BuzzFeed rinuncia a un contratto pubblicitario, del valore di ben 1,3 milioni di dollari, perché non accetta i toni e le idee dell'inserzionista: Donald Trump.
In una e-mail inviata ai dipendenti, il fondatore Jonah Peretti ha spiegato che il sito non accetterà denaro dal Comitato Nazionale Repubblicano per ospitare advertising elettorale pro Trump nei suoi articoli, a causa dei commenti offensivi del candidato presidenziale verso le donne, i musulmani e gli immigrati.
BuzzFeed ha fatto spesso storcere il naso per decisioni fuori dagli schemi ed apparentemente irrazionali; ma tali scelte sono volte al rifiuto, con forza e determinazione, di promuovere contenuti dalla dubbia moralità.
Come è ovvio, un contratto da 1, 3 milioni non è un'offerta da poco e Mr. Peretti è consapevole di tale perdita.
Ma, a quanto pare, tutto questo denaro non è bastato a convincere BuzzFeed, che risponde No! Thank you! alle idee di Trump e dei suoi sostenitori:
Vorrebbero vietare ai musulmani di viaggiare negli Stati Uniti, hanno minacciato di limitare la libertà di stampa e hanno fatto dichiarazioni offensive verso le donne, immigrati, discendenti di immigrati e cittadini stranieri. Per questo motivo abbiamo cessato l'accordo con i repubblicani. BuzzFeed, gruppo internazionale con assunti di diverse nazionalità e religioni, non è compatibile con i proclami di Trump: la sua campagna è in diretta opposizione con la libertà dei nostri dipendenti negli Stati Uniti e nel mondo e, in alcuni casi, come nella proposta di fermare i viaggi dei musulmani, renderebbe impossibile il loro lavoro... Non ci piace certo perdere fatturato che finanzia il nostro lavoro, tuttavia, in alcuni casi vanno fatte delle eccezioni: non accettiamo sponsorizzazioni dai colossi del tabacco perché le sigarette sono pericolose per la nostra salute. Non accettiamo la pubblicità di Trump per lo stesso motivo.
Ma BuzzFeed non è l'unico a rifiutare le idee di Trump, tre canali tv (Nbc, Espn e Univision) hanno cancellato gli accordi presi per seguire spettacoli o iniziative sportive legate al personaggio politico.
Ed è di pochissimi giorni fa la decisione del PGA (Professional Golf Tour) che ha annunciato d'aver trasferito il World Golf Championship dai campi di Miami, di proprietà di Trump, ad un complesso in Messico. Gli organizzatori sostengono che non c'è una protesta in atto contro il candidato dietro questa clamorosa scelta, ma ammettono di non essere riusciti a trovare abbastanza sponsor per finanziare l'evento, e di averli invece trovati proprio in Messico.
In altre parole, aziende che prima erano contente di sponsorizzare iniziative legate al Partito Repubblicano, ora si tirano indietro.
Se il Ceo di una grande azienda si presentasse al lavoro e dicesse le cose che ha detto Trump, sarebbe licenziato in tronco ed è giusto che le aziende non abbiano contatti stretti con una persona che vuole vendere odio all’America. Rashad Robinson - Executive Director di ColorOfChange