A pochi giorni dalla rielezione di Roberto Liscia, Ninja Marketing intervista il presidente di Netcomm. Oltre alla rielezione sono entrati a far parte del Consiglio del Consorzio del Commercio Elettronico Italiano quattro nuovi membri: Angelo Ghigliano, Country Director Italy Odigeo/eDreams, Andreas Schmeidler, Country Manager Italia di vente-privee, Eugenio Trombetta Panigadi, Amministratore Delegato di Ibs.it, e Valentina Visconti, Country Manager Privalia Italia.
Quali sono i programmi del consorzio Netcomm per facilitare la digitalizzazione delle PMI italiane?
Quello che faremo non sarà altro che rafforzare le linee di servizi e attività che abbiamo già in essere e che provo a sintetizzare in sette punti.
Il primo è lavorare sui temi della conoscenza, diffonderla, attraverso gli eventi che stiamo rafforzando come attività poiché rappresentano un modo per trasferire conoscenza e best practice. I nostri eventi sono sullo sviluppo tecnologico, sui temi del marketing digitale e sul tema della regulation. All’interno di quest’area si pone l’eCommerce Forum, che quest’anno, per la prima volta in 10 anni, sarà articolato in 2 giornate in cui prevediamo 5000 presenze e più di 60 workshop. Una dimensione che colloca l'evento al secondo posto in Europa per il settore eCommerce.
La seconda linea di attività riguarda la formazione. Con il gruppo Intesa stiamo sviluppando un programma di formazione per 2000 aziende italiane: un mini-master di 3 giornate in cui da un lato saranno trasmessi elementi informativi per sensibilizzare alla digital transformation e dall’altro verranno forniti strumenti di assessment digitale per aiutare l’impresa a decidere cosa fare per affrontare strategicamente la competitività digitale dei prossimi anni.
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La terza linea di attività che stiamo sviluppando, in maniera sempre più costante, riguarda la trustability: perché i clienti devono essere accompagnati da un percorso di trustability nel processo d'acquisto. Per fare ciò abbiamo sviluppato il Trustmark, sigillo di Netcomm con il quale, attraverso una verifica di 90 parametri, certifichiamo che i siti siano sicuri e affidabili. Questo sigillo è adottato in Italia da 200 merchant e fa parte di una rete europea di 18 paesi (in ogni paese c’è un sigillo uguale al nostro). La rete è formata da circa 20,000 imprese alle quale abbiamo associato un sigillo europeo denominato eCommerce Europe Trustmark, che permette alle imprese italiane che hanno già il nostro sigillo italiano di associare anche quello europeo per vendere all’estero. Al sigillo è associata l' Alternative Dispute Resolution: siamo uno dei 10 enti che può gestire i contenziosi tra i consumatori (19 associazioni fanno parte dell’accordo) e i merchant.
Quarto livello di attività riguarda le ricerche e gli osservatori, perché la conoscenza passa da loro. Con il Polimi abbiamo consolidato da 10 anni la ricerca dell’osservatorio sull’eCommerce. Abbiamo poi una ricerca mensile sul Net Retail e sull’indice dell’eCommerce con Fusina (Human Highway), e poi una ricerca europea su ciò che succede in tutta Europa.
Quinta linea sono le attività di workshop interni regolamentari. Abbiamo 3 gruppi di lavoro: uno sui pagamenti, uno sulla logistica e uno sulla regulation che lavorano per definire ruoli e modelli che si adattino alla rivoluzione digitale e per intraprendere attività di lobbying. A livello europeo sono diversi i temi di cui ci occupiamo: nuova regolamentazione sulla privacy, PSD2, revisione della direttiva sull’eCommerce e sulla fiscalità dei prodotti fisici venduti online.
Altra attività da noi intrapresa, tramite Netcomm Services, è aiutare le imprese nella loro digital transformation. Un’attività di supporto tra consulenza e servizio per aiutare le imprese a ragionare e sviluppare modelli che siano innovativi e coerenti con i tempi. Con l’ingresso dei nuovi consiglieri l’idea non è soltanto di far crescere il Consiglio in funzione della crescita del consorzio ma avere una più alta rappresentatività dei settori che vogliamo in qualche misura aiutare a crescere in maniera verticale. Siamo infatti in una fase in cui l’eCommerce è cresciuto prevalentemente sulle dot com ma che sta diventando interessante anche per produttori e distributori tradizionali.
Ultima linea è relativa all’export: siamo appena tornati da una missione in Cina insieme ad Alibaba e l’obiettivo è di aiutare le imprese italiane del made in italy a crescere all’estero, soprattutto nei paesi dell’estremo oriente. Sviluppo, supporto, educazione, formazione per le imprese al fine di aiutarle a definire la propria strategia e definire accordi commerciali e di partnership con operatori locali che li aiutino in tutte le fasi, dal marketing alla logistica.
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Qual è il rapporto tra eCommerce e Made in Italy?
Il rapporto è saldo principalmente in alcuni settori (food, fashion, arredamento e design) ma oggi tutti gli operatori della produzione e della distribuzione hanno nel cassetto un progetto sia per il mercato digitale italiano che per quello internazionale. Se prima c’era la paura di cannibalizzare parte della distribuzione tradizionale, oggi direi che si sono rotte tutte le reticenze e tutti stanno lavorando ad una progettazione che li vede impegnati a sviluppare nuove iniziative. Ciò non vuol dire solo lanciare uno shop eCommerce ma definire una strategia digitale più ampia.
Quali sono le storie di successo nel nostro paese?
Ce ne sono di piccole e grandi: ci sono grandi storie come Yoox, fiore all’occhiello. Altre molto significative come Luisaviaroma, società nata da un negozio di Firenze che oggi fattura 100 milioni di euro esportando in più di 20 paesi i suoi prodotti del fashion made in italy. Altre storie stanno diventando importanti come La Perla, e tutti i marchi del fashion che si stanno affacciando in quest’arena competitiva. Non avranno difficoltà ad avere successo sui mercati internazionali.
Lo stato dell'arte in Italia rispetto all’Europa?
La nota negativa è che siamo indietro ma è anche positiva perché abbiamo ancora tutto il futuro davanti a noi. Il settore eCommerce ha un fatturato di 17 miliardi di euro, +20% su 30,000 imprese, ma se pensiamo che la Francia - con un 20% di popolazione in meno - fattura 64 miliardi di euro è evidente che il potenziale per l’Italia è ancora tutto da sviluppare.