Come reagireste se qualcuno dicesse che riciclare i rifiuti è sbagliato? Si tratta di uno stolto, un ignorante, o semplicemente qualcuno che si sta prendendo gioco di noi?
Potrebbe invece semplicemente trattarsi di uno dei sostenitori del modello di economia circolare, “Circular Economy”, dal nome di uno studio pubblicato dalla Ellen MacArthur Foundation, recentemente condiviso con i leader politici ed economici di mezzo globo.
In realtà, nessuno vi dirà mai che riciclare è sbagliato, almeno fino a quando l’alternativa è quella di seppellire tutto insieme in una discarica. Ma c’è dell’altro.
Riciclare come facciamo oggi non è ottimale
Il paradigma tipico dell’uso corretto dei rifiuti ci suggerisce in quest’ordine di 1) Ridurre i rifiuti (es., comprando latte o saponi alla spina) 2) Riusare i rifiuti 3) Riciclare i rifiuti 4) Buttare in discarica.
Come si può vedere, il riciclaggio è già di per se un’opzione fortemente subottimale. I motivi sono presto detti: riciclare ha un costo energetico ed ambientale. Per riciclare la carta, ci vuole energia per togliere l’inchiostro ed impastare con almeno il 30% di cellulosa vergine. Il vetro deve essere fuso a temperature a tre cifre, per poi essere riforgiato in bottiglie e bicchieri, con costi energetici vertiginosi. Molto meglio riusare, prendendo le stesse bottiglie, lavandole, e restituendole agli imbottigliatori.
I limiti del riuso e l'economia circolare
I limiti del riuso sono però da ricercare nel limitato numero di prodotti che nella loro forma finita possono essere presi e riutilizzati in maniera continuativa (ok realizzare recipienti per la pasta dai fondi di bottiglia, ma non si può pensare di riempire ogni angolo della casa con pennette, farfalle e spaccatelle!), e dal fatto che il riuso spesso può avvenire solo per il prodotto nel suo stato finale (la famosa bottiglia o la si riusa come bottiglia, o niente).
L’economia circolare punta a superare proprio questo limite. Si tratta di un nuovo paradigma produttivo dei beni di consumo. Ogni bene deve essere composto da pezzi standard facilmente smontabili e recuperabili al termine della vita utile. I prodotti, o gruppi di prodotti, dovrebbero essere composti sempre dalla stessa gamma di pezzi, permettendo la realizzazione di nuovi oggetti.
E’ un po’ come se tutto fosse fatto di Lego. Facciamo una casa, quando la distruggiamo, i singoli mattoncini possono essere facilmente recuperati e ricomposti a formare un ponte oppure un aeroplano.
L'opportunità economica
In Europa, sempre secondo lo studio della Ellen MacArthur Foundation, il potenziale di risparmi gira nell’ordine dei 700 miliardi di dollari all’anno.
Questo è rafforzato anche dal contesto di mercato per i prossimi anni. I prezzi delle materie prime continuano a salire nonostante la crisi. Miliardi di nuovi consumatori stanno entrando nella classe medio/borghese in paesi asiatici, con la conseguente domanda di prodotti e beni di consumo. L’estrazione totale di risorse nel mondo è prevista raddoppiarsi dal 1980 al 2020.
A scarsità data di materie prime in un mondo finito, questo non è sostenibile. Non è soprattutto sostenibile l’attuale modello di economia lineare: prendi, fai, butta. Un modello che secondo lo studio in oggetto ci porta a sprecare oltre il 60% delle materie prime (tra incenerimento e discarica).
I principi di base dell'economia circolare
L’economia circolare si fonda su alcuni principi di base:
Lo scarto è nutrimento: Non esiste più il concetto di spazzatura. Ogni prodotto è composto da parti tecniche e biologiche. Le devono essere rimesse nel circolo produttivo per un nuovo assembramento con il minimo consumo possibile di energia. Le parti biologiche non danneggiano l’ambiente e sono destinate al compostaggio.
La diversità e forza: Costruire sistemi produttivi integrati e modulari, con forti interdipendenze, per resistere meglio agli shock esterni. La ricerca dell’efficienza di una singola linea produttiva e della massimizzazione della produzione è fragile e non massimizza l’utilità per il sistema
Basarsi su energia rinnovabile: Il concetto di circolarità dovrebbe guardare all’energia, producendola solo da fonti rinnovabili e consumandone il meno possibile
Pensare in termini di sistema: Capire le interdipendenze tra materiali, cose e processi e l’impatto che ogni decisione, produttiva e non, ha sul sistema nel suo complesso
Come funzionerebbe in pratica un modello di Economia Circolare?
Il modello in funzionamento
I prodotti vengono costruiti a partire da un elenco di “componenti standard” , pezzi di plastica, cartone, alluminio di dimensioni e forma predeterminate. Potremmo ipotizzare 30 componenti standard per ogni materiale da cui si assemblano tutti i pezzi di consumo.
Il prodotto, al termine della propria vita utile dal punto di vista dell’attuale consumatore/possessore, dovrebbe andare un centro di raccolta. Qui andrebbe destinato al riuso, se possibile, inviandolo opportunamente lavato e trattato direttamente ad un “rivenditore” (potrebbe essere il caso della bottiglia di vetro). Il passaggio successivo è il centro di riciclaggio, dove il prodotto viene scomposto nei sui singoli componenti da rivendere ai produttori di beni di consumo, che assemblano i nuovi prodotti dalle singole componenti (ad esempio, una sedia fatta a partire da componenti standard di plastica ed alluminio)
Per quelle parti o prodotti non smontabili, si profila il riciclaggio come lo conosciamo oggi: dal compattamento dei materiali ai vari processi meccanici e chimici che portano alla creazione di nuova fibra vergine. La discarica, è solo un’opzione marginale per quei materiali che non possono essere avviati al riciclo.
Come farlo accadere?
Come e quando un modello di economia circolare potrà mettersi in pratica non è dato sapersi. Lo stimolo potrebbe venire dai consumatori, dal prezzo delle materie prime, oppure da volontà politica. La difficoltà è data dal fatto che una sola azienda non può mettere in pratica un’economia circolare.
Ha bisogno che le materie prime gli vengano fornite in componenti standard, e che esista un sistema per la raccolta, lo smontaggio e la redistribuzione delle componenti.
Si tratterà di un passaggio epocale, da fare necessariamente a livello sistemico e non locale. Richiederà coordinazione e forte volontà politica. Viviamo in un mondo a risorse e spazio finito. Alcune centinaia di anni fa, la popolazione dell’Isola di Pasqua ha iniziato uno sfruttamento dissennato delle risorse naturali, in particolare alberi, che continuavano ad essere abbattuti nonostante si potesse vedere ad occhi nudi che si stavano esaurendo. Il nostro mondo è troppo grande per darci il privilegio di una vista d’insieme, ma troppo piccolo per resistere ai ritmi di sfruttamento attuali.
Rispetto agli abitanti dell’isola di Pasqua, abbiamo la tecnologia e le conoscenze per cambiare il nostro destino. E dargli una forma un po’ più…circolare.