A solo un anno dalle prime elezioni democratiche in Egitto, il governo Morsi dichiara "mea culpa". La seconda alba di quello che da sempre è stato considerato il più avanzato dei paesi del mondo arabo da un punto di vista politico-culturale e tecnologico in realtà è diventata un tramonto.
Il tramonto del desiderio di democrazia, delle nuove tecnologie, di un vero sviluppo industriale basato sulla crescita economica e non sulle commesse pubbliche e aiutini statali.
Da paladino della giustizia alla teocrazia
Nel novembre 2012 Mohamed Morsi si distinse come intermediario tra il movimento islamico di resistenza Hamas e Israele nell'ennesimo conflitto nella striscia di Gaza, mediando con gli stati uniti il cessate il fuoco.
Da qui, l'inizio del cambiamento. L'attribuzione di ampi poteri giudiziari in modo da rendere non impugnabili i decreti presidenziali. Nuovi processi contro gli imputati dell'era Mubarak assolti in precedenza. Prolungamento del mandato dell'Assemblea Costituente. Attribuzione di poteri speciali per compiere qualsiasi azione si sarebbe resa necessaria per difendere la rivoluzione.
Un escalation che ha portato il popolo egiziano al desiderio non di ribellione, ma di protesta. Dalla protesta alla ribellione il passo è stato breve, a causa della repressione da parte del governo Morsi che ha causato anche delle vittime.
Morsi si dimette, il popolo festeggia: le aspettative disattese
Ne avevamo già parlato qualche mese fa del boom tecnologico dell'Egitto, con un incremento delle attività online, l'apertura ai media internazionali e alla rete. Queste erano le aspettative di un popolo per anni sotto la dittatura, che agognava una crescita economica, culturale e un'apertura verso il mondo occidentale con i suoi pregi e difetti.
Ma il modello che Morsi ha cercato di importare non è stato quello del lontano Occidente, ma della vicina Turchia. Da qui si è innescata la catena. Nessuna crescita organica del tessuto industriale ma la solita ricetta per i paesi emergenti ormai inefficace: l'abbassamento del costo del lavoro e accordi commerciali per stimolare le esportazioni. Ma l'estero non è più così reattivo, e l'unica nazione che avrebbe potuto sostenere la crescita delle esportazioni, ha volto lo sguardo altrove.
Gli errori di Morsi
Dove ha sbagliato Morsi? Nel voler seguire il modello turco? Nell'essersi posto come il paladino della democrazia, per poi trasformarsi nel peggiore dei conservatori al sorgere delle prime proteste?
Il fatto che l'Egitto, come la Turchia, abbia perso la sua occasione di intraprendere un vero modello di sviluppo, è sotto gli occhi di tutti.
I militari sono in agguato, pronti a riprendere in mano il potere, sebbene non abbiano mai smesso di averlo. In questo anno di governo Morsi, i militari hanno proseguito gli affari e perseguito i propri interessi.
La situazione in Egitto è dunque rimasta uguale? Forse un cambiamento Morsi lo ha apportato. Oggi è il popolo a reclamare a gran voce l'intervento militare. La rivoluzione modernista che ha portato al potere Mohamed Morsi, si è conclusa nella consueta politica del terrore.