Il compito principale dell'innovazione è quello di semplificare la vita di tutti i giorni e questo è ancora più vero se si pensa alle applicazioni della domotica.
Immagina di poterti connettere ovunque ti trovi ai dispositivi della tua casa e gestire a distanza le normali operazioni domestiche. Roba da Bill Gates? Non più grazie alle tecnologie svillupate da imprenditori attenti alle esigenze reali della gente, come Andrea Reginato, giovane innovatore che con il suo sogno trasformato in realtà quest'anno è stato l'unico startupper italiano a partecipare a The Next Web ad Amsterdam con la sua azienda di domotica.
Lelylan ha tre obiettivi: connettere la casa con il web, permettere a tutti i dispositivi presenti nell'abitazione di collaborare tra loro, permettere a terze parti di creare dei servizi domotici basati su Lelylan. Nella visione più semplice, ogni dispositivo della casa è associato a un URL: attraverso questo URL è possibile monitorarlo e controllarlo.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Andrea per capire a che punto è l'innovazione nell'ambito della domotica e per scoprire se presto tutti potremo avere una casa tecnologica con cui interagire in modo semplice attraverso i più comuni dispositivi mobili.
Da anni si parla di domotica, ma l'idea di una casa sempre connessa e gestibile a distanza sembra ancora troppo lontana, i costi sono davvero così inaccessibili?
La domotica esiste dalla bellezza di 25 anni, ed il fatto che non si sia ancora diffusa all’interno delle nostre case è sintomo che qualcosa non ha funzionato, e non sta funzionando. Il prezzo è una delle componenti che più risalta all’occhio dell’utente finale, ma non la principale. I costi degli oggetti che funzionano, prima o poi si abbassano. Inoltre anche grandi players che fanno del basso costo il loro cavallo di battaglia come IKEA, stanno per arrivare.
Quello che manca è una soluzione semplice e funzionale.
Immaginiamo il futuro. Vado nel negozio sotto casa, compro una luce, l’aggancio alla rete internet e boom! Diventa parte della mia casa connessa. Semplicità di installazione.
Poi ho un’unica app che mi permette l’accesso a tutti i dispositivi di casa, o perché no, senza dover nemmeno usare il telefono, la casa che diventa realmente intelligente, inizia ad imparare dalle mie abitudini, e mi sgrava di alcune operazioni quotidiane, come quelle di fare il caffè al mattino.
Semplicità e servizi che portino dei reali vantaggi, ecco quello che manca alla domotica, o al più blasonato Internet delle Cose.
Il passato è stato diverso. Per anni le aziende che lavoravano nel settore hanno offerto soluzioni chiuse, con pochi servizi, a prezzi non proprio accessibili e in cui era necessario un installatore. Una volta installato il tutto dovevi imparare ad usare e gestire un sistema che non risaltava per semplicità. E chicca delle chicche, se volevi cambiare marchio, o avevi dispositivi di fornitori diversi, con ogni probabilità non potevano comunicare. Tutto questo, a causa degli interessi economici, per mantenere la propria nicchia di mercato, a discapito del risultato finale.
Oggi le cose stanno mutando. Si può comprare un singolo oggetto, lo si può installare con semplicità, non servono installatori, ci sono app specifiche molto ben fatte ed i costi, un passo alla volta si stanno abbassando.
Sicuro, ci sono ancora problemi irrisolti, come la mancanza di uno standard comune, il capire come le startup che si stanno lanciando nel settore riusciranno a monetizzare, ma un grande potenziale è qui, pronto ad esplodere.
Smartphone e banda larga, quale accelerazione hanno permesso realmente per l'Internet of Things?
Sicuramente sono stati uno dei game changer. Avere un dispositivo connesso ad internet ovunque ci si trovi, è una di quelle basi senza le quali avere una casa domotica avrebbe meno senso.
Basti pensare alle notifiche che possiamo ricevere quando un sensore di gas rileva qualche valore anomalo, o alla possibilità di dare l’accesso con delle chiavi virtuali alla nostra casa all’amico che stranamente è arrivato in anticipo. Senza un'app, senza la connettività, questo e molto altro sarebbe impossibile, e l’immaginario delle idee che si possono realizzare diminuirebbe drasticamente.
Le applicazioni relative alla domotica sono potenzialmente infinite, ci spieghi in che modo gestisci la tua casa?
