Passare da un ecosistema tropicale ad una desolata landa artica nello spazio di qualche decina di metri è oggi possibile.
Grimshaw Architects di New York in collaborazione con Samoo, firma coreana, e il ramo di investimenti edili di Samsung (Sammsung C&T) hanno dato alla luce il National Ecology Centre a Seocheon, città meridionale della Corea del Sud.
All'interno di quella che volgarmente potrebbe essere descritta come una serra, è ospitata una esibizione permanente dei vari ecosistemi presenti sul pianeta.
La struttura è composta da 5 biomi, porzioni di biosfera classificati in base alla loro vegetazione dominante, ognuno dei quali rappresentativo di una diversa zona climatica. Queste cinque zone, si basano su strutture dalle linee curve che ricordano le insenature formate da un fiume che scorre nel suo alveo naturale.
Per massimizzare le risorse naturali del territorio i cinque ambienti sono pensati in modo tale da catturare la luce e filtrarla in maniera ottimale in base alle "esigenze" del bioma contenuto.
Volete un'idea di cosa vi aspetta all'interno?
I visitatori vengono accolti in un grande atrio e poi diretti verso il primo dei cinque biomi: quello tropicale.
Questo ecosistema è contenuto nella struttura più ampia. Questo perchè gli alberi al suo interno cresceranno svariate decine di metri in futuro ed è stato lasciato loro lo spazio per farlo. Qui potrete trovare, ambienti acquatici, cascate e la vera e propria foresta tropicale.
Si prosegue poi per gli ecosistemi: sub-tropicale, mediterraneo e temperato. Quest'ultimo richiama il clima della Corea Rurale.
L'ultimo bioma è quello polare. I visitatori devono fronteggiare un vero e proprio clima polare con temperature ampiamente sotto lo zero, ma verranno riscaldati dalla tenera vista di pinguini in carne ed ossa, animale che, recente spot televisivo a parte, non può suscitare antipatie.
Sicuramente il National Ecology Centre giocherà un ruolo importantissimo nella valorizzazione del patrimonio naturale terrestre in un paese che sembra sempre più concentrato e rapito dalla tecnologia.
E' considerabile come un esempio di ricerca della valorizzazione di quello che rischia di andare perduto.
E proprio come esempio dovrebbe essere preso anche dalle nostre parti dove, un muro alla volta, rischiamo di veder crollare quello che non potremo mai ricreare in serra.