Ahmed Barkhia ha seguito molti progetti nella sua vita. Ma su di uno solo, grazie al crowdfunding, sta puntando tutto.
È affetto da Nanismo Ipofisario e 8 anni fa ha scoperto di soffrire anche di osteonecrosi ed acondroplasia displasica con coxartrosi femorale bilaterale. Queste malattie colpiscono l’area del bacino e lo stanno lentamente privando dell’uso delle gambe. Dopo anni di tentativi, consulti, terapie mediche, e spese che non hanno portato risultati, a maggio di quest'anno ha trovato la risposta che cercava: la possibilità di curarsi in Belgio da uno specialista, e di guarire grazie ad un trattamento innovativo. La sua è una lotta contro il tempo, perché deve raccogliere la cifra di 75.000 euro entro novembre, tempo limite oltre il quale l'operazione non avrà alcuna efficacia.
Dona ora un bacino per Ahmed!
Per questo motivo ha dato vita alla campagna di raccolta fondi #UnBacinoPerAhmed, diventando protagonista di una pratica di micro-finanziamento dal basso che vogliamo approfondire insieme l racconto della sua storia. E' una campagna a cui i Ninja tengono moltissimo: nelle prossime settimane organizzeremo una serie di appuntamenti digital imperdibili per chiunque sia Ninja nel cuore e voglia stare vicino ad un amico.
Ciao Ahmed. Quando hai sentito parlare per la prima volta di crowdfunding? Quali sono state le tue impressioni in merito?
Nel 2012 avevo saputo da un amico, mentre facevamo radio in un sottoscala romano, di una nuova forma di raccolta fondi per le idee da realizzare. Una sorta di legame basato sulla fiducia delle persone verso il prodotto che tu presentavi ed avresti voluto realizzare. L’idea era interessante, poi in quel periodo era stata lanciata un’idea di Docking Station per iPhone, quindi ho partecipato a finanziare quell’idea; quello era il periodo storico in cui per la prima volta le persone micro-finanziavano idee straordinarie che altrimenti non avrebbero mai avuto modo di realizzarsi.
Dal finanziare un prototipo tech al gettarsi un secchio d'acqua gelato in testa: cosa spinge le persone a donare?
Penso che alla base di tutto ci siano le emozioni. I sentimenti. Il coinvolgimento dell’utente in una campagna di crowdfunding è la chiave per il successo. Attraverso l’analisi del prodotto e del target group possiamo iniziare a creare dei veri e propri percorsi che accompagnano i nostri “micro-finanziatori” nella realizzazione di un sogno comune; anche se non è sempre così facile come la Potato Salad in cui c’è stata una pazzia di gruppo.
Inoltre ci sono campagne come quella dell’ice challenge bucket per l’ALS che non tutti hanno compreso, infatti Sir Patrick Hawes Stewart (Professor Xavier) è stato uno dei pochi che lo ha interpretato bene non gettandosi il ghiaccio addosso in quanto ha mantenuto la promessa della donazione. Ovviamente gettarsi un secchio di acqua ghiacciata sulla testa ha permesso a tantissime persone di farsi rivedere, seppur costando una piccola donazione verso una causa che non avrebbero mai conosciuto altrimenti.
Posso dire che le persone possono essere coinvolte attraverso la gola, attraverso il cuore oppure attraverso i ricordi (vedi il crowdfunding per il motorino da applicare agli aeroplani di carta).
Hai anticipato la prossima domanda, ma te la pongo lo stesso: hai mai donato ad una campagna di crowdfunding?
Si, la prima volta per una Docking Station nel 2012. Ho sempre donato a tutte quelle campagne in cui credevo, l’importanza stava nel dare credito a proposte innovative che avessero come obiettivo l’evoluzione della Società (questo è un obiettivo che mi sono sempre posto).
Come fai a sensibilizzare sulla tua campagna? Hai notato un riscontro particolare da qualche canale, reale o virtuale che sia?
Purtroppo la mia campagna è partita nel periodo sbagliato dell’anno: il momento delle vacanze. Questo purtroppo ha rallentato moltissimo la possibilità di poter ricevere donazioni che permettessero di raggiungere in tempo l’obiettivo, quindi mi chiedevo se ci fosse la possibilità di renderlo viral per il rientro dalle ferie perciò è nato il video #UNBACINOPERAHMED in cui le persone che donavano facevano un video di sensibilizzazione della campagna (claim: anche io dono un bacino ad Ahmed, fallo anche tu! Ma fallo ora [lancio del bacino]).
Piano piano iniziarono a farlo in molti fino ad arrivare alle persone dello spettacolo come Pupi Avati, gli speaker di RDS, Il Muro del Canto, alcuni attori del mondo a luci rosse ed infine anche il mitico Chef Rubio! Questo è successo dopo la mia presenza “offline” durante la manifestazione Steamfest Roma in cui ho conosciuto tantissime persone ed ho anche avuto la possibilità di poter parlare a 5000 dal palco centrale.
Quindi il virtuale più il reale sono il giusto connubio per una campagna di crowdfunding come questa, in quanto le persone hanno l’opportunità di poter conoscere me e nello stesso momento mantenere un contatto via social network o website.
Che differenze riscontri nel crowdfunding italiano rispetto al panorama internazionale?
La differenza che spicca è la quantità di “baker”, in america sembra una cosa molto normale e tutti danno un proprio contributo. In Italia, purtroppo, anche in questo campo vige la regola “Se non è un mio problema, non mi interessa. Quindi non leggo!” oppure se trovano interessante l’iniziativa non lo rendono noto, cioè non si condivide o non si mette “mi piace” spiegando le motivazioni perciò questo atteggiamento sta portando alla rovina la nostra società.
Insomma in Italia ci sono moltissimi “lurker” ma piano piano stanno cambiando. Personalmente ho dovuto iniziare comunicare fuori dai social networks per poter rendere virale questa campagna, e lentamente sto avendo un riscontro positivo. In Italia ancora non sono convinti, in quanto hanno paura di essere “fregati”. Spero che gli sforzi di tutti coloro che invece sono coinvolti, come fundraisers o bakers, faccia capire al resto del nostro Bel Paese che stiamo cambiando le carte in tavola; e questo lo possiamo fare soltanto uniti tutti insieme.
Henry Rosso sosteneva che il fundraising è l'arte di insegnare alle persone la gioia di donare. Ti sembra che alla base di una donazione ci sia più l'ispirazione del momento o un'empatia di lungo termine?
Dipende dall’educazione che ha la persona nel momento in cui effettua quella donazione. Mi spiego meglio, qualcuno può sentire più naturalezza nel donare delle risorse (soldi, servizi, materie prime) per un bene comune mentre qualcun altro ha bisogno di scardinare alcuni ostacoli sociali che sono stati imposti nella sua mente, ma una volta raggiunta la comprensione sono pronti a darti il loro supporto per sempre.
Insomma, l’ispirazione del momento è un fattore da prendere in considerazione durante una campagna di fund raising ma il target primario rimane sempre quell’utente già sensibilizzato; alla fine non possiamo mai essere certi in quanto le persone sono in continuo divenire.