A partire dalla seconda metà degli anni 2000 il mercato della pubblicità online ha avuto una crescita esponenziale, dovuta soprattutto a due fattori:
- il primo è legato al miglioramento dell'infrastruttura di rete che ha permesso una maggiore fluidità dei contenuti;
- la seconda (non meno importante) consiste nella diffusione di dispositivi che permettono una navigazione in mobilità su tablet e su smartphone.
Tutti gli utenti del web, compreso te, hanno perso tempo a visualizzare annunci pubblicitari prima del contenuto desiderato: solamente con l'avvento di AdBlock questo fenomeno è andato in calando. L'estensione gratuita applicabile sul proprio browser ha portato un'esperienza di navigazione migliore per l'utente finale che ora è libero (o quasi) di non visualizzare la pubblicità durante la navigazione.
Con il passaparola questo software è diventato talmente popolare che la pubblicità online ha avuto un calo e soprattutto per siti d'informazione, quali ad esempio quelli delle maggiori testate giornalistiche, si è registrato un calo d'introito economico legato alla pubblicità. Per i venditori di pubblicità online, il fascino di tali tecnologie è chiaro dato che secondo le stime Ovum, gli editori nel 2015 hanno perso 24 miliardi di dollari di fatturato a livello globale a causa di AdBlock.
Preoccupati da questo fenomeno, alcune società come PageFair, Adrmiral, Secret Media stanno studiando un "anti-adblock" che tramite differenti approcci permetta di aggirare il sistema che blocca la pubblicità. Dan Rua, CEO della start up Admiral ha proposto due possibili soluzioni:
- la prima è quella che capta il software e rielabora il contenuto caricando una nuova pagina per l'utente che ha il blocco della pubblicità;
- la seconda è quella di invitare l'utente a disattivare il blocco per offrirgli una parte di contenuto a pagamento senza pubblicità e una parte di contenuto gratuita con la pubblicità.
Di fronte al continuo blocco della pubblicità diventa facile chiedersi quale sarà il futuro business legato alle inserzioni: senza pubblicità com'è possibile offrire un servizio gratuitamente? La seconda domanda da porsi riguarda l'invasività della pubblicità: gli utenti sono disposti a sopportare una piccola visualizzazione pubblicitaria pur di avere un contenuto gratuito? E se lo sono, in che misura?