Posso spiegarvi come immagino la mia casa tra qualche anno. Immagino una casa immersa nella natura, in cui tecnologia e benessere possano convivere. Al mattino non ci sarà una sveglia. La casa si accorgerà del fatto che ho riposato abbastanza e che è il momento di alzarsi. Questo non prima di aver fatto un controllo sul traffico mattutino, facendogli decidere che posso riposare 10 minuti in più del previsto. Aprirà le finestre lentamente simulando un'alba, preparerà il caffè, riscalderà il salotto (e non altri ambienti che non userò).
Mentre faccio colazione la casa mi proporrà una playlist con canzoni dei Sigur Ros e Russian Red, le news legate agli ultimi articoli di cui mi sono interessato e gli appuntamenti di oggi, tra cui i tempi e le indicazioni stradali per raggiungere Ema, quel folle che non smette di parlare di un ecovillaggio domotico di fronte al mare.
Al ritorno dal lavoro, che termina sempre tardi, la vasca d’acqua calda inizia a riempirsi mentre sto per tornare a casa. Un paio di amici sono già arrivati e sono entrati senza che ci fosse la necessità di dar loro le chiavi. È bastato un invito al loro smartphone per abilitarli. La cucina mi avvisa che le birre sono quasi finite, e le aggiungerà alla lista della spesa, assieme alle cipolle. La casa, si accorge del mood della serata, ed aggiusta lo stile musicale, cambia il colore delle luci ed apre la finestra nel momento in cui Riccardo inizia a fumare. Una volta che i ragazzi se ne sono andati porte e finestre si chiudono. La casa mi chiede se c’è dell’altro da fare, e setta il lavaggio dei piatti e della biancheria nel pieno della notte, quando l’energia costerà la metà.
La fine della giornata è arrivata ed il letto è lì. Sarà più fresco nella mia metà, mentre la metà della mia ragazza sarà riscaldato. Io leggo qualche minuto e poi mi addormento. Quando se ne accorge, la casa spegne le luci rimaste accese, accompagnandoci nella nostra notte.
Lelylan era l'unica startup a rappresentare l'Italia al The Next Web di Amsterdam. Quale idea avete portato in Olanda come portabandiera dell'innovazione made in Italy?
Ad Amsterdam siamo arrivati con Lelylan, un’idea di startup che permette di connettere qualsiasi dispositivo presente nella casa ad Internet: elettrodomestici, luci, videocamere, allarmi, rilevatori di fumo e gas, irrigazione, video sorveglianza, riscaldamento, condizionamento, audio, video e qualsiasi altro oggetto abbia senso connettere.
Con noi abbiamo portato alcuni prototipi di oggetti connessi che si possono controllare e monitorare da mobile, ovunque ci si trovi.
La piattaforma è in open beta da ottobre, quando abbiamo fatto il lancio ufficiale alla Maker Faire di Roma, e da allora abbiamo raggiunto 1600 makers che si danno da fare con la nostra piattaforma creando soluzioni sul mondo dell’illuminazione, della cucina e del giardinaggio.
Andando nel tecnico oggi Lelylan offre una REST API aperta e sicura, integrazione con lo standard MQTT, wrappers linguaggi di vario tipo (e.g iOS, Android, AngularJS, Ruby, Node.js), integrazione con qualsiasi hardware (e.g. Arduino, Raspberry PI, Intel Edison, Electric Imp), HTML5 tag per velocizzare lo sviluppo di web app, una dashboard che funziona su desktop, tablet e mobile, servizi realtime con webhooks e flussi di autorizzazione basati su OAuth 2.0.
Lelylan punta a creare un linguaggio comune per la domotica, una sorta di codice condiviso che permetta un vero sviluppo a livello globale. È più difficile avere un'idea così ambiziosa partendo dall'Italia e non dalla Silicon Valley?
Il web come standard. Ogni device è mappato su di un URL ed attraverso questo URL è possibile far di tutto. Controllare, monitorare, mettere in comunicazione con altri dispositivi.
Non credo sia difficile avere un’idea così, in quanto è l’unione naturale che vedo tra il mondo fisico ed il mondo virtuale. Non sono l’unico, seppure otto anni fa, quando abbozzai il mio primo prototipo, potevo sembrare più folle di quello che potrei risultare oggi.
Forse la follia di oggi sta nel credere restando in Italia un’idea di questo tipo possa portare ad avere grandi fatturati, ma d’altro canto a me piace e comunque, un tentativo va fatto in modo serio.