Ormai se ne parla ovunque. La notizia, lanciata qualche giorno fa dal Wall Street Journal che riprende voci molto vicine all'azienda di Menlo Park, è di quelle che contano: pare che Facebook stia pensando seriamente di implementare gli ormai celebri hashtag (#), sdoganando così il monopolio di Twitter.
Sicuramente una mossa a sopresa, ma non del tutto inaspettata. A Facebook fa molta gola il mercato potenziale di Twitter, soprattutto gli alti utili che questa riesce a generare sul mercato mobile. E, nello specifico, per quanto gli hashtag siano una prerogativa strettamente legata a Twitter, un piccolo potenziale competitivo viene garantito a Facebook da Instagram, sul quale gli hashtag sono fortemente sviluppati anche se per un tipo di audience diverso.
L'introduzione degli hashtag, quindi, potrebbe essere una mossa di successo per Facebook, sopratutto se letta alla luce dell'ormai prossima introduzione della Open Graph Search.
Immaginate, infatti, se nella nuova ricerca dinamica su Facebook oltre che a persone, luoghi, pagine ed applicazioni si possano individuare anche argomenti o conversazioni sull'attualità. Sarebbe un importante valore aggiunto che consentirebbe agli utenti di far emergere i loro contributi all'interno di una discussione dedicata ad uno specifico tema.
Insomma, dopo l'introduzione del tasto "Follow", un altro passo verso la vera competizione nei confronti di Twitter, da sempre padrone nel campo dell'informazione in tempo reale.
I benefici dell'introduzione degli hashtag, però, andrebbero anche a vantaggio dei brand che ancora oggi preferiscono Facebook a Twitter per comunicare con i propri fan. Gli hashtag, infatti, permetterebbero di filtrare meglio il "rumore" su Facebook e individuare un audience ancora più mirato verso cui veicolare i propri messaggi.
Benefici per gli utenti, benefici per i brand ma soprattutto benefici per Facebook: sicuramente nella valutazione dei "pro" sono stati presi in considerazione gli inserzionisti, che sarebbero ben felici di pagare un contributo a Facebook per comparire nei risultati delle ricerche sugli hashtag, un po' come accade oggi per i "Promoted Tweet".
Oltre i benefici, però, gli hashtag su Facebook comporterebbero anche alcuni problemi. Infatti, a differenza di Twitter dove la maggior parte dei messaggi sono di pubblico dominio, su Facebook le impostazioni sulla privacy hanno un livello di protezione molto più alto, anche a causa dei contenuti personali che siamo soliti caricare sul social network di Zuckerberg.
La dinamica legata agli hashtag, quindi, sarebbe utilizzabile esclusivamente dagli utenti che hanno settato la visibilità dei propri messaggi su "pubblica", limitando di molto le potenzialità dello strumento.
Comprendere quindi come strutturare questo strumento sarà fondamentale per Facebook: se da una parte i benefici potenziali sono evidenti, dall'altra il rischio dell'ennesimo flop è dietro l'angolo. Sia perché il mercato azionario non accetterebbe l'ennesimo strumento senza ritorno economico, sia perché senza una Graph Search strutturata in maniera perfetta ed accessibile a tutti gli utenti lo strumento hashtag perde qualsiasi utilità.