Quando si parla di taxi, la mente vola subito a New York, dove infinite braccia si alzano per richiamare l’attenzione di quelle macchine gialle entrate nell’immaginario collettivo grazie ai film di ogni epoca. Che siano gialle, bianche o nere, proprio quelle macchine potrebbero scomparire a causa delle nuove app di cab-sharing (vedi Uber). A soccorrere i tassisti che, di fronte a tale fenomeno hanno assistito ad una drastica riduzione dei loro proventi, ci pensano i ricercatori italiani e americani del MIT (Massachussets institute of technology) di Boston e del Cnr (Centro nazionale ricerche) che hanno sviluppato un algoritmo per il taxi-sharing, che consente non solo di snellire il traffico nelle città, ma anche di ridurre i tempi di percorrenza del 30% e delle emissioni inquinanti.
HubCab e il "ride-sharing"
L’algoritmo di HubCab elaborato ha dimostrato come sia possibile condividere più di 150 milioni di corse usando un server per coordinare i dati provenienti dai cellulari dotati dell’app di taxi sharing. L’algoritmo, specifica Paolo Santi, primo ricercatore presso l’Istituto di informatica e telematica e co-autore dell’app, tiene conto di quattro fattori: il tempo, le coordinate GPS, la salita a bordo ed infine l’abbandono del veicolo. Per ogni corsa l’algoritmo deve essere in grado di identificare l’insieme di altri viaggi che si stanno sovrapponendo, al fine di conoscere e trovare il perfetto abbinamento per le corse da condividere in taxi. Dallo studio condotto si evince che ogni viaggio è condivisibile con altri 100 corse. Questa app sembra rispondere non solo alla richiesta d’aiuto dei tassisti, rimettendoli in corsa, ma anche alle problematiche ambientali contribuendo ad un mondo più green.
E’ indubbio che condividere una corsa in taxi permette anche un risparmio economico da parte degli utenti, mediante una riduzione delle tariffe. Lo studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the national academy of sciences) dimostra che se i passeggeri sono disposti a tollerare cinque minuti, e non oltre, di ritardo per un singolo viaggio, quasi il 95% delle corse potrebbe essere condivisa. “Naturalmente, nessuno dovrebbe mai essere costretto a condividere un veicolo”, chiarisce Carlo Ratti, professore presso il Dipartimento del MIT di Studi Urbani e Pianificazione (DUSP) e uno dei coautori, “tuttavia la nostra ricerca dimostra che cosa accadrebbe se le persone avessero la condivisione come opzione.” E’ di qualche giorno fa la notizia dell’incontro mondiale di tutti i sindacati dei trasporti tenutosi a Bruxelles. L’incontro è stato decisivo per elaborare una strategia contro tutte quelle app che, in via concorrenziale e a scapito dei tassisti, forniscono un servizio di trasporto automobilistico privato, mettendo in contatto gli utenti e i conducenti privati. E' evidente che si tratta di una sfida globale con caratteristiche di liberismo senza regole, dove a vincere è il più forte.
Si alle nuove tecnologie a patto che siano regolamentate.