Per personal branding intendiamo l'auto-promozione mediante quelle tecniche che si adoperano solitamente per promuovere un brand, trattando se stessi, per l'appunto, come un prodotto. Ma cosa accadrebbe se... fossimo realmente un prodotto?
Dev'essere stata questa la domanda che ha albergato nella mente del fotografo Mike Mellia prima di partorire Self-Absorbed, il progetto che ha portato alle estreme conseguenze il concetto di personal branding centrando il suo intrinseco obiettivo: far percepire il suo autore come unico.
Tra il personal branding e la provocazione, non è un caso che Self-Absorbed voglia dire "egocentrico". Infatti, in contrapposizione con la maggior parte dei giovani che vedono nei social media lo spazio privilegiato in cui raccontare la propria vita, Mike ha creato un brand autoreferenziale i cui prodotti rimandano a quelle pubblicità americane così famose da essere ormai diventate dei cliché (vedi il Marlboro Man), ma con un'unica differenza: ogni immagine della collezione contiene un ritratto dell'autore inserito nel logo originario.
In seguito, i prodotti realizzati sono stati distribuiti nei locali, nei supermercati e addirittura nelle case di riposo, con la stessa invasività con cui diffondiamo i nostri aggiornamenti di stato online. In fondo, raccontando ossessivamente se stessi sui social media, non è come se si costruisse ognuno la propria marca?
L'intento è quello di sottolineare l'analogia tra la modalità di vendita dei prodotti e quella di auto-branding attraverso i social media, e il risultato è un ibrido tra l'interattività della performance e la sovversività della street-art.
Volete sapere il paradosso? In molti, scovando i prodotti tra gli scaffali, li hanno fotografati e pubblicati nei propri account social, ma l'obiettivo è stato comunque raggiunto: il "caso Self-Absorbed" ha invaso i luoghi pubblici ma anche la rete, il nome "Mike Mellia" non sarà dimenticato tanto presto e le stampe in stile pop-art dei suoi prodotti sono già in vendita. Mica male, no?