La Cina fornisce sempre interessanti spunti per approfondire la situazione economica e sociale del paese, abbiamo infatti già affrontato il tema dell’eCommerce dal punto di vista cinese e le nuove regole di questa potenza economica.
Questa volta ci spingiamo oltre e ci poniamo un quesito: conviene ancora delocalizzare in Cina?
La domanda è complessa e non esiste una risposta applicabile universalmente a tutte le aziende, però è possibile analizzare i singoli fattori che possono influenzare una scelta del genere per poi capire se nel caso specifico convenga o no investire in Cina.
Costo del lavoro
Il motivo principale che negli anni ha spinto le aziende occidentali a spostare tutta o parte della propria capacità produttiva nell’est è stato un costo del lavoro irrisorio e neanche lontanamente paragonabile a quello dei lavoratori dei paesi più sviluppati.
Questo ha attratto in Cina moltissime realtà produttive, soprattutto quelle labor-intensive, decretando spesso la perdita di migliaia di posti di lavoro nei paesi di origine.
Oggi tuttavia a causa del miglioramento netto dell’economia e di alcune leggi che impongono l’aumento dei salari minimi del 10-15% per alcune fasce di lavoratori il costo del lavoro non rappresenta più un vantaggio così ampio, pur rimanendo nettamente inferiore alla media Europea o Americana.
Yuan in apprezzamento
Una valuta mantenuta per anni volutamente a valori bassissimi ha permesso alla Cina di conquistare un immenso vantaggio a livello commerciale sul resto del mondo.
Le esportazioni risultavano molto convenienti per i paesi importatori e le importazioni venivano penalizzate, facendo in modo che la ricchezza prodotta all’interno del paese restasse in Cina.
Tuttavia gli alti livelli di inflazione cui è andata incontro la Cina negli ultimi anni l’hanno costretta ad un apprezzamento forzato dello Yuan e questo rende tutto più caro per un eventuale investitore esterno.
La bolla immobiliare
Un po' come ci sia aspetta in ogni economia in forte crescita, gli immobili raggiungono prezzi elevatissimi a causa dell’alta domanda.
Acquistare terreni e fabbricati in Cina oggi è molto più costoso rispetto a qualche anno fa e sicuramente può scoraggiare l'apertura di uffici e impianti nel paese.
Si dice tuttavia che la bolla immobiliare stia per scoppiare a causa del rallentamento nell’economia.
Concorrenza dei paesi cintura
Ebbene sì, anche la Cina comincia a soffrire la concorrenza di paesi più poveri che riescono ad essere più competiviti sul costo del lavoro.
Ma non solo, alcuni dei paesi vicini come Vietnam, Cambogia e Indonesia, subappaltano una parte del lavoro ai paesi Africani, a loro volta più poveri, riuscendo quindi a offrire prodotti manufatturieri a prezzi bassissimi.
Molti in queste condizioni potrebbero preferire cercare altri paesi in grado di offrire vantaggi di costo maggiori, anche se quasi sicuramente a scapito della qualità.
I Cinesi si accontentano di una ciotola di riso (ancora per poco)
La popolazione Cinese per vivere si accontenta di poco. Sappiamo tutti che si tratta di un popolo che vive quasi esclusivamente per lavorare ed è felice di avere una ciotola di riso a fine giornata.
Questo è un fattore sul quale il governo fa molto affidamento, anche per una questione di presa sulla società ed è proprio questo il fattore che permette di mantenere i salari ancora a livelli bassi.
Ma quanto durerà tutto questo? Nel recente articolo sulla nuova economia Cinese, avevamo anticipato di come stiano migliorando nettamente gli stili di vita nelle zone più sviluppate del paese e di come le abitudini di acquisto delle persone si stiano sempre più spostando verso beni di importazione contraddistinti da elevati standard qualitativi.
Dunque i salari in Cina continueranno ad aumentare, gli stili di vita miglioreranno velocemente, la bilancia commerciale Cinese sarà sempre più penalizzata e il commercio si riaprirà un po' anche verso paesi come il nostro che al momento dalla Cina riescono quasi solo ad importare.
Insomma la ruota gira e lo scotto da pagare per lo sviluppo è proprio questo, resta solo da chiedersi chi sarà la nuova Cina.