Se siete assidui dei social network e in particolare di Facebook, negli ultimi mesi avrete sicuramente visto apparire sul vostro newsfeed il volto di Giancarlo Magalli o di Gianni Morandi.
Due star apparentemente lontane dal mondo digitale, che per motivi diversi sono già da diversi mesi saliti alla ribalta dell'audience digitale. Se Magalli, come spiega su International Business Time Alessandro Martorana, diventa "famoso" a causa di un fatto totalmente inventato che ha saputo generare una conversazione sfociata poi in miriade di pagine fan (Ma quanto cazzo è bello Magalli, Magallica, Magalli nelle cose, Magalli, Magalli ovunque, L'uomo che sussurrava ai Magalli solo per citarne alcune), Gianni Morandi invece si afferma su Facebook grazie alla gestione personale, positiva, puntuale della sua pagina personale, che tocca e supera il milione di fan già nel 2014 e oggi è indicata da più parti come esempio di community management da seguire anche per grandi brand.
Entrambi i personaggi partono da fan base distanti dal profilo dell'utente medio di Facebook, essendosi radicati su un'audience di età mediamente alta. Eppure entrambi si mettono in gioco nel tempo, andando a radicarsi sul digitale mantenendo inalterati entrambi la loro immagine e il proprio stile: addirittura, Giancarlo Magalli si presta a recitare in un corto dei The Pills, facendo toccare alla clip sul canale YouTube del collettivo oltre le 300 mila views.
Come Ninja Marketing da mesi proviamo a intervistare entrambi per capire il segreto del loro successo: neanche noi, però, potevamo immaginare che nella settimana dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica il candidato più invocato sul web fossero proprio loro due.
I valori non sono secondari: un capolavoro di personal branding
Tutto comincia dalle dimissioni di Giorgio Napolitano. Naturalmente, come spesso accade, cominciano a fioccare su Facebook spazi semiseri sul tema elezione.
Alcuni, però, assumono i contorni dell'azione pensata e con tutte le intenzioni di esser considerata "seria". Un po' come capitato per il Winner Taco e la pagina Ridateci il Winner Taco.
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In particolare, parliamo delle pagine Gianni Morandi Presidente della Repubblica Italiana e soprattutto di Magalli al Quirinale, che con 23 mila fans influisce addirittura sul sondaggio fatto da Il Fatto Quotidiano, superando anche il già candidato nel 2013 Stefano Rodotà.
Il diretto interessato, interpellato, risponde in tono pacato ma determinato: la sua è una candidatura seria, a differenza di Morandi che preferisce glissare sulla sua possibile elezione continuando, coerentemente, a proporsi con tatto, serietà, gentilezza.
Entrambi, percepiscono l'umore dei propri fans, lo interpretano, si fanno portavoce di una richiesta di cambiamento che trova l'incarnazione perfetta nei loro volti.
Un capolavoro per affermare il proprio personal branding, osservando la capacità di cavalcare l'hype di entrambi, che conferma ancor di più come la Rete sappia coagulare prima di tutto emozioni autentiche e premi quegli hub di contenuto dove l'autenticità venga restituita, senza filtri.
Nel caso specifico di Magalli, diventato suo malgrado idolo dei digital users italiani grazie a fotomontaggi scherzosi, spicca ancor di più il meccanismo premiante: come nel caso di Gianni Morandi, chi ha cominciato a seguirlo per scherzo oggi è autenticamente un fan, un utente coinvolto che ne apprezza profilo e valori. Se Magalli e Morandi fossero aziende, oggi i loro prodotti varrebbero ancor di più.
L'ennesima dimostrazione per i brand che sul digital puntano su una comunicazione filtrata e percepita come finta dall'audience: per raggiungere gli obiettivi, bisogna restituire esperienze valoriali ed emozionali il più possibile empatiche.
I candidati del popolo e il linguaggio dell'opinione pubblica
Nel film "L'uomo dell'anno", Robin Williams interpreta la parte di Tom Dobbs, un conduttore televisivo che per scherzo si presenta alle elezioni presidenziali USA e, per un errore informatico, diventa Presidente degli Stati Uniti. Quando uscì in Italia nel 2007, il pensiero corse ai MeetUp di Beppe Grillo: è possibile che un fenomeno digitale che nasce per scherzo possa trasformarsi in un fattore reale di trasformazione politico? Non sta a noi fare politica e prendere posizioni.
Certamente, la candidatura di Magalli e di Morandi al Quirinale apre scenari interessanti per capire e monitorare il modo di esprimersi dell'opinione pubblica nei confronti della rappresentanza votata democraticamente. Come scrive giustamente nel suo post il conduttore televisivo: "La mia faccia è e resta a disposizione di chi vuole usarla per esprimere il suo sdegno, la sua indignazione, ma soprattutto la sua speranza."
In un sistema altamente dialogico come quello dei social network, se gli utenti trovano corrispondenza alle loro sensazioni allora sono pronti a costruire una relazione. Se questo avviene con un personaggio pubblico, ecco che il legame diventa saldo, e in virtù delle meccaniche schizofreniche del web, questo può portare ad una meccanica che abbatte barriere sempre più spesse e impensabili.
L'utente che si è allontanato dalla politica ed è contrariato dai nomi che circolano per sostituire l'ex presidente Napolitano non ha più bisogno di lamentarsi sui propri status, o meglio: non solo. Oggi può appaltare il suo disagio a una figura credibile, affermata, ed eleggere quel rapporto come strumento di comunicazione. Può capitare con un cantante come Gianni Morandi, ieri molto in voga fra le zie e oggi esempio per i social media manager, che porta una ventata d'educazione in uno spazio tendenzialmente maleducato e provocatorio, accattivandosi così le attenzioni di chi è alla ricerca di un luogo tranquillo e vero.
Può capitare con un brand, che magari non può essere candidato alla Presidenza della Repubblica, ma che riesce a diventare un punto di riferimento per valori precisi e, per questo, esempi di qualità.
Non sappiamo se Magalli e Morandi saranno presi in considerazione per la votazione che comincerà il 29 gennaio. Certamente, l'audience di oggi ha bisogno di interlocutori che siano autorevoli non solo per ciò che fanno, ma anche per come: Giancarlo Magalli e Gianni Morandi hanno saputo farlo, e si sono guadagnati la stima di un'ampia fetta degli utenti di Facebook in Italia. Non è poco.