L'accordo tra Amazon e Lussemburgo è sotto indagine da parte dell'ufficio antitrust dell'Unione Europea. Rilasciando una conclusione preliminare sull'accordo fiscale tra il colosso dell'ecommerce e il governo lussemburghese, lo ha definito un aiuto di stato ad Amazon, che avrebbe consentito un alleggerimento fiscale considerevole per oltre un decennio.
L'indagine fa parte di una operazione più ampia: a fronte della crisi economica, la politica europea ha assunto un atteggiamento più attento alle complesse operazioni fiscali che le multinazionali mettono in pratica per ridurre il proprio onere fiscale nel vecchio continente.
Aiuti di stato ad Amazon, l'indagine della Commissione
Catherine Robins, partner fiscale presso lo studio legale Pinsent Masons in Gran Bretagna, ha dichiarato: "I documenti della Commissione europea suggeriscono che questi accordi non sono stati esaminati a sufficienza. Chiunque abbia questo tipo di rapporti fiscali in Lussemburgo, dovrebbe considerare questo precedente per valutare le proprie operazioni".
In particolare Amazon avrebbe utilizzato filiali in Lussemburgo, dove ha la sue sede europea, per ridurre i propri obblighi fiscali complessivi, come fanno molte altre aziende internazionali. Questo piccolo paese di 500.000 abitanti avrebbe permesso ad Amazon un vantaggio che si rinnova annualmente fin dal 2003.
Naturalmente il colosso americano e il Ministero delle Finanze del Lussemburgo hanno negato con fermezza l'ipotesi degli aiuti di stato ad Amazon, che abbia cioè ricevuto un trattamento di favore o determinati benefici fiscali. Il Ministero delle Finanze ha qualificato la lettera della Commissione europea come una mera procedura formale che non contiene elementi nuovi. Le accuse di aiuti di stato sarebbero quindi prive di fondamento.
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La crisi economica e gli aiuti di stato ad Amazon
Il caso Amazon riflette l' attenzione di Stati come Italia e Francia, schiacciati dalla crisi economica, per le bollette fiscali delle multinazionali ridotte di miliardi di dollari grazie ai regimi fiscali delle nazioni a bassa tassazione.
La stessa Commissione sta osservando i regimi fiscali di Starbucks nei Paesi Bassi, di Apple in Irlanda e di Fiat in Lussemburgo.
Non è illegale di per sé attirare investitori stranieri con una bassa aliquota fiscale, ma "promozioni ed offerte speciali", studiate su misura per alcuni soggetti, possono essere qualificate come aiuti di stato non consentiti, anche se non c'è al momento una valutazione economica di quanto Amazon dovrebbe compensare se l'indagine si rivelasse corretta.
I casi eccellenti del Lussemburgo, dove hanno sedi e accordi multinazionali come Microsoft e Apple, mettono in una posizione scomoda Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea che, pur ricoprendo il ruolo di supervisore delle indagini, avrebbe contribuito a rendere il Lussemburgo un paradiso fiscale nel corso degli ultimi due decenni.
Moltissime aziende, oltre 300, sono accusate di aver usufruito di "corsie fiscali preferenziali", da Pepsi a Ikea a FedEd, come emerge dall'intenso esame del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi, pubblicato in un rapporto il 5 novembre.