Un grande comunicatore, oltre che una mente imprenditoriale veramente rivoluzionaria, Skinner Layne è founder di diverse startup, stratega politico, consulente e fondatore di Exosphere, una community di apprendimento e di problem-solving che incoraggia le persone a plasmare il mondo in cui vivono attraverso esperienze di apprendimento incentrate sulle nuove competenze e sulle tecnologie.
In occasione del workshop che si terrà a Milano il prossimo 21 maggio, Skinner Layne discuterà con i partecipanti di tematiche estremamente attuali come lo stato dell'arte e le tendenze delle tecnologie emergenti e delle startup più in generale, fino all'essenza di cosa significhi essere un imprenditore ed avere confidenza in se stessi.
Abbiamo avuto l'occasione di rivolgere qualche domanda a Skinner, per capire davvero in che modo un imprenditore possa migliorare se stesso, il proprio lavoro e la propria vita.
Quest'intervista è stata realizzata in collaborazione con Federico Gambina, vice-editor della sezione Business di Ninja Marketing.
Secondo la tua filosofia chiunque può diventare ciò che vuole. Quali sono, secondo te, i fattori che possono farci raggiungere i nostri scopi?
La chiave è avere la consapevolezza della necessità di esaminare criticamente se stessi, di fare letteralmente a pezzi la parte del tuo carattere e della tua personalità che ti spinge sempre indietro ed invece cercare di forgiare te stesso in una persona migliore, che finalmente inizia a risolvere i veri problemi della vita, sia i tuoi personali che quelli degli altri.
Così, con il tempo, questo processo ti darà la forza di diventare ciò che vuoi veramente essere.
Exosphere rappresenta un nuovo ecosistema formato da gente curiosa che vuole imparare a convivere con i continui cambiamenti, affrontandoli al meglio. Quando e come nasce l’idea di Exobase?
Exosphere è nata da un mio profondo periodo di frustrazione e solitudine. Ho visto gli enormi costi psicologici del tentare di perseguire una vita come imprenditore, innovatore e filosofo.
Si è da soli e ho visto che la solitudine di questo viaggio è la ragione del perché molti scelgono di non farlo.
Per questo ho voluto creare un luogo dove chi vuole percorrere questa "strada meno battuta" non lo faccia da solo.
Il workshop, tra i vari punti, affronterà la fine del lavoro tradizionale, il quale farà posto alla Creative Economy. Potresti spiegarci meglio di cosa si tratta?
L'essere umano è stato fondamentalmente un cacciatore per circa 290.000 anni, quindi si è organizzato attorno all'agricoltura per circa 10.000 anni e solo negli ultimi 250 anni, con l'avvento dell'industrializzazione, abbiamo avuto l'urbanizzazione e la creazione di quello che pensiamo sia il "lavoro" in un'organizzazione prettamente gerarchica.
Questo tipo di organizzazione ha creato la necessità di una struttura gerarchico-militare con una prevedibile infrastruttura di costi e ricavi. Per un brevissimo periodo di tempo questo modello ha dominato la produzione.
Tuttavia, dopo soli 250 anni è già in via di disfacimento, in gran parte a causa dell'automazione provocata dalla produzione di massa che non necessita più di una grande forza umana.
L'Economia Creativa, che secondo noi rappresenta la fase successiva all'economia industriale, è relativa all'individuo e ai piccoli gruppi che identificano nuove vie per creare valore per gli altri individui o organizzazioni.
Anche se molto più imprevedibile contiene la possibilità di una vita e un lavoro molto più interessante, importante e gratificante.
Che differenza c'è tra New Economy e Creative Economy?
La New Economy è una frase utilizzata durante la bolla dell'internet nei primi anni duemila che vide i fondamenti e le regole dell'economia praticamente buttati via. Questo modo di pensare portò a crisi su crisi fondamentalmente perché molti attori economici ritennero di non aver più bisogno delle regole base della contabilità.
Noi pensiamo che l'Economia Creativa invece è il vero successore dell'industrialismo, e non è ne un apocalisse ne un'utopia.
È semplicemente un'evoluzione, a basso costo, del modo d'interagire tra loro e di scambiare energia degli esseri umani.
In un post sul "Virus del fallimento", hai spiegato come si possa fallire senza essere dei perdenti. Cosa dovrebbe davvero imparare un imprenditore da un proprio fallimento?
Il fallimento è una lezione su che cosa non fare.
L'approccio "via negativa" aiuta a rafforzare l'imprenditore da fallimento a fallimento, fino a quando, eventualmente, non è in grado di superare il traguardo e avere successo.
Nessuno dovrebbe ricercare il fallimento, ma se viene, si dovrebbe essere capaci di abbracciarlo come fosse un gradito maestro.