Da lunedì sera uno degli argomenti di cui più si discute, in rete come nei bar, è la vittoria in Premier League del Leicester guidato dal tecnico italiano Claudio Ranieri.
Che si sia appassionati di calcio oppure semplici sportivi, la storia della cenerentola che riesce a prevalere sui colossi multimilionari è salutata ovunque come un messaggio di speranza e di sport senza uguali.
Ma al di là degli aspetti umani e dei meravigliosi risvolti che la vittoria dei Foxes avrà nei mesi e negli anni avvenire, ci sono alcuni aspetti di questa cavalcata avvincente dai quali tutti dovrebbero trarre insegnamento.
Perché quello messo assieme dall'ex tecnico di Juventus e Roma non è un semplice capolavoro sportivo, ma l'applicazione tenace di un modello di gestione d'impresa sul quale tutti dovrebbero riflettere.
Abbiamo quindi deciso di proporvi quali sono, nella nostra visione del management moderno, le 5 lezioni che Vardy e compagni ci hanno trasmesso con la vittoria nel campionato inglese.
#1 La differenza tra essere un Capo ed essere un Leader
Molto del merito delle prestazioni dell'undici del Leicester viene attribuito alla capacità del suo team manager Ranieri. Tecnico italiano, sessantaquattro anni di cui quaranta nel mondo del pallone, un allenatore che nella sua carriera sino a quel momento aveva inanellato molti secondi posti e che veniva da un'esperienza negativa alla guida della nazionale greca.
Nel corso del campionato ha mostrato una visione della leadership molto diversa da quella che, erroneamente, viene intesa come l'esercizio autoritario del comando.
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Coach Ranieri ha più volte agito più da "padre di famiglia" che da manager, optando per il coinvolgimento dei giocatori nei processi decisionali, ponendo l'accento sull'importanza dei suoi ragazzi e relegando, nel rapporto coi media, se stesso ad un ruolo da comprimario più che da prim'attore.
Questa qualità, che potremmo definire semplicemente legata al suo carattere mite, in realtà è un esercizio corretto per chi è chiamato a gestire un team di più persone. La "servant-leadership" è una filosofia che sta rapidamente facendosi strada nei modelli di business e che prevede il capo come un soggetto perfettamente immerso nella realtà lavorativa in cui opera.
Anche da un punto di vista di gestione degli spazi, molto spesso gli uffici delle grandi aziende prevedono che il manager non abbia una stanza tutta sua, isolato dal suo team ma che abbia un angolo a lui riservato al centro di un open space.
Si tratta di un escamotage attraverso il quale si ha maggiore controllo sui propri sottoposti da un lato, e dall'altro si comunica la totale partecipazione al progetto, la disponibilità del leader di essere sempre a disposizione per facilitare il compito di ciascuno.
#2 L'importanza del gruppo, anche per premiare il singolo
Il calcio, come molte discipline di squadra, è uno sport che molto spesso viene usato per descrivere l'importanza del concetto del fare gruppo.
La squadra di Ranieri in questa stagione ha saputo ottenere risultati insperati grazie ad una totale coesione dei propri giocatori. Presi uno per uno, nessuno dei tesserati del Leicester poteva essere definito come un top player eppure, proprio grazie alla visione di insieme ed alla caparbietà nel raggiungere un obiettivo comune, una formazione che avrebbe dovuto concorrere ad una salvezza risicata è riuscita addirittura a primeggiare in campionato.
Altra considerazione su quello che molto spesso viene indicato come un effetto collaterale del teamworking, ovvero l'annullamento del singolo.
L'abnegazione degli uomini del Leicester non ha affatto vanificato le qualità dei singoli ma, di fatto, le ha esaltate come mai prima.
Jamie Vardy ad esempio, l'attaccante ex operaio, nel precedente campionato aveva messo a segno solo 5 gol ed era andato in doppia cifra solo nelle categorie minori. Le sue prestazioni di quest'anno invece gli hanno garantito un bottino di 22 reti ed una convocazione in nazionale.
In altre parole la sua dedizione alla causa (la totale identificazione col suo team) non ne ha confinato il talento ma anzi lo ha esaltato.
