"Non ci sono problemi di sicurezza alimentare. [...] Assicurare la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti è stata sempre una priorità. Ci scusiamo con i consumatori e assicuriamo che le azioni prese per far fronte a questo problema si tradurranno in più alti standard e in una rafforzata tracciabilità".
Così si difende la Nestlè dall'accusa di frode alimentare formulata a seguito dei controlli effettuati su alcuni prodotti a marchio Buitoni, distribuiti dalla Nestlè, che hanno rilevato tracce di carne equina pari all'1%. La multinazionale svizzera ha subito provveduto a ritirare dagli scaffali italiani, spagnoli, portoghesi e francesi, i prodotti incriminati: "Ravioli di Brasato Buitoni" e "Tortellini di carne".
Diverse sono le aziende coinvolte nell'horsegate, scandalo che dal Regno Unito è dilagato a macchia d'olio in tutti i paesi europei dando il colpo di grazia al già tanto controverso settore alimentare della carne.
I retroscena
Londra, gennaio 2013. Si grida allo scandalo, alla cospirazione criminale. Rigidi controlli alimentari hanno infatti portato alla luce alimenti quali hamburger, lasagne, spaghetti alla bolognese e altri prodotti surgelati e no, "taroccati" con carne di cavallo anziché bovina come promesso nell'etichetta.
Mentre David Cameron minimizza parlando di "imbroglio sulle etichette" e mangiando una "beef pie" (pasticcio di carne) davanti ai fotografi, la Findus ritira dal commercio i prodotti incriminati. Nel frattempo l'Unione Europea interviene avviando controlli rigidi in tutti i paesi europei, Italia compresa, che porteranno al ritiro dai mercati di altri alimenti e al coinvolgimento di note multinazionali.
Lo scandalo della carne equina dilaga.
I capi d'accusa
Frode alimentare ai danni dei consumatori. Lo scambio di carni all'insaputa dei consumatori è considerato reato. In Italia, dove lo scandalo si è riversato su società nostrane quali Buitoni e Star, il decreto legislativo 109 del 1962, obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente. In Unione Europea vige l'obbligo di indicare solo la carne bovina, dopo l'emergenza della mucca pazza, e non quella di coniglio o cavallo. Ad essere contestata non è solo la presenza di carne equina non dichiarata, ma soprattutto la non tracciabilità di tale alimento.
Da qui il secondo capo d'accusa: tracce di carne di cavallo non destinato al macello e perciò di provenienza non sicura. I cavalli non allevati per la macellazione ma destinati alla corsa sono imbottiti di farmaci, ormoni e stereoidi, il cui consumo è dannoso per l'uomo.
I colpevoli
Altisonanti sono i nomi delle società coinvolte come la Findus e la Nestlé, tra cui spiccano due note società italiane quali Buitoni e Star.
Le suddette multinazionali hanno subito preparato la loro difesa, attribuendo la responsabilità ai propri fornitori. Sul banco degli imputati arrivano dunque la Comigel, azienda alimentare francese che fornisce la Findus, la Schypke, che lavora per la Buitoni e altre aziende minori in Romania dove i controlli sono più blandi.
Le vittime
I consumatori, i primi ad essere frodati, ma anche i macellai ancora una volta vittime di uno scandalo che li coinvolge senza essere loro i diretti responsabili. E' bastato poco per far dirigere l'attenzione dei media sul dilemma "carne di cavallo sì, carne di cavallo no" piuttosto che sul reato di frode, facendo passare così in secondo piano i principali attori di questo scandalo.
Stampa, televisione hanno infatti colto l'occasione per tornare a parlare della dieta mediterranea, dei prodotti da consumare e quelli da evitare, dando tempo alle multinazionali di ripulirsi l'immagine e ai commercianti italiani di vedere diminuire la domanda di carne equina in uno dei paesi dove il consumo di questo alimento è molto elevato.
La sentenza
Lo scandalo della carne equina: ennesimo episodio mediatico che passerà presto in secondo piano, senza che nessun reale cambiamento venga apportato e i reali colpevoli paghino, oppure c'è possibilità di un finale diverso?