Immaginate una domenica al mercatino BIO della vostra città, in piedi di buon mattino, girate tra le bancarelle. Volti di agricoltori contenti di essere in vetrina e della vetrina delle proprie merci, finalmente sdoganate ed affrancate dal campo e dal vetusto mercato ortofrutticolo. L’atmosfera è rilassata, forse giovanile, sicuramente di tendenza. I clienti comprano di gusto, sentono di fare la cosa giusta, si compiacciono del buon acquisto e del buon gesto. Sono propensi a pagare di più. Ogni cosa, anche il piacere o l’emozione, ha il suo prezzo. Immaginate adesso di trasferire tutto ciò dalla ridente piazzetta ad uno spazio virtuale, con le stesse facce, le stesse emozioni e gli stessi prezzi. Siete sbarcati su Cortilia, il mercato agricolo online fondato da Marco Porcaro nel 2011 e che sta crescendo a ritmi tali da attirare gli interessi dei fondi di venture capital, con già 2,5 milioni di euro di finanziamenti in saccoccia.
Come funziona Cortilia?
Cortilia permette ai propri clienti di ricevere comodamente a casa cassette di frutta e verdura di stagione, in diversi formati e prezzi. Ogni cliente viene collegato ad un mercato agricolo locale, per vicinanza geografica, che corrisponde tipicamente ad uno o più produttori diretti ubicati nella medesima zona. E’ qui che crescono i prodotti che finiranno sulle tavole dei già 50.000 affezionati clienti.
E’ possibile scegliere tra modalità in abbonamento (più economiche e senza alcuna penale di cancellazione) e modalità acquisto singolo. I prodotti ricevuti sono rigidamente di stagione, si riceveranno quindi cassette con contenuti diversi nel corso dell’anno, anche a parità di abbonamento. Non vi aspettavate mica di mangiare zucchine a natale e capodanno?
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Cortilia è riuscita a risolvere il cubo di Kubrik della logistica del chilometro zero. Fino ad oggi l’espressione “dal produttore al consumatore” evocava improvvisati bancali di vendita al ciglio della strada, direttamente dal contadino o suo incaricato. Poco pratico, molto poco accattivante, forse antigenico, certamente non in grado di attirare frotte di avventori. Serviva quindi un efficace compromesso logistico, per standardizzare e raggruppare flussi di ordini in maniera se vogliamo industriale, da produttori locali che numeri alla mano non devono essere neppure così piccoli. Ma chi ha mai detto che solo il piccolo produttore può produrre cibi genuini? I furgoncini di Cortilia ritireranno giornalmente le cassette già preparate, con ampie possibilità di personalizzazione (con prezzo extra), e le distribuiranno efficientemente a consumatori della stessa zona (per adesso limitato ad alcune provincie della Lombardia), a fasce orarie definite ed abbastanza precise.
Perché piace?
Cortilia piace esattamente per gli stessi motivi per cui piace un mercatino BIO della domenica: probabile maggiore qualità dei prodotti, certezza della provenienza chilometro (quasi) zero, quel senso di benessere, emozione ed autocompiacimento per l’acquisto giusto oltre che buono. Giusto per la comunità, per se stessi e magari anche valido argomento o storia di cui pavoneggiarsi con amici e conoscenti. Ma il quid in più è certamente la comodità di utilizzo, la consegna a casa giornaliera, prerogativa imprescindibile per trasformare un interesse di massa ridotto ad uso di nicchia (il BIO), interesse di massa ad uso di massa. Cortilia è ancora lontana da questi numeri ma la strada è giusta.
Molto efficace appare inoltre lo “storytelling” cucito attorno ad ogni prodotto e produttore. Ogni zucchina, bietola o porro ha la propria storia, le proprie virtù e curiosità raccontati sul portale online. Così come ogni contadino ha i propri aneddoti, segreti e gesti da raccontare e condividere. Si aumenta l’engagement e la fidelizzazione verso un produttore, che Cortilia invita a visitare e conoscere in carne ed ossa. Chapeau.
Nicchia o non nicchia?
Riuscirà Cortilia, ed i suoi concorrenti in Italia ed all’estero, a sdoganare definitivamente il BIO e Km.0 dall’opprimente etichetta di “piccolo e bello”, “nicchia” e quant’altro relega ancora il mangiare bene al piacere di pochi elitari ed intellettuali? Quando avverrà lo scontro con la grande distribuzione organizzata? E quale sarà l’esito con i supermercati che già goffamente tentano di imbastire angoli BIO molto poco credibili?
La risposta riteniamo sarà da ricercare nei capitali e finanziamenti. Riusciranno queste startup ad imporre il proprio business model in maniera massiva, senza snaturarsi, e raccogliendo gli ingenti finanziamenti di cui hanno comunque bisogno, allora si che nella GDO qualcuno alzerà una bandierina rossa.
Immaginiamo un giorno in cui forse nasceranno anche in Italia delle catene di negozi BIO con supply chain locali altamente automatizzate, con scaffali guarniti di cassettine assortite di prodotti locali.
Li preferirete al vostro amato mercatino BIO?