Non c'è da stupirsi, vista la grande fama di Steve Jobs, che anche altri leaders di importanti aziende che operano nel settore della tecnologia vengano spesso paragonati proprio a questa carismatica figura. Questa volta è il turno di Mark Shuttleworth, recentemente accostato a Jobs da diversi siti e personaggi di spicco del mondo di Linux.
Per chi non lo conoscesse, il milionario sudafricano è il fondatore di Canonical, la società sponsor di Ubuntu, il più famoso sistema operativo Open Source. La curiosità del paragone con Jobs - solitamente considerato un complimento - è che sia suonato come un insulto, essendo rivolto ad uno dei leader storici del movimento Open Source.
Apple infatti, ancor più di Microsoft, è considerata dai sostenitori del movimento del software Open Source un "nemico", perché è accusata di costruire il proprio successo grazie a politiche che penalizzano la libertà degli utenti.
Ma andiamo per gradi: perché Shuttleworth viene considerato da molti come una traditore? E perché sarebbe così sbagliato per Canonical imitare Apple?
La nascita e l'espansione
Canonical nasce nel 2004 come software company per fornire supporto commerciale a Ubuntu, un sistema operativo installabile su computer e server aziendali. Di fatto l'azienda nasce con lo stesso modello di business di Red Hat, impresa che negli anni '90 ha costruito il proprio successo fornendo supporto e consulenza ad aziende che, sui propri server, sceglievano di utilizzare sistemi Linux-based invece che proprietari, risparmiando sui costi di licenza.
Dal progetto commerciale di Canonical nasce quindi Ubuntu, sistema operativo libero e gratuito basato su Linux, che però, a differenza di altri sistemi Linux-based, aveva l'obiettivo di essere user-friendly e poteva offrire ai principianti il supporto di una comunità molto attiva e ben organizzata.
Ubuntu negli anni è cresciuto molto ed ha avvicinato sempre più utenti proprio grazie a questa grande comunità, che ha anche contribuito allo sviluppo del codice ed al miglioramento del sistema operativo, segnalando e correggendo i bug e proponendo nuove soluzioni per rendere Ubuntu sempre più completo e user-friendly. Grazie alla dedizione di molti appassionati, convinti che nell'aiutare lo sviluppo di Ubuntu stessero aiutando la diffusione della filosofia Open Source, il sistema è stato tradotto, sono state create delle guide, e persino eventi che ne promuovessero l'utilizzo.
Si può dire, in buona sostanza, che Ubuntu debba il suo successo ad una grande comunità ben gestita ed organizzata da Mark Shuttleworth, fondatore ed autodichiarato "dittatore benevolo" della community.
Ad oggi Canonical è una multinazionale che impiega più di 500 persone ed è presente in 30 Paesi, ed Ubuntu è uno dei sistemi operativi Linux-based più utilizzati, installato su miloni di desktop e laptop del mondo.
La svolta e le critiche
La svolta è avvenuta nel 2010, quando Canonical, per non perdere il passo con l'avanzare dei sistemi "touch" dei concorrenti ha deciso di sviluppare Unity, un'interfaccia che avrebbe poi reso possibile lo sviluppo dei recenti sistemi operativi per tablet e smartphone, consentendo la medesima user experience sui diversi dispositivi.
Dal lancio di Unity, poco gradita dal pubblico, Canonical è stata accusata di aver abbandonato la propria comunità. Le polemiche non si sono fermate neanche quando Canonical non ha fatto pressioni su Adobe per aver tolto il supporto ad Air e Flash a Linux, così come quando l'azienda non si è curata di trovare una soluzione al problema del Secure Boot di Microsoft. Da molti, questo è stato interpretato come un segno del crescente disinteresse per il mondo dell'Open Source da parte del milionario sudafricano.
Come se non bastasse, Canonical ha ridotto od annullato il proprio supporto a diverse distribuzioni ufficiali derivate, e ciò ha causato non pochi malumori tra gli utenti, che hanno visto in Canonical la volontà di far convergere tutti verso Ubuntu con la nuova e odiata interfaccia Unity.
