Come è noto a molti, l'ingresso nel mondo del lavoro prevede il passaggio attraverso la via dello stage. In quest'ottica appare interessante l'iniziativa de la «Repubblica degli stagisti» una testata giornalistica online nata per approfondire la tematica dello stage in Italia e dare voce agli stagisti.
Il sito nasce per orientare i giovani verso una scelta di qualità attraverso il monitoraggio delle aziende che offrono un buon livello di formazione agli stagisti unito alla soddisfazione degli interessi primari dei giovani: la remunerazione per essere indipendenti dalle famiglie, unitamente ad un consistente percorso di formazione lavorativa e alla possibilità di essere assunti.
I dati sugli stage in Italia
Vediamo qualche dato. Gli stage attivati in Italia sono circa 425 mila ogni anno e interessano una popolazione di circa 9 milioni di giovani fra i 15 e i 29 anni. Tuttavia ancora non esiste un monitoraggio puntuale degli stage attivati, delle condizioni offerte e degli esiti occupazionali. Sappiamo che nel 2006 i tirocini in azienda erano circa 228 mila arrivando poi a 322 mila nel 2009. Il calcolo è frutto di una delle poche ricerche in merito condotte dal sito la Repubblica degli Stagisti che ha raccolto i dati di diverse fonti come Excelsior di Unioncamere, Alma Laurea e Istat.
Tuttavia il totale è approssimato per difetto, in quanto l’indagine riguarda solo le imprese private, circa 307. Infatti quanti siano esattamente gli staguer nella pubblica amministrazione e nel mondo del no profit è ancora un mistero. Il dato che è emerso è il seguente: appena il 9, 1% dei tirocini oggi si converte in un contratto di lavoro. Come è stato detto durante il convegno organizzato da La Repubblica degli Stagisti a Milano il 4 giugno, in Italia gli stage, spesso, non sono una porta aperta nel mondo del lavoro ma socchiusa.
Da cosa o da chi dipenda tutto quanto rischia di diventare un infruttuosa caccia all'uomo, o all'azienda cattiva e dato che generalizzare è diventato spesso un modo semplicistico per tagliare corto sarebbe interessante parlare piuttosto di quelle organizzazioni che propongono percorsi, di primo approccio al lavoro, virtuosi e corretti.
La Repubblica degli Stagisti decide di percorrere questa strada e lo fa in due modi. In primo luogo premiando sei meritevoli aziende con un RdS Award. Tra queste figurano: TetraPack per il miglior rimborso spese (“800 euro netti, 1.100 euro netti e palestra aziendale per gli stagisti residenti a più di 40 km dalla sede”), Everis per il miglior tasso di assunzione post stage (90% , quasi tutti a tempo indeterminato), PwC per il miglior utilizzo dell’apprendistato (circa 100 giovani inseriti direttamente nel 2013). Sono stati assegnati, poi, tre premi speciali, “candidati”, “miglior progetto youth employment” e “piccola azienda”, andati rispettivamente a Ferrero , Nestlè e SIC , servizi integrati e consulenze.
In secondo luogo inserendo le 28 realtà aziendali, di tutti i settori, che si sono distinte per il modo in cui “trattano con rispetto i giovani che si inseriscono in stage o con contratto” in una guida intitolata “BestStage2014", un e-book scaricabile gratuitamente dal sito.
"L’ e-book vuole fare il punto della situazione sull'universo stage e fornire a tutti i giovani che stanno attraversando il momento di passaggio dalla formazione al lavoro, o compiendo i loro primi passi nel mondo del lavoro, una bussola per orientarsi, conoscere i numeri, le leggi, le novità" si legge nel sito.
È anche vero che in questi ultimi decenni il mondo del lavoro ha subito una radicale trasformazione rompendo la cristallizzazione nel tempo del posto fisso verso un mercato dinamico e flessibile, allineandosi con i modelli di altri stati. Fino a qualche decennio fa questa struttura era impensabile. Mi chiedo, potrebbe rappresentare lo stage un modo per formare ed educare i giovani ad un approccio lavorativo nuovo, che preme per affermarsi?