Il recente fenomeno delle startup che ha investito l’Italia ha creato nella mente delle persone l’idea che questo tipo di aziende abbia poco a che spartire col canonico concetto d’impresa. Questa percezione ha portato a concepire realtà come quelle delle PMI italiane come antiquate, rafforzando la convinzione che l’unica tipologia di azienda che possa salvare la nostra economia sia la startup.
Due realtà diverse ma complementari
La realtà invece è ben diversa. Startup e PMI italiane, invece che vivere distanti, dovrebbero cercare di avvicinarsi e collaborare per incrementare le reciproche possibilità di successo.
Molte delle startup nate negli ultimi tempi peccano infatti della concretezza e della pragmaticità che invece aziende come le PMI italiane, oltretutto ben più strutturate, possono fornire mediante la condivisione delle proprie competenze manageriali, risorse organizzative, attrezzature e canali di vendita.
Le piccole medie imprese, dalla loro, potrebbero giovarsi della carica innovativa e delle conoscenze tecnologiche delle startup, le quali, essendo abituate a sviluppare i loro business grazie al bootstrapping, una particolare pratica di autofinanziamento di cui abbiamo parlato qualche settimana fa, possono permettere alla PMI di trovare dei partner relativamente poco costosi e poco assetati di risorse.
La frequente ricerca di finanziatori esterni da parte delle startup dovrebbe avere come target anche le PMI italiane, come confermato dal recente interesse nei riguardi di questa tematica da parte di due importanti eventi svoltisi in Italia: Il Big Tent a Roma e lo Smau a Milano.
Google e la digitalizzazione delle PMI italiane
Al Big Tent di Roma si è parlato del futuro del Made in Italy e di quanto la digitalizzazione delle PMI italiane, attualmente molto sotto la media europea, potrà rivelarsi una componente vincente nella progressiva ripartenza dell’economia italiana.
All’interno dell’evento è intervenuto Eric Schmidt, Executive Chairman di Google, secondo il quale le caratteristiche del sistema economico italiano sono decisamente adatte a competere nel mondo del web.
Il Made in Italy, infatti, essendo un brand riconosciuto e ricercato a livello mondiale, possiede potenziali clienti in tutto il mondo; inoltre, la grande qualità e la forte personalizzazione dei prodotti d’eccellenza italiani possono rivelarsi un grande vantaggio in seguito all’aumento del bacino d’utenza offerto dal web.
Google intende stimolare personalmente questa progressiva digitalizzazione delle PMI italiane attraverso tre fasi:
1. dando maggiore visibilità alle eccellenze nascoste dell’Italia
2. diffondendo tra gli imprenditori le competenze digitali
3. consegnando ai giovani il ruolo di promuovere la transizione digitale delle imprese italiane
Il deciso interesse manifestato da Google verso la digitalizzazione delle nostre PMI ci porta a pensare che attuare questo cambiamento possa davvero rivelarsi una scelta strategica per il rilancio della competitività delle imprese italiane.
Anche la 50esima edizione dello Smau, svoltasi a Milano lo scorso ottobre, ha posto al centro dell’attenzione la necessità di stimolare l’incontro tra PMI, startup e fondi pubblici.
Secondo Pierantonio Macola, Amministratore Delegato di Smau, le PMI italiane per cominciare un processo di rinnovamento dei propri business devono avere il supporto di tre attori fondamentali: le startup, le imprese del settore digital, e le regioni.
L’attenzione dedicata a questo tema da parte di questi due importanti eventi è un segnale di come si stia smettendo di vedere le startup come elemento a se stante, cercando invece di propiziare un incontro tra la carica innovativa di queste ultime e la miriade di piccole medie imprese che per anni hanno costituito il vanto del florido tessuto industriale italiano.
Aiutare le imprese nell'identificare le possibilità commerciali
Per il futuro occorre quindi propiziare sempre più l’incontro tra PMI e startup, nella speranza di formare partnership commerciali di successo che possano incrementare la componente innovativa e digital delle nostre imprese e dare forza alle eccellenze italiane.
Le PMI, così occupate nella gestione caratteristica dell’impresa, rischiano di non avere un quadro chiaro delle aziende innovative che si stanno sviluppando sul territorio e di non avere il tempo di analizzare dettagliatamente i business dei potenziali partner.
L’istituzione quindi di una associazione d’affiliazione d’impresa, che agevoli ed aiuti gli imprenditori nella ricerca e nell’identificazione dei partner ideali, può essere un grande punto di partenza.
Coinvolgendo regioni, incubatori d’impresa, organizzatori di eventi, camere di commercio e associazioni d’imprese all’interno di una rete integrata, si potrà dare vita ad un organismo che aiuti gli imprenditori a identificare le migliori opportunità di business che il territorio circostante propone.
Riqualificando in questo modo i tessuti industriali italiani probabilmente sarà possibile rimettere in moto l’economia del nostro paese e rilanciare il Made in Italy in campo internazionale.
Per un quadro più generale sull'eccellenza italiana, leggi Una classifica dei prodotti top a marchio “made in Italy”.