1996, a Milano il sindaco è Formentini, il leghista votato al buon decoro al punto da aver reso illegale sedersi sui gradini del Duomo; in compenso la sera nei parchi del centro i nordafricani fanno grigliate all’aperto e puoi comprare (anche) gli spiedini come a Marrakech.
All’entrata del centro sociale Garibaldi ci sono quattro ragazzi in età da liceo, uno ha i capelli azzurro puffo appena fatti (sono una figata!) ed ha appena discusso lungamente con i suoi genitori: incomprensibilmente sua madre non ha compreso del tutto le ragioni di questa sofisticata scelta estetica, nonostante questo è riuscito lo stesso ad uscire perché stasera c’è un concerto che non si può perdere.
I quattro “sbalà” discutono animatamente con un ragazzone con i rasta responsabile della cassa: entrare costa 5 mila Lire a testa e noi in 4 siamo disposti a darne 10, il resto serve per la birra e non se ne discute.
Ma il tempo stringe, il concerto sta per iniziare e il rastone questo lo sa bene, patteggiamo per 12 mila Lire ed entriamo di corsa mentre le prime note di “Occhi Puntati” rimbombano nel cortile affollato e polveroso.
Questa sera il cantante, Cippa, è più storto del solito, al punto che non ricorda bene neanche le parole del suo primo album “United Rumors of Punkreas”, mitico album che noi tutti abbiamo in cassetta copiato da una copia di una copia; ma il posto è così piccolo che più che essere ad un concerto dei Pankreas siamo ad un concerto con i Pankreas, e mentre tra amici ci prendiamo allegramente a gomitate in bocca nel pogo, io cerco di non rovesciarmi la birra sul parka e mi copro il sopracciglio per evitare botte su piercing.
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Dopo tutto questo dire, vi avrei messo volentieri una versione Live ma non ne ho trovate. Anzi se ne avete voi fatemi sapere.
I Punkreas non sono i Jethro Tull e neanche i Canned Heat, ma in quegli anni io aspettavo i loro concerti come un bambino aspetta il Natale, per vivere una serata di urla e di sudore, per tornare a casa in ritardo e senza voce, con le orecchie che fischiano e la sensazione di aver fatto qualcosa di eccezionale; una volta a Milano c’era Ozzy Osbourne e io non sono andato perché suonavano i Punkreas, che se ci ripenso adesso mi tirerei una martellata su un piede.
Il concerto è il momento di comunione con la Band, l’unico vero momento in cui il pubblico fa parte dello show, che si parli del live in uno stadio o di 30 adolescenti in un centro sociale, è un’esperienza unica e nuova ogni volta.
Dal vivo cambia tutto, alcuni gruppi si trasformano, diventando davvero irriconoscibili, prendiamo d’esempio i Police: credete di conoscerli perché avete sentito “Every Breath You Take” registrata in studio?
Provate a sentire Born in the 50’s Live in Boston 1979, un pezzo qualunque va bene, vi posto qui sotto tutto il Live ma io vi consiglio "Can't Stand Losing You" che trovate al 7' minuto.
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Alcuni Live me li sono persi per questioni anagrafiche, altri perché da adolescente l’idea che il tempo non fosse infinito e immutabile non mi sfiorava neanche, non ho mai sentito i Nirvana o i Morphine dal vivo e questo non me lo perdonerò mai, anche per questo adesso prediligo le registrazione live.
Ed è per questo che sono un entusiasta abbonato di Concert Vault, servizio on-line di Wolfgang’s Value, il più grande archivio di musica live esistente, contenente migliaia di tracce live registrate dagli anni ’50 ad oggi, tutta la storia del Rock e del Blues live, accuratamente rimasterizzata in versione audio e video a vostra disposizione per streaming e download.
Potete accedere al servizio dal sito, oppure da mobile scaricando l’app, se siete in cerca di video la versione smartphone è un’po’ punitiva e consiglio di più quella tablet che è davvero ben fatta; il bello è che gli artisti sono remunerati ogni volta che visualizzate o scaricate un brano, in modo analogo a come avviene su Spotify.
Inoltre nella sezione “Store” potete trovare poster originali dei live, stampe fotografiche da collezione e perfino i biglietti e i pass per i backstage d’epoca, nel caso non sapeste cosa regalare alla festa della mamma.
Alla prossima.
Jack ‘n Roll