“Bene o male, l’importante è che se ne parli”, sembra essere questo il motto di Uber, azienda americana fondata nel 2009, presente anche in Italia da circa un anno, che continua a far parlare di sé.
Fornire noleggio con conducente a prezzi stracciati, attraverso l’utilizzo di una app che permette all’utente di localizzare l’auto più vicina, pagando la corsa con la carta di credito registrata. È questo il modello di business di Uber che, sbarcato dagli USA a Milano, si è subito fatta conoscere dagli utenti della strada, con le giuste campagne e le giuste relazioni.
Prima regola, autopromuoversi
Uber si è fatta conoscere fin da subito come startup concorrenziale a livello di politiche di prezzo e di coinvolgimento dell’utenza, lanciando sul mercato, non solo italiano, campagne di autopromozione che invitassero più utenti possibili ad iscriversi ottenendo in cambio un benefit.
Prima tra tutte la campagna #UberOz: tutti gli utenti erano invitati a condividere Uber con gli amici per ottenere 20 dollari per ogni amico che diventava passeggero delle auto nere. Ma non finiva qui, era possibile invitare fino a 50 amici e 20 dollari venivano regalati anche all’invitato.
Poco tempo fa è stata lanciata anche Uber Drive, la app di gioco per autocandidarsi come autisti della compagnia divertendosi ad essere Uber drivers virtuali. Il gioco consiste nel simulare la realtà di una corsa, in cui la bravura dell’autista sta nello scegliere il percorso migliore per portare il cliente a destinazione, ottenendo punti e compensi.
Uber fa gioco di squadra
Sebbene sia da appena un anno in Italia, diverse sono le partnership che la startup più discussa degli ultimi mesi è riuscita a stringere, anche per rendere riconoscibile la propria immagine.
La prima collaborazione è stata quella con uno dei colossi dell’informatica: Microsoft ha intercettato Uber per un accordo che rendesse possibile la sincronizzazione del calendario di Outlook con UberPOP, per permettere anche ai clienti più impegnati di organizzare la propria agenda, trasporti compresi.
Uber e Jobyourlife si schierano invece per promuovere il mondo del lavoro. La partnership prevede che ad ogni candidato convocato per il primo colloquio di lavoro venga regalato un buono da 20 euro da utilizzare con Uber, per raggiungere in tranquillità il posto di lavoro. Due i requisiti richiesti: che il colloquio sia stato trovato grazie all’intermediazione di Jobyourlife e che questo si trovi in una delle città italiane in cui è attivo il servizio UberPOP.
Ultima, ma incredibilmente attuale è anche la partnership con Expo. In questo caso Uber promuove alcune strutture turistiche, dagli hotel alla vita notturna, che in cambio regalano al cliente uno sconto da spendere in corse con Uber. Come localizzare queste attività? Naturalmente accedendo al sito web creato ad hoc per l’iniziativa, Uber For Expo.
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La campagna #iostoconuber
26 maggio 2015, i tassisti milanesi vedono accolta la loro richiesta di inibizione del servizio UberPoP. 15 giorni per adeguarsi o scatteranno multe salate per l’azienda.
Il motivo oggetto della sentenza: Uber è considerato un servizio in concorrenza sleale che va ad intaccare un servizio regolamentato come quello del trasporto mezzo taxi.
Ma non tutti la pensano così e il Codacons annuncia un grave danno per i consumatori e i clienti stessi, sostenendo la campagna lanciata da Uber, #iostoconuber.
L’iniziativa ha un grande impatto sui social e intende portare il consumatore a firmare una petizione online in cui chiedere al sindaco di Milano lo sblocco del servizio. Le firme raccolte finora sono 6200, ma in continua crescita.
La risposta dei tassisti non è mancata: la proposta è quella di introdurre il Bitcoin come forma di pagamento innovativa delle corse utilizzando BitTaxi.
Dopo aver creato un certo clamore intorno al proprio servizio ed aver costruito, anche attraverso partnership importanti e strategiche, un consistente livello di affezione degli utenti, Uber non è disposta a sparire tanto facilmente e anche la vicenda legale riserverà certamente nuovi capitoli.