Probabilmente avrete letto tanti articoli e partecipato a molti dibattiti sul tema della sicurezza dei dati che carichiamo online e della loro lunga, lunghissima permanenza in rete. L'idea di caricare una foto di dubbio gusto su Facebook e abbandonarla per decenni al pubblico ludibrio può essere inquietante. Ecco perché è nata Snapchat, l'app che distrugge i messaggi pochi secondi dopo averli inviati. Ma siamo proprio certi che sia una tecnologia sicura?
Mettendo in scena una situazione certamente al limite, James Corbett e il suo corto "Murder on Snapchat" mettono in luce gli aspetti più cupi dell'utilizzo di un'applicazione nata per "non lasciare prove".
"In un mondo in cui tutto è registrato e archiviato digitalmente per sempre, è difficile mantenere privata qualsiasi cosa. Entrate in Snapchat, dove tutto ciò che volete sia perso, andrà perso. Ma cosa succede quando la vosta vita deve affrontare una situazione di vita o di morte? Ciò che è fatto, è fatto."
Il video, che mixa per tutta la sua durata inquadratura in soggettiva e split screen, mostra il protagonista mentre intrattiene conversazioni online con alcune ragazze tramite Facebook, sms e appunto Snapchat. E sarà proprio quest'ultima a concludersi in un modo inatteso e per nulla friendly, social o qualsiasi altro aggetivo con il quale solitamente descriviamo le nostre attività online.
O forse no? Chi può provarlo, del resto?