Qualche giorno fa sono incappata su Business Insider nell’ennesimo articolo che ci ricorda che il medium televisivo è destinato ad una morte lenta e dolorosa: gli indici di ascolto crollano, gli abbonati scappano, le opportunità pubblicitarie languono.
Non c’è dubbio che la televisione così come lo è stata negli ultimi decenni non basti più, e che i digital media le stiano dando del filo da torcere. Facebook e Google raggiungono rispettivamente 200 e 235 milioni di utenti in America: insieme, hanno quindi superato la televisione, con i suoi 294 milioni di americani raggiunti.
Possiamo quindi cominciare a pensare ad alternativi metodi di utilizzo del nostro televisore?
C’è ancora una speranza per quello che è stato il principale mezzo di comunicazione di massa degli ultimi anni, e credo che la lezione provenga da una serie tv. Sì, avete letto bene, una serie tv.
Parlo di Doctor Who, pietra miliare della televisione inglese, e serie tv di fantascienza più longeva di sempre, prodotta e distribuita dal colosso BBC. Ciò che rende interessante questo show è il fatto che, andato in onda dal 1963 al 1989, è poi stato riproposto ad un pubblico moderno dal 2005. Bloccata nel tempo per 16 anni, e poi riproposta al pubblico del nuovo millennio: quale esempio migliore per analizzare i cambiamenti che hanno investito il business dell’intrattenimento negli ultimi anni?
Lo scorso 23 novembre, Doctor Who ha festeggiato i suoi 50 anni di vita con una serie di eventi che, a mio parere, dimostrano che la televisione non deve per forza morire se si dimostra in grado di rigenerarsi, proprio come il protagonista dello show.
L'episodio speciale, ‘The Day of the Doctor’, è stato trasmesso in contemporanea in tutto il mondo in 94 paesi dei 6 continenti, è stato visto da più di 10 milioni di spettatori solo in Inghilterra, quasi 4 milioni negli Stati Uniti, visto in diretta in 1.500 cinema in 3D, guadagnandosi il suo secondo Guinness World Record.
Nelle sale cinematografiche, The Day of the Doctor è riuscito a battere persino l’attesissimo Hunger Games – Catching Fire.
Anche il pubblico italiano ha preso parte all’evento. Rai4 ha ottenuto uno share dell’1.41% e 363mila telespettatori, con un picco di 434mila alle 22.16.
Naturalmente, è stato enorme anche il feedback sui social network: nel Regno Unito sono stati pubblicati 2.745 tweet al minuto, con punte di quasi 13mila, grazie anche all'hashtag #SaveTheDay pensato ad hoc. Al termine dell’episodio i tweet erano 442.692, spediti da 202.267 utenti.
Il Tumblr ufficiale della serie ha raggiunto i 450mila follower, con più di 250mila note in nell’ora di trasmissione dell’episodio, grazie al live posting di gif pronte per essere ricondivise. Negli Stati Uniti, BBC America ha registrato un record di ascolti con 2.4 milioni di persone e 1.8 milioni di tweet.
Come è possibile ottenere un risultato del genere, chiederete voi. Chi ha riportato Doctor Who sugli schermi britannici nel 2005 aveva fatto bene i propri compiti. Posto di fronte ad un nuovo tipo di pubblico costituito da prosumer ed esigenti nativi digitali e nuove opportunità produttive e distributive, lo show non ha esitato a proporsi come un prodotto crossmediale ed un esempio di transmedia storytelling che gli permette di entrare di diritto nei manuali di comunicazione.
Spin-off, televisivi e sul web, fumetti, libri, megazine, merchandise di ogni tipo, giochi, da tavolo e online, contest, mobile app, live experience e social network. I Whovian – così vengono definiti i fan della serie – hanno una vasto assortimento di narrazioni da scoprire e i mezzi per dare il loro preziosissimo feedback in rete.
Non si fa altro che parlare di second screen, la trasmissione dello speciale dell’anniversario di Doctor Who appare un evidente esempio di come la nostra cara vecchia tv abbia ancora una possibilità. Basta cambiare acconciatura, indossare abiti diversi, rinnovare il linguaggio, proprio come il Dottore.