Uber, Spotify, Netflix, Airbnb: anche se ormai ci siamo abituati alla definizione di sharing economy, un’intera schiera di aziende può essere descritta meglio attraverso una particolare caratteristica. E cioè: la rimozione di complessità, incertezza e fatica per i clienti.
Make it easy
Le aziende che producono nuovi prodotti sono spesso le più celebrate, ma quelle che rendono ai clienti le cose più facili sono solitamente le stesse che riscuotono più successo. Questo il punto di un recente articolo firmato da Tom Goodwin, Vicepresidente Senior di Innovazione e Strategia per Havas, e pubblicato su Digiday.
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L'era dell'accesso
Già nel 2000 lo studioso statunitense Jeremy Rifkin, con il suo The Age of Access, aveva profetizzato il passaggio da un'economia contrassegnata dal possesso ad una centrata sull'accesso, con la trasformazione di tutti i beni in servizi e la transizione da un sistema di mercato ad uno di rete.
Gli ingredienti fondamentali di questo passaggio sono dei siti web che offrono una navigazione protetta, una grafica piacevole, un impiego elementare e che, nel caso più tipico, sono mobile first. Hanno applicazioni che garantiscono accessi senza interruzioni, tenendo i nostri dati personali al sicuro ma allo stesso tempo disponendone per le loro funzionalità.
Missione: ridurre
L'SVP di Havas si è spinto oltre, estendendo il discorso anche al mondo della réclame:
Mi piacerebbe vedere una generazione di menti brillanti del settore pubblicitario che sappia puntare sulla riduzione piuttosto che sull’addizione di novità. Il che nell’attuale situazione del marketing è difficile da pensare: come industria, la pubblicità deve quasi per natura fare di più. [...] Così, mentre lo scenario mediatico diventa sempre più complesso e frammentato, inventiamo nuove iniziative, chiediamo ai nostri clienti di fare di più: è tutta questione di aggiungere. [...] Urge una svolta radicale.
Nessuno sforzo
L’attuale contesto di consumo è in evoluzione. Abbiamo delegato competenze proprie della nostra mente agli smartphone, non riusciamo a ricordare i numeri di telefono o i compleanni perché la nostra soglia d’attenzione è continuamente bersagliata da messaggi di qualsiasi tipo: per questo avrebbe senso ragionare in termini di riduzione. Soprattutto se è vero, come conclude Goodwin nel suo pezzo, che "la prossima generazione sarà sempre meno disposta a sforzarsi".