Vi siete mai chiesti quanto cibo buttiamo via? Come si potrebbe ridurre questo enorme spreco?
Andrea Segrè per Il Fatto Quotidiano ci ricorda:
“Ridurre gli sprechi di cibo significa non sprecare le risorse naturali impiegate – suolo, acqua, energia – per produrre, trasformare, distribuire e poi smaltire provocando impatti negativi non solo dal punto di vista economico – per il paese, le imprese, i consumatori – ma anche dal punto di vista carbonico (emissione di CO2), idrico (consumo di acqua) ed energetico (consumo di energia, soprattutto da fonti non rinnovabili).”
Buona parte di ciò che è ancora buono da mangiare viene gettato via anziché essere recuperato, e allora perché non utilizzare una piattaforma online per smistare il cibo in esubero in tempo reale?
In Germania, questa è stata la domanda che ha fatto nascere la piattaforma Foodsharing. Valentin Thurn, dopo aver girato il documentario "Taste the Waste" volto a indagare lo spreco di cibo in Europa, insieme ad Stefan Kreutzberger ha creato questa piattaforma contro lo spreco alimentare. Una scintilla rivoluzionaria volta a far raggiungere una nuova consapevolezza del valore del cibo.
Ad oggi è attiva nelle città di: Berlino, Colonia, Monaco di Baviera, Ludwigsburg e Chemnitz. A breve questo servizio online sarà promosso anche Austria e in Svizzera, a seguire anche in altri Paesi europei, e si spera che anche l'Italia si aggiunga, in tempi brevi, alla lista.
Come funziona?
Innanzitutto bisogna tener conto che ciò che si scambia deve essere in buone condizioni.
Le regole del Foodsharing:
- Non sono accettate:uova crude e carni macinate;
- Deve essere rispettata la catena del freddo per ciò che riguarda gli alimenti surgelati;
- Bisogna segnalare la data di scadenza dei prodotti che si vogliono scambiare
Ci si iscrive a Foodsharing (basta anche solo effettuare l'accesso tramite Facebook) versando una quota (60 Euro per i privati), e si accede alle diverse possibilità di mettere in vetrina i propri prodotti di scambio, oppure andando a incontro a chi ha il frigo pieno e vuole liberarsi di porodotti in esubero geolocalizzandosi sulla piattaforma di food sharing.
Quali sono le prospettive?
L’iniziativa mira a cresce e ad espandersi passando dai privati e cercando di coinvolgere il maggior numero di rivenditori, ristoratori e produttori che possono trovare, nella piattaforma, una valida alternativa al gettare via ingenti quantità di cibo sprecato. Dando così una seconda vita a prodotti che possono soddisfare esigenze di persone che si ritrovano a dover fare i conti con i propri portafogli, riuscendo così a risparmiare senza nemmeno rinunciare alla qualità.
Raphael Fellmer, responsabile Foodsharing di Berlino, ha reso possibile l'attivazione di un frigo dove sia possibile depositare le proprie eccedenze. L'iniziativa ha suscitato l'attenzione della catena di supermercati Bio Company che ha commissionato a un team di persone di andare a raccogliere i cibi in scadenza nei diversi punti vendita. Questo ha ridotto alla compagnia il costo per lo smaltimento dei rifiuti.
E in Italia?
Nel nostro Paese attualmente è in azione una campagna di sensibilizzazione riguardante il tema dello spreco di cibo attuata da Last Minute Market. Una società spin-off dell'Università di Bologna nata nel 1998. Oggi offre diverse tipologie di attività rivolte a imprese, istituzioni, terzo settore e cittadini che si articolano intorno alle seguenti tipologie di prodotto:
- LMM-FOOD: prodotti alimentari, eccedenze di attività commerciali e produttive;
- LMM-HARVEST: prodotti ortofrutticoli non raccolti e rimasti in campo;
- LMM-CATERING: pasti pronti recuperati dalla ristorazione collettiva (es. scuole, aziende);
- LMM-PHARMACY: farmaci da banco e parafarmaci prossimi alla scadenza;
- LMM-BOOK: libri o beni editoriali destinati al macero;
- LMM-NO FOOD: tutti i beni non alimentari.
Attivi anche sui social li potete trovare sulla Pagina Facebook: Last Minute Market project oltre che seguire le ultime novità sul blog di LMM.
Dopo il car sharing, il food sharing ci ricorda il principio della "condivisione". Che ne dite lo aggiungiamo alla nostra lista di obiettivi della nostra social media revolution? ;-)