Abbiamo letto ed apprezzato degli ultimi record del settore delle rinnovabili in Italia. Un settore in cui il nostro paese primeggia a livello mondiale, per conoscenze tecnologiche, precocità nello sviluppo e per contributo alla produzione energetica complessiva. Nella scorsa estate, infatti, si sono registrati picchi del 50-55% di energia verde sul totale scambiato alla borsa elettrica. Sono oggi oltre 120.000 gli addetti del settore.
È un dato certamente favorito dalle ondate di incentivi pubblici a sussidio del settore e della cronica “fame” di energia di un paese, l’Italia, povero oppure sottosviluppato nello sfruttamento di fonti di energia fossile. Ma qual è il vero stato di salute del settore?
Parabola retta
Il quinto conto energia, varato nel 2012, aveva per la prima volta calmierato seriamente la crescita del settore, riducendo gli incentivi ed introducendo limitazione di fatto alle nuove installazioni, con particolare attenzione ai grossi impianti (come avevamo trattato in un nostro pezzo redatto proprio in quei giorni). Ricorderete ancora il vespaio di critiche di tecnici ed imprenditori del settore che criticarono la miopia di voler deprimere quello che era, a loro dire, l’unico settore veramente in crescita e capace di creare nuovi posti di lavoro.
Ma anche il settore più in crisi crescerebbe o quantomeno si riabiliterebbe se foraggiato con incentivi rivelatisi a posteriori eccessivamente generosi. È per questo che con il quinto conto energia si è provveduto a riequilibrare il meccanismo. Il settore tuttavia continua a crescere, anche se a ritmi molto più contenuti ad esempio del 2011 dei record, quando vennero installati oltre 2.500 MW di fotovoltaico contro i 600MW dell’anno precedente e seguiti da un “modesto” 300MW proprio nel 2012. Il settore quindi continua, e continuerà, a crescere in maniera più contenuta e stabile, una sorta di parabola retta.
Viva i piccoli
Il quadro incentivante attuale premia in particolare i piccoli impianti, soprattutto a carattere residenziale, incentivando l’autoconsumo tramite gli schemi di scambio sul posto. Per le utenze residenziali, appunto, le condizioni a partire dal 2014 sono praticamente immutate rispetto agli anni precedenti (oltretutto con la conferma della deduzione fiscale al 50% anche per il 2015 come previsto dalla legge di stabilità attualmente in discussione). Viene oltretutto creato un incentivo ad hoc per i piccoli impianti fotovoltaici fino a 20Kw, con l’eliminazione di tutti gli oneri di sistema per l’energia auto-consumata, la cui soglia viene anche aumentata da 200 a 500 Kw. L’implicazione pratica sarà probabilmente la riduzione della dimensione media degli impianti sul tetto di casa.
Vacche più magre invece per le utenze commerciali ed industriali che vedono ridotte gli incentivi per lo scambio sul posto rispetto al 2013. Inoltre sono allo studio misure spalma incentivi e tagli retroattivi in particolare per le centrali al di sopra dei 200MW , con conseguenze sui rendimenti di progetto già messi a piano dagli investitori.
Quale mix in futuro per l’Italia?
La produzione rinnovabile italiana è attualmente sbilanciata su idroelettrico (43%) solare (31%) ed eolico (17%), quest’ultimo tarpato dalla cronica intermittenza della materia prima (il vento). Ma i rapidi progressi sul fronte dell’immagazzinamento dell’energia (es., sistemi basati sul pompaggio di aria ed acqua in appositi serbatoi duranti i picchi di produzione, per poi essere rilasciati durante i cali di produzione attraverso turbine che continuano la produzione).
È quindi lecito aspettarsi un aumento del contributo dell’eolico nei prossimi anni, soprattutto se prenderanno corpo i progetti di parchi eolici offshore tanto chiaccherati dalla stampa ed osteggiati dalle popolazioni costiere.
Uno sguardo oltreoceano
Se il mercato Italiano, sviluppato e già in linea con target europei ed internazionale, fatica a mantenere i ritmi di crescita degli anni d’oro, numerosi altri paesi (in particolare al di fuori del vecchio continente) stanno solo adesso muovendo i primi passi. Basti pensare che la media di produzione rinnovabile a livello mondiale è ancora appena al 7%. Ed è a questi mercati che guardano le imprese italiane, portatrici come detto di eccellenze tecnologiche e di know how. Tra i paesi più importanti si notano il Brasile ( dove sono appena agli inizi le aste per il fotovoltaico), il Giappone (grazie alle tariffe molto remunerative), Arabia Saudita (dove gli enormi spazi desertici, e gli enormi ricavi del petrolio stanno portando alla costruzione di mega centrali fotovoltaiche) ed il Messico. La tecnologia sviluppata anche grazie ai sussidi pubblici italiani finirà con beneficiare più l'estero che il nostro stesso paese?