Con l'arrivo dell'estate cresce la voglia di gelato. Un alimento a volte osannato, altre criticato, che spesso, approfittando della bella stagione, viene consumato anche come pasto principale della giornata, concendendosi così una pausa fresca, pratica e gustosa. D'altronde si sa, in Italia siamo fortunati, e possiamo restare a dieta anche mangiando un gelato. L'attenzione nella scelta degli ingredienti da parte dei maestri gelatai nostrani, ci permette di gustare un cono o una coppetta in ogni momento della giornata, senza rinunciare ad un alimento sano ed equilibrato. Di tutto questo sembrano essersi accorti anche all'estero dove le vendite di gelato italiano, specie se artigianale, non conoscono sosta.
Il gelato artigianale italiano è uno dei fiori all'occhiello della nostra tradizione alimentare ed il suo successo si basa su una tipica innovazione di processo, che vede la trasformazione, grazie alla maestria dei gelatieri, di materie prime fresche in un prodotto inimitabile, apprezzato in tutto il mondo, con il suo gusto inconfondibile, ben diverso da quello dell'ice cream o del frozen yogurt all'americana.
I dati sulle esportazioni parlano chiaro, i consumi di gelato italiano nel mondo sono in continua crescita, con tutti i riflessi positivi che questo comporta in termini di immagine del nostro paese nel mondo. Sono sempre più numerosi i casi di nuove aperture di gelaterie tipicamente artigianali all'estero, da parte di operatori italiani, anche al di fuori da logiche di internazionalizzazione poste in atto da catene già note a livello nazionale. Aumentano infatti, le testimonianze reperibili sul web, di gelatai più o meno giovani, che hanno lasciato l'Italia per invadere le spiagge o le high street delle grandi capitali di mezzo mondo. L'export verso i paesi dell'Unione Europea vede al primo posto la Germania, un trend in crescita è quello degli Stati Uniti (New York, Miami, San Francisco), suscita infine interesse l'apprezzamento proveniente dai paesi dell’est Europa, dell'estremo oriente e dall'Australia.
Le prospettive di crescita sono esaltanti, non solo per i maestri artigiani, ma per tutta la filiera del gelato, dai produttori di macchine specializzate a quelli di semilavorati, senza dimenticare che l'Italia è anche la patria natale del famoso cono, uno dei prodotti di food design più celebri al mondo. Per quanto riguarda le aziende che producono macchine per gelateria, il fatturato totale è pari a circa 200 milioni di euro (80% di export), in leggera decrescita rispetto all’ultima stagione, mentre le aziende di arredamenti e attrezzature, ottengono un fatturato di circa 500 milioni di euro (30% di export). Importante inoltre il valore del gelato artigianale per l’industria agroalimentare: nel 2011 sono state acquistate 220.000 tonnellate di latte, 64.000 di zuccheri, 21.000 di frutta fresca e 29.000 di materie prime per creme e paste.
Sono circa 600 i gusti di gelato che si possono degustare e ogni estate vede spuntare il suo tormentone, questa volta sembra essere la stagione del gusto del papa, realizzato con crema chantilly variegata con 'dulce de leche' (crema a base di latte e zucchero tipica del sudamerica) e copertura di gianduia. In Costa Smeralda invece, la nuova moda rigurda il finger ice, un gelato in versione finger food dalle contaminazioni esotiche e lussuriose, dallo champagne al caviale. L'industria del gelato naturalmente non si arrende e non potendo competere sulla qualità sembra voler spostare l'attenzione sul rispetto per l'ambiente. E' di queste ore infatti la notizia dell'accordo raggiunto tra FS e Unilever per il trasporto "green" su rotaia dei gelati Algida per il territorio italiano.
Guardando le presenze e il successo delle ultime fiere di settore tenutesi in Italia non c'è che da essere ottimisti. La parola chiave del momento è internazionalizzazione e gli operatori del comparto sembrano voler raccogliere la sfida puntando sul fare rete. Gli eventi a sostegno della promozione del gelato italiano nel mondo sono innumerevoli e forse necessiterebbero solo di una migliore interazione e razionalizzazione, in modo da non fuorviare il consumatore estero con una miriade di informazioni non integrate.