Quando nel giugno del 2011 fece il suo ingresso sul mercato il primo Chromebook, il mondo dei computer e dell’informatica pensò di trovarsi di fronte ad una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il settore, un po’ come fatto dalla Apple prima con l’iPod e - successivamente - con l’iPhone e l’iPad.
L’idea di avere un portatile con sistema operativo sviluppato da Google, ma diverso da Android, pensato per un utilizzo prevalentemente online e sul cloud, effettivamente appariva molto suggestiva, perché significava la fine del duopolio Microsoft/Apple. E poi si trattava di Google, l’azienda che nel 1998 ha trasformato il web in quello che conosciamo oggi, quindi di una realtà estremamente autorevole.
Flop commerciale
Nonostante le premesse, il successo commerciale non c’è stato; anzi, è stato un vero e proprio flop. La joint venture con un produttore di tutto rispetto come Samsung non è riuscita a far superare un gap evidente, ovvero che l’utente medio è abituato a una determinata impostazione grafica, a un certo modo di intendere il sistema operativo e ad una struttura dei software ormai consolidata. Inoltre, non tutti lavorano perennemente connessi al web.
Non a caso lo scorso anno la Microsoft ha realizzato, nell’ambito della campagna anti-Google denominata "Scroogled", uno spot molto scorretto, ma estremamente divertente, nel quale ridicolizza proprio il laptop marcato Big G. I protagonisti dello spot sono i gestori del Banco dei Pegni più famoso d’America, il Gold & Silver Pawn Shop, la cui attività è al centro della trasmissione televisiva “Affari di famiglia”. Un cliente entra nel negozio con l’intenzione di vendere un Chromebook, e finisce con l’essere umiliato da Richard, Rick, Corey e Austin, i quattro membri della famiglia Harrison.
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Chromebook e New York City
Non sempre le rivoluzioni si traducono in un successo commerciale, ma possono svilupparsi in ambiti magari più settoriali, di nicchia, ma dal valore sociale elevato.
Lo scorso 18 novembre, il popolare sito americano Mashable ha pubblicato un articolo nel quale si illustra il progetto, ambizioso, della città di New York di dotare le scuole pubbliche di un Chromebook per ogni studente e professore.
Il Dipartimento dell’Educazione di New York City (NYC DoE) ha infatti approvato l’utilizzo del laptop e di Google Apps for Education (GAFE) per convertire le scuole da analogiche in digitali.
Sia chiaro: questi strumenti erano già diffusi in alcune strutture, ma si trattava dell’iniziativa di una singola scuola e di docenti particolarmente illuminati e avvezzi alle nuove tecnologie. Con questo accordo, invece, si parla di raggiungere un bacino di utenza molto ampio, 1 milione di studenti in 1800 scuole, numeri che fanno presagire uno sviluppo futuro anche in altre grosse città degli Stati Uniti.
L'incontro tra Digital ed education
Eric Sheninger, responsabile dell’International Center for Leadership in Education, ha pubblicato un post sul blog ufficiale di Google For Education, sottolineando come l’impiego dei Chromebook nelle scuole possa aiutare a sviluppare un’idea di istruzione diversa, più moderna e flessibile.
Nello specifico, Sheninger ha evidenziato i “7 modi per diventare digital leader con il supporto di Google Apps e Chromebooks”:
- I Chromebook sono dispositivi economici, che si avviano in pochi secondi e hanno una durata della batteria di circa otto ore. Essi consentono all'utente di riprendere un progetto avviato su qualsiasi altro dispositivo semplicemente accedendo al proprio profilo Google, e di avere l'accesso alla suite di strumenti forniti da Google Apps for Education;
- Google Docs consente la collaborazione in annunci, newsletter e documenti condivisi, sui quali lavorare con gli studenti di una classe, in maniera agevole, senza dover inviare file via email a tutti e perdersi nelle varie modifiche;
- I Moduli Google aiutano gli insegnanti e i dirigenti scolastici a raccogliere rapidamente e facilmente dati e condurre indagini. Questo strumento consente anche ai ragazzi di effettuare dei sondaggi a persone e membri della comunità e di analizzarne i risultati, che possono poi essere mostrati ai docenti attraverso grafici semplici e facilmente comprensibili;
- I Google Hangout sono un potentissimo supporto per attività di networking, per realizzare video conferenze, progetti di e-learning e webinar che possono essere visualizzati anche in un secondo momento. Inoltre, possono essere utilizzati come luoghi di ritrovo per gli insegnati e gli studenti con colleghi che vivono nel resto del mondo;
- Google Sites facilita lo sviluppo professionale del personale scolastico, che può utilizzarlo per realizzare tutorial, video e note di sessione.
- Google Blogger è un ottimo strumento per la condivisione di risultati scolastici e per raccontare la storia della scuola attraverso parole, video e immagini.
- Le estensioni di Google Chrome sono piccoli programmi che aggiungono nuove funzionalità al browser, consentono di personalizzare l’esperienza di navigazione e forniscono una grande quantità di funzionalità avanzate agli educatori.
Un nuovo modo di intendere l’istruzione
Come accennato in precedenza, il Dipartimento dell’Educazione di New York City ha sviluppato una collaborazione con Google Apps for Education che va ben oltre la semplice fornitura di beni e servizi, realizzando un sito che fornisce informazioni e risorse per le scuole che partecipano al progetto.
Altro partner fondamentale in questo processo di digitalizzazione delle scuole newyorkesi è New Vision for Public Schools, che con CloudLab lavora a stretto contatto con i dirigenti e i docenti delle scuole della città per sviluppare app, strumenti e risorse dedicate, che vanno ad integrare le estensioni già presenti in GAFE.
L’intero progetto, molto complesso e vasto, è stato sintetizzato in un video pubblicato su YouTube, della durata di appena 101 secondi.
Hal Friedlander, Chief Information Officer del NYC DoE, in un post pubblicato sul blog ufficiale di GAFE, ha così commentato la decisione del Dipartimento da lui guidato di introdurre nelle scuole i Chromebook:
«La gente dice che le cose non possono muoversi rapidamente nel settore pubblico, ma io non ci credo. Se ci si impegna ad ascoltare le scuole, a scoprire di cosa hanno bisogno e a fissare degli obiettivi da raggiungere, le cose possono accadere.»
E in Italia? Quando accadrà? Voi cosa ne pensate? Scrivetecelo nei commenti e raccontateci la vostra opinione.
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