L’open hardware e la condivisione di informazioni permettono oggi, a chiunque, di costruirsi un drone. Da mercato riservato ai geek, il business dei droni è in costante ascesa e l’esigenza di regolamentare il loro utilizzo si è presto manifestata.
L'Italia tra i primi paesi con un regolamento in merito
Partendo dalle normative americane, l’Enac , Ente nazionale per l’aviazione civile, ha presentato in gennaio il Regolamento sui mezzi aerei a pilotaggio remoto.
Il documento è stato redatto a metà dicembre e contiene le linee guida da seguire per far si che questi velivoli possano essere utilizzati in tutta sicurezza. Il nostro paese è quindi uno dei primi ad adottare una normativa ufficiale, evitando di normare il tema quando sarà poi troppo tardi.
Cosa ci si fa adesso con un drone?
Stiamo cominciando appena ad esplorare le potenzialità dei droni e le sue svariate applicazioni, che per adesso possiamo suddividere in:
Riprese video: Spesso sui droni vengono montate telecamere ad alta definizione per riprese aeree professionali, che siano cinematografiche o per manifestazioni sportive o per eventi più o meno grandi. Sono stati utilizzati per esempio nell'ultimo Giro D’Italia per presentare le tappe in divenire, con risultati davvero spettacolari.
Telerilevamento: grazie all'ausilio di appositi settori , i droni possono monitorare, rilevare dall'alto, informazioni sulla dispersione di calore degli edifici, sulle percentuali di inquinanti presenti in atmosfera, informazioni sullo stato delle culture o sullo stato delle acque.
Sicurezza e tracciamento: Sempre più utilizzati per il monitoraggio di attività criminali, soprattutto con dispositivi micro, grandi come uno scarabeo, per ascoltare e osservare i malintenzionati senza compromettere le indagini. Vengono utilizzati anche per monitorare le coste e i flussi migratori.
Monitoraggio architettonico: Questa è l’applicazione business più ricercata in questo momento, sempre più spesso vengono utilizzati per restauri su palazzi ed edifici storici. Permettono di evitare di assemblare antiestetiche impalcature e ponteggi su edifici storici o nei centri città.
Monitoraggio ambientale: Vengono anche utilizzati in situazioni pericolose per l’uomo, in caso di calamità naturali o incendi, per ricercare dispersi o per valutare danni connessi a tali eventi.
Confusione e ambiguità del regolamento
Il regolamento Enac, nella sezione 1, classifica e definisce i SAPR (sistemi aeromobili a pilotaggio remoto); poi passa a identificare i requisiti per l’impiego dei SAPR sotto i 25 Kg e sopra i 25 Kg. L’enac regola inoltre il pilota, gli equipaggiamenti, l’assicurazione e le tariffe. Stabilisce inoltre eventuali sanzioni per chi dovesse trasgredire il regolamento.
Quello che emerge da una lettura più attenta del regolamento e dai vari commenti degli operatori del settore in rete, è una sostanziale confusione e ambiguità del regolamento,che proviene proprio dalla difficoltà di identificare in maniera corretta le varie applicazioni e i vari usi dei SAPR. C’è bisogno di regolamenti attuativi che facciano chiarezza tra i vari punti oscuri del testo.
Identifichiamo tra i punti critici del testo:
1) Per l’Enac un APR è un mezzo aereo a pilotaggio remoto senza persone a bordo, non utilizzato per fini ricreativi e sportivi. Ma qual è il confine che separa l’aeromodello che vola per piacere e il drone che vola per lavoro?
2) Un altro punto è la distanza minima da tenere quando si vola su “Aree congestionate: aree o agglomerati usati come zone residenziali, industriali, commerciali,sportive, e in generale aree dove si possono avere assembramenti, anche temporanei di persone”. Che cos’è un area congestionata? Quante persone servono per definire un’area congestionata?
3) Ma chi deve chedere l’autorizzazione all’Enac, e per fare cosa? Qui il regolamento davvero dice poco, senza il faro della circolare attuativa.
Altri ancora sono le ambiguità del regolamento, che di certo non soddisfa gli operatori del settore, ma sembra solo aumentare il caos normativo e alimentare il “far west” italiota del neonato settore.