Non è una novità. L'approccio big-data centric è quello seguito dai grandi player del digital advertising. Le piattaforme social sono dei veri serbatoi di dati preziosi per i brand che ridefiniscono così i target e le strategie dei loro piani di marketing. Sebbene il digital sia fortemente in espansione, la TV rimane il mezzo di comunicazione di massa che domina su tutti. Non a caso, un'indagine della Nielsen dimostra ad esempio che nel terzo quadrimestre del 2013, la fascia d'età compresa tra i 25-34 anni ha trascorso più tempo davanti alla TV che navigando su Internet. Ma che cosa accade se questo modello ingegneristico viene declinato sul mezzo televisivo per programmare ad hoc gli spot politici? Un articolo di Kate Kaye di Adage ce lo spiega.
Le digital agency che analizzano i big data
Rentrak, è una digital agency americana che l'anno scorso si è rivelata fondamentale per la campagna pro Obama. Infatti attraverso l'estrapolazione di dati sociodemografici dell'audience televisiva e l'incrocio degli stessi con informazioni sugli elettori è stato possibile raggiungere strategicamente i sostenitori del partito. Rentrank però non ha fatto tutto da sola. Nel 2013 si è servita di un'azienda partner, Experian per elaborare i dati e ridefinire così segmenti anonimi di audience, raggruppati in diverse tipologie di elettore, suddivise ciascuna secondo interessi, propensione a votare e preferenza politica. Ma se pensi che questo approccio sia una novità dei nostri tempi, ti stupirai se ti dirò che già nel 1988 un'azienda americana, la Cable Scope forniva ai propri clienti soluzioni ad hoc basate sull'utilizzo dei big data.
Chi sono le persone a cui vogliamo rivolgerci?
Chi sono le persone a cui vogliamo rivolgerci? Che cosa guardano? A che ora sono incollati davanti alla TV? E' questa la domanda che si pone Larry Grisolano, CEO di AKPD Message and Media, agenzia palesemente schierata verso il partito democratico americano e partner della piattaforma Analytics Media Group. Ma non solo. Accanto a AMG esistono altre realtà che forniscono dati ai partiti. La Bluelabs ad esempio serve la sinistra, mentre la Deep Root Analytics collabora con il partito repubblicano.
Trova i tuoi sostenitori con i big data
Micheal Beach co-fondatore della digital agency Targeted Victory conferma un sentore che si era già avvertito nel 2013: i big data non sono mai stati così strategici nel mondo della televisione come ora. Il democratico Terry McAuliffe che ha collaborato con Rentrak, precisa che ridefinire i segmenti permette di erogare agli elettori migliaia di messaggi con sfumature diverse, come ormai si fa da anni online. Una mezzo tradizionale come la tv che segue i modelli del contextual advertising online a scopi politici? Ebbene sì. Un 25% del budget della campagna pro McAuliffe è stato destinato proprio ai messaggi promozionali televisivi mirati attraverso le piattaforme digital. Per dirla con Alex Lundry co-fondatore della Deep Root Analytics: “Non vi è alcun dubbio. Definire con precisione i segmenti degli elettori porta dei benefici sia in termini di efficienza (risparmio dei costi che oscilla tra il 10% e il 20%) sia in termini di efficacia (messaggi tagliati su misura e rivolti agli elettori che contano di più).
Frequenza e originalità
Tuttavia se da un lato un approccio data centric permette di ridurre sprechi aumentando i livelli di efficienza, ciò su cui bisogna ancora lavorare però è la modalità di frequenza: è necessario assicurarsi che i messaggi siano erogati migliaia di volte, non importa se in TV o online. E ancora, incalza Mark Skidmore, chief strategist della Bully Pulpit Interactive, se i digital data stanno cambiando i modi di erogare i messaggi in TV, l'automazione del servizio non può sostituire il "personal touch" dell'intero processo.