Giardini verticali, foreste nebulari in serra, macchia mediterranea e maestosi baobab africani. Vorreste vederli tutti insieme in un bizzarro viaggio nel mondo vegetale? Allora il vostro posto è a Singapore, la garden city d’asia, la città stato che ha fatto della modifica e manomissione del territorio una prerogativa ed un business.
Singapore è la lo stato con la più alta densità abitativa del mondo: oltre 7300 abitanti per chilometro quadrato. Chi la visita resta però raramente con l’impressione di una città caotica o sovraffollata. Gli spazi restano ampi, le strade larghe, ed ogni condominio destina ampi spazi al verde comune, salvo poi svilupparsi in verticale per decine e decine di piani.
La ricerca di spazio è spasmodica e significa denaro. I prezzi degli immobili sono alle stelle, il PIL pro capite è maggiore di oltre il 40% della media europea, e nuovo spazio significa assicurare vivibilità facendo al contempo grossi affari immobiliari. Per questo Singapore ha allargato la propria isola, contendendo spazio al mare, ed espandendosi di oltre il 30% della propria dimensione negli ultimi 40 anni.
La zona più caratteristica della città, Marina Bay con il suo novero di grattaceli avveniristici, è interamente costruita da terra inventata dall’uomo. Una faraonica e costosa opera di riempimento dei mari. Ma Singapore non è solo grattacieli. La terra ed il business non vengono solo da mattoni e vetri incastonati con forme avvenieristiche.
La città mira a passare da “Garden City”, concetto così importante da essere sulle banconote dei singapore dollars, a "City in the Garden", invertendo il paradigma di spazio verde, all’intero del quale si trova la città (e non viceversa).
Nel 2005 il primo ministro Lee Hsien Loong annuncia la creazione di “Gardens in the Bay”, un avveniristico ed iconico parco di 105 ettari meraviglie ed i colori della natura. Inaugurato pochi mesi fa, ovviamente da un nuovo lotto di terra strappato al mare, è un vero e proprio parco tematico dedicato al mondo vegetale. Dimenticatevi i parchi zoo o i parchi botanici.
Gardens in the bay è la terra dei “mega-alberi” ricoperti da giardini verticali, di futuristici padiglioni di vetro dove l’uomo ha plasmato la natura a suo piacimento e e per il proprio compiacimento. E’ diviso in tre diverse aree tematiche incluse in un unico biglietto dal prezzo di ingresso non modico (dai circa 15 euro per i locali ai circa 20 per i turisti), rendendone di fatto una vera e propria macchina da soldi, con circa 1 milioni di visitatori nei primi due mesi di attività. Anche la posizione è strategica, proprio alle spalle del famoso mega albergo "Marina Bsay Sands" con la sua piscina di 120 metri sulla terrazza a forma di sommergibile, proprio accanto ad un grossò casinò.
Non bisogna però dimenticare che la fortissima urbanizzazione di Singapore ha di fatto cancellato la maggior parte della foresta pluviale che ricopriva originalmente l’isola. Ed anche che le riserve rimanenti, nel centro della città, siano generalmente poco frequentate. I locali appaiono generalmente poco interessati ad approfondire la flora comunque rigogliosa, la natura in libertà, ma piuttosto a scattarsi una foto ricordo con il cartello riportante il “punto più alto di Singapore”, ben 163 metri nella collina di Bukit Timah. Da far sganasciare anche il più dilettante degli alpini. Tutti però ben contenti, qualche chilometro "a valle", di pagare ed andare ad ammirare, fotografare e farsi fotografare con la natura in cattività. Che non sia un modo per Singapore di pagare il proprio debito con la madreterra? O forse semplicemente, miracoli del marketing