Da un paio d’anni a questa parte il 24 aprile non è più un giorno qualunque: in memoria dei 1,134 operai morti nel 2013 durante il collasso di una fabbrica a Rana Plaza, Bangladesh, questa giornata è stata trasformata nel Fashion Revolution Day, un'occasione per dare forza al dibattito sociale sulla moda etica e le condizioni di chi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, lavora nella filiera produttiva dell’industria dell’abbigliamento. Perché ne parliamo, noi che scriviamo di YouTube e video? La risposta è il movimento #haulternative.
Un gruppo di vlogger, famose e seguite da migliaia di utenti, ha aderito alla causa del Fashion Revolution Day e al suo motto (che è anche un invito esplicito al consumo critico di moda) "Who made my clothes?" (chi ha fatto i miei vestiti?), realizzando una versione molto particolare di haul video, tecnicamente "bottino", filmati realizzati da giovani ragazze (spesso diventate vere e proprie star di YouTube come Bethany Mota) con l’obiettivo di mostrare al proprio pubblico nuovi acquisti e prodotti.
Quello degli haul video è un format di successo che negli ultimi anni ha garantito abbondanti visualizzazioni nonché introiti a YouTube, creators e brand. Nondimeno, ha contribuito a rendere YouTube uno degli strumenti di conversione più efficaci per quei brand che lo utilizzano per presentare e vendere prodotti. Le vlogger che realizzano questi filmati sono diventate ben presto vere e proprie influencer, specie per il pubblico più giovane e femminile: i Millenial non guardano la tv, non leggono riviste di moda, ma guardano YouTube e usano Instagram. Le testimonial di brand di moda più autorevoli, per loro, sono oggi le ragazze che dalla loro cameretta condividono il bottino dell’ultima gita per negozi.
Il potere delle vlogger sta nel fatto che sono allo stesso livello di chi le segue: sono ragazzine che condividono momenti e racconti personali con un pubblico di coetanee, con le quali hanno molto in comune, ad eccezione della popolarità. Esse diventano una fonte credibile, autorevole e sincera di informazioni. Sono, in tutto e per tutto, uno specchio della società e di una parte delle generazione che rappresentano. La loro influenza, sul pubblico giovane in particolare, è di gran lunga maggiore di quella dei magazinati patinati di moda.
In questo scenario sembra però essersi generato un movimento parallelo, quello appunto dell’ #haulternative, dall’anima critica. Noodlerella, ventenne vlogger inglese dai numeri impressionanti, è una delle facce di questa "rivoluzione". Conosciuta e seguita anche in virtù dei suoi tanti e colorati haul, è diventata una delle pioniere dell’#haulternative quando ha pubblicato un video in cui mostrava gli acquisti effettuati ad un negozio di abiti usati, con l’obiettivo di raccontare un modo diverso, più critico, di fare shopping.
Questo è il suo video, pubblicato oggi, in occasione del Fashion Revolution Day.
C’è poi Cutie Pie Marzia (che molti conoscono anche per essere la fidanzata di PewDiePie): ha milioni di follower (che sono talmente fedeli da essere addirittura identificati da un nomignolo, i "marzipan"), e promuove da sempre il diy e lo swapping. Il suo #haulternative video parla proprio di questo tema.
O ancora, Bip Ling, Verena Erin Polowy aka My Green Closet, e Sienna Somers aka The Savvy Student.
Gli haul video sono l'emblema del modo in cui oggi il pubblico, quello più giovane in particolar modo, fruisce e consuma la moda: velocemente, prediligendo la quantità alla qualità. Quello che queste vlogger stanno dicendo è chiaro: i vestiti economici sono economici solo perché sono stati realizzati usando manodopera a basso costo, in condizioni spesso illegali.
I promotori del Fashion Revolution Day sembrano credere nelle potenzialità di YouTube in favore della loro causa, tanto che hanno invitato tutti a realizzare il proprio haulternative video.
Voi cosa ne pensate? Credete che un movimento su YouTube possa essere abbastanza forte da innescare un dibattito sociale?