo a cosa? Dave, così, ha subito contattato uno degli amici per saperne di più.
Nemmeno i social network che puntano più sull’immagine e sul visual, invasi da paradisi di frullati, costumi da bagno, fiori e filtri, sono rimasti immuni dal diventare fonte di notizie. Più di 715 mila utenti Instagram hanno postato foto utilizzando come hashtag #PrayforOrlando, e gli utenti di Snapchat hanno condiviso storie con aggiornamenti in diretta dalla città della Florida.
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Ad esempio la lettrice Liana Miller, che vive a Minneapolis, ha confessato di essersi sentita un po’ in imbarazzo nell’aver appreso la notizia da un post di Khloe Kardashian su Instagram. Per Liana, Instagram è la prima applicazione che apre la mattina, ed ecco che lì, allo stesso modo, è la notizia che per prima trova l’utente.
Anche chi decide di passare almeno la domenica a debita distanza da dispositivi tecnologici, quindi “al sicuro” da notifiche push di ogni sorta, è stato raggiunto dalla notizia in modi un po’ inaspettati. Così come è successo a Kristen Jones Campbell, che mentre si dirigeva con la sua auto per una giornata di relax a San Mateo, nella baia di San Francisco, la notizia della carneficina del Pulse l’ha raggiunto attraverso un cartello in autostrada che mostra in diretta i tweet dell’account della città di San Francisco.
E il cartello diceva: “SF sending love to Orlando”, con una bandiera arcobaleno sullo sfondo.