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  • La top ten delle aziende alimentari italiane passate in mano straniera

    11 Luglio 2013

    La settimana scorsa si è tenuta a Roma l’annuale assemblea nazionale della Coldiretti. Dal palco del Palalottomatica, il presidente Sergio Marini, ha lanciato l’allarme sulle acqusizioni di aziende alimentari italiane da parte di operatori stranieri. Secondo uno studio presentato nel corso dei lavori, dall’inizio della crisi, il valore in termini di fatturato delle imprese acquisite raggiunge i 10 miliardi di euro. Una denuncia, quella della maggiore rappresentanza dell’agricoltura italiana, alla quale proviamo a dare un volto stilando una top ten dei marchi più celebri che sono passati in mano straniera.

    10. Chianti Classico Casanova La Ripintura

    Iniziamo la nostra top ten dal marchio forse meno conosciuto, ma certamente dall’acquisizione più significativa. Proprio nel 2013 infatti, per la prima volta un’azienda vitivinicola del Gallo Nero, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino (Chianti), è divenuta di proprietà di un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong. Un caso unico che è stato seguito da un’altra acquisizione di un marchio tradizionale italiano, proprio qualche settimana fa. Si tratta dell’acquisto di una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della Pasticceria Confetteria Cova, proprietaria della società Cova Montenapoleone Srl, che gestisce la nota pasticceria milanese, da parte della multinazionale del lusso LVMH.

    9. Carapelli Sasso e Bertolli

    Le tre aziende olearie fanno parte dal 2006 del portafoglio prodotti del gruppo alimentare spagnolo Deoleo (ex SOS), che ha acquisto la Bertolli dall’Unilever.

    8. Riso Scotti

    In questo caso non parliamo di un’acquisizione, ma del recente trasferimento del 25% delle quote societarie dell’azienda alimentare italiana specializzata nella produzione e nella lavorazione del riso alla multinazionale spagnola Ebro Foods.

    7. Star

    Passata nel 2012 in mani spagnole con il 75% delle quote possedute dal gruppo agroalimentare di Barcellona Gallina Blanca.

    6. Gancia

    Un’altra azienda vitivinicola, questa volta delle bollicine, si piazza nella nostra top ten dopo l’acquisto da parte del magnate russo della vodka Rustam Tariko avvenuto nel 2011.

    5. Fiorucci

    Sempre nel 2011 la romana Fiorucci è stata acquisita dalla spagnola Campofrio Food Holding.

    4. Peroni

    Entriamo in zona calda con un marchio storico italiano entrato nell’orbita della sudafricana SABmiller, gigante mondiale della birra, che ha posizionato il marchio italiano nel suo portafoglio attività puntando fortemente sulla sua provenienza per la comunicazione commerciale. Qualcuno di voi ricorda le ultime campagne Nastro Azzurro?

    3. Galbani

    Saliamo sul gradino più basso del podio dove troviamo il celebre gruppo alimentare lombardo controllato dal 2006 dalla multinazionale francese Lactalis, la stessa che aveva acquistato da Nestlè e Kraft le italianissime Locatelli e Invernizzi.

    2. Perugina

    La storica casa dei Baci è stata una delle prime aziende italiane acquisite da operatori esteri, e precisamente dalla multinazionale svizzera Nestlè, la più grande azienda alimentare a livello mondiale. L’operazione risale addirittura al 1988 quando la Nestlè mise nel carrello anche la Buitoni, per poi passare all’Antica Gelateria del Corso nel 1993 e alla San Pellegrino nel 1998.

    1. Parmalat

    Al primo posto della top ten posizioniamo forse il marchio più celebre della nostra rassegna, la Parmalat, acquista nel 2011 dal già citato gruppo francese Lactalis in seguito al noto crac finanziario che sconvolse l’opinione pubblica alla fine del 2003. Alcune interessanti considerazioni sull’argomento rilasciate dall’attuale presidente Marini sintetizzano la situazione in cui versa l’economia italiana in questo momento: «I grandi gruppi multinazionali della chimica e della meccanica che fuggono dall’Italia, investono invece nel nostro agroalimentare che fa segnare il record nelle esportazioni» e aggiunge, «Il passaggio di proprietà (delle aziende alimentari)ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero.».

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