Una lezione che molti dovrebbero interiorizzare sul luogo di lavoro, quando si ha la preoccupazione che le proprie competenze rischiano di essere messe in secondo piano.
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#3 Analizzare se stessi, il contesto in cui si lavora ed i competitor
Calcio & big data. Sempre più spesso gli allenatori moderni fanno ricorso ad analisi statistiche approfondite per delineare le proprie tattiche di gioco, profilare i propri giocatori e gli avversari in base alle loro caratteristiche tecniche, usare software avanzati che propongano previsioni di flussi di gioco etc.etc.
Il Leicester ha fatto uso massiccio della tecnologia, utilizzando persino i droni in allenamento per offrire nuovi visioni di gioco.
Questo significa che ogni azienda deve destinare del tempo nell'analizzare con cura lo scenario in cui opera, comprendere punti di forza e di debolezza dei suoi competitor ed avere un'immagine chiara e dinamica di tutte le competenze possedute dai suoi dipendenti e di quelle di cui avrà bisogno per crescere.
#4 Vivere il fallimento come parte del percorso che porta al successo
Troppo spesso il concetto di fallimento viene visto e vissuto come un'onta, un motivo di vergogna e di disapprovazione.
Ranieri è stato più volte esonerato in carriera, molti dei suoi giocatori sono stati tagliati fuori da società più blasonate eppure nulla di tutto questo ha impedito loro di costruire un percorso vincente, anzi.
Nelle interviste che stanno rilasciando in questi giorni tutti descrivono i fallimenti vissuti come parte del proprio bagaglio personale, come un qualcosa di utile dal quale hanno potuto attingere nei momenti di difficoltà.
Bisogna quindi ricordarsi che per arrivare al successo si può ed anzi si dovrebbe passare per il fallimento, perché proprio dagli errori si capisce come fare una cosa in maniera giusta. Nell'ambiente delle startup americane molto spesso viene usata l'espressione fail fast succeed faster proprio per indicare la capacità di elaborare e sfruttare un intoppo nel lanciare un'attività.
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Lo stesso Thomas Alva Edison, uno che in vita di obiettivi ne ha raggiunti, parlando dell'invenzione della lampadina, in relazione a tutti i tentativi necessari per arrivare a quella scoperta disse:
Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecento-novantanove modi su come non va fatta una lampadina.
#5 La ricerca e l'esaltazione del talento, anche quello più nascosto
Ultima lezione che Ranieri ed il suo Leicester di hanno dato con la loro cavalcata in Premier League: la gestione del talento e la capacità di saperlo riconoscere e rivalutare (a poco prezzo).
La squadra di Sir Claudio è formata da una serie di perfetti sconosciuti per molti dei non-addetti ai lavori. Inoltre, come abbiamo già sottolineato, molti membri della rosa avevano avuto poche esperienze di calcio di alto livello.
La capacità dell'allenatore romano (e del suo staff) è stata quella di tirar fuori da ogni singolo il massimo del proprio potenziale, soprattutto quello inespresso, spostando di volta in volta l'asticella, alzando il livello delle sfide lì dove neanche gli stessi giocatori sapevano di poter arrivare.
Il tutto con un budget di gran lunga inferiore rispetto a rivali più blasonati.
Questo aspetto è tra i più importanti per chi fa business: bisogna sempre avere la capacità di motivare i propri colleghi, fare in modo che si sentano pienamente coinvolti in un progetto affinché diano il meglio di loro stessi.
Anche e soprattutto quando non sono consci di avere competenze in grado di farli eccellere. Infine bisogna essere in grado di trovare il talento lì dove nessuno sino a quel momento è andato a cercarlo. È molto più redditizio fare recruiting puntando sulla ricerca accurata del profilo lavorativo che ci interessa piuttosto che affidarsi a soggetti noti ma molto dispendiosi in termini di budget.
Queste sono per noi ninja le 5 piccole grandi lezioni che i Foxes ci hanno voluto dare attraverso la loro impresa sportiva, e tu cosa ritieni d'avere imparato?