L'intenzione di Canonical pare proprio essere quella di spostare Ubuntu "da sistema operativo Open a sistema operativo sempre meno Open". Il tutto fa parte di una strategia certamente volta a conquistare una fetta del mercato dei dispositivi mobili, che vale miliardi di dollari.
Inutile dire quanto tutti questi cambiamenti sono stati criticati proprio da coloro che avevano tanto sostenuto Ubuntu. Grazie a questo cambio di politiche - unilateralmente decise da Canonical - che tradiscono l'Openness del sistema, le accuse della comunità sono state feroci.
Sul Web in molti accusano Canonical di avere eliminato - se non cinicamente sfruttato - la community di Ubuntu per trasformare il sistema operativo in una "macchina da soldi". Per le persone che da anni sono coinvolte nel progetto e che hanno speso le proprie ore libere per sostenerlo si tratta di momenti difficili. In molti sono già passati ad altri progetti e lo stesso trend si può notare per gli utenti.
Linux Mint, una derivata non ufficiale di Ubuntu, sta riscuotendo sempre più successo proprio grazie alle politiche di sviluppo molto più community oriented.
Non mancano però i convinti sostenitori di Canonical. Alcuni affermano che "Linux per le masse ormai sia sinonimo di Ubuntu" e che l'unica possibilità cha il pinguino ha di conquistare quote di mercato sia proprio Ubuntu. Secondo loro, il sistema operativo creato da Shuttleworth sta combattendo una dura lotta per tenere il passo di Windows, iOs e MacOS e tali decisioni si sono rivelate necessarie per non perdere la sfida.
Il calo del consenso
Il calo dei consensi si può osservare dal page hit rank di Distrowatch, il sito che monitora l'evoluzione e la popolarità dei sistemi operativi Linux-based. Ubuntu, che pochi anni fa era saldamente in prima posizione, in poco tempo si è trovato ad essere sul terzo gradino del podio, dopo Linux Mint (che ha ormai una popolarità doppia rispetto a Ubuntu) ed altri. Attualmente, il suo posto è minacciato da Fedora e Debian, che sono a poche centinaia di punti di distanza.
Gli scenari futuri
UbuntuTV, Ubuntu per tablet e per smartphone sono il frutto delle nuove politiche di Canonical. L'entrata in questi nuovi settori dovrebbe servire per iniziare a monetizzare gli investimenti sostenuti per lo sviluppo del progetto Ubuntu.
Secondo alcuni, Canonical ha adottato una strategia sempre più di moda in molte start-up tecnologiche, ovvero non preoccuparsi di redigere il business plan perfetto e di progettare un modello di business sostenibile fin da subito, ma dedicarsi allo sviluppo del prodotto e sul concentrare su di sè più attenzione possibile, monetizzando i propri sforzi solo quando viene raggiunta una certa popolarità.
Ora per Canonical sembra proprio arrivato quel momento. Il problema è che l'azienda sta per monetizzare anche gli sforzi che la sua comunità ha sempre offerto gratuitamente. Tutto considerato, sorgono spontanee alcune riflessioni:
1) È moralmente accettabile che un'azienda sfrutti i contributi una comunità per poi cambiare in corsa le proprie politiche?
2) Come farà Ubuntu a creare un'ecosistema di applicazioni stile Android e iOS, proprio ora che la sua comunità vacilla?
In molti sono convinti che senza il contributo della propria "tribù" di utenti e contributors, Ubuntu sarebbe ben poca cosa. Questa "tribù" è stata una delle leve di marketing più importanti per Canonical ed ha portato Ubuntu ad essere conosciuto ed installato da persone che nemmeno sapevano dell'esistenza di Linux.
Paradossalmente, cambiare in corsa le proprie politiche in nome di un modello di business più sostenibile potrebbe rivelarsi per Ubuntu una scelta fatale.