"Shame and glasses" è un cortometraggio scritto e diretto da un giovane videomaker italiano, Alessandro Riconda. Incuriositi dalla qualità del progetto, abbiamo contattato il regista e gli abbiamo fatto qualche domanda. L'intervista si è trasformata in un'interessante occasione di guardare dall'interno il mondo del cinema indipendente, italiano e non, e dei suoi giovani talenti.
Ciao Alessandro. Parlaci di "Shame and Glasses"
È il mio primo corto da filmmaker, nel senso che prima ho girato tante cose ma tutte amatoriali. Ho fatto del mio meglio per distinguermi dalla massa di corti italiani che mal sopporto, perchè
tremendamente noiosi. Spesso si cerca di trattare temi complessi e impegnati per essere apprezzati ai festival e così facendo si finisce a girare grandi drammi che anzichè far riflettere non fanno altro che ripeterti che la gente soffre. Io sono convinto che il cinema debba innanzitutto emozionare lo spettatore e solo in un secondo momento farlo riflettere. Per questo ho deciso di raccontare una storia semplice, basata sui gesti e sull'espressività degli attori e costruita in modo da coinvolgere lo spettatore dal primo all'ultimo secondo. È la storia di un bambino di 8 anni che non riesce a fare una verifica perchè non vede bene da vicino, dunque non può leggere le domande. Gli occhiali li ha nello zaino, ma non può metterseli perchè si vergogna. In particolare teme di apparire ridicolo agli occhi della bambina seduta vicino a lui, di cui è innamorato.
Il vantaggio di trattare questo genere di storia è anche che mi dà la possibilità di dimostrare le mie capacità da regista: il soggetto è molto semplice, il successo del film dovrebbe basarsi su come io racconto la storia per immagini. Il problema è che i cortometraggi non li finanzia nessuno perchè non vendono. Ho provato ad autofinanziarlo, ma ho dovuto fare dei tagli e un temporale non ci ha nemmeno permesso di portare a casa tutte le immagini necessarie... Quindi ora stiamo cercando sponsor e abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding per concludere il lavoro.
Parlo al plurale perchè il film lo sto facendo con l'Artwelve, un'associazione culturale senza fini di lucro che aiuta i giovani come me ad avvicinarsi al mondo dell'audiovisivo in modo professionale. Sono una vera forza, senza di loro non sarebbe stato possibile per me avere un vero set con così tante persone a "lavorare" (di fatto sono praticamente dei volontari) sul mio corto.
Perché hai scelto di affidarti a Ulule?
Le piattaforme più in voga come Kickstarter e Indiegogo non sono adatte al mio progetto per svariati motivi. Innanzitutto le commissioni, anche sulle singole donazioni, sono troppo alte per piccole produzioni. Inoltre sono piattaforme in lingua inglese e il crowdfunding funziona per "cerchie di amici", attraverso meccanismi di condivisione a catena, quindi il mio target è essenzialmente composto da italiani. Ulule da questo punto di vista è perfetto perchè permette di sviluppare la campagna in più lingue e un sistema di geolocalizzazione ti propone la lingua di lettura più adatta alla tua zona.
Inoltre raccogliere soldi in dollari e poi convertire non è conveniente, perchè ci sono le commissioni di cambio e perchè donare 5€ o 5$ da un punto di vista psicologico è la stessa cosa, ma 5$ per me sono ben meno di 5€.
Infine, qui in Italia molti non sono avvezzi al pagamento elettronico e Ulule mi permette di ricevere donazioni in qualsiasi forma. Di fatto più di metà delle donazioni le sto ricevendo a mano o tramite bonifico.
Credi sarebbe stato possibile realizzare il tuo progetto senza avere il supporto della Rete?
Beh, non l'ho ancora finito, incrociamo le dita! Non sarebbe stato possibile senza Internet. Non esiste solo il crowdfunding: la rete è uno strumento insostituibile per mantenere i contatti con le persone che incontri nei festival in giro per il mondo e che possono darti una mano, non solo economicamente, magari dandoti consigli sulla produzione o sulla sceneggiatura. Nella scrittura di questo corto e negli elementi che lo compongono c'è anche la forte influenza di cortometraggi di altri filmmaker che amo profondamente. Non li conosce quasi nessuno ma hanno un grande talento. Dopo aver visto i loro corti ai festival sono riuscito a rintracciarli in rete e li ho intervistati per "carpire i loro segreti". Potermi confrontare con loro è ciò che mi ha insegnato più di ogni altra cosa ad essere sincero. Inoltre la rete è l'unico modo che ho per mostrare ciò che faccio alle persone e i bandi dei festival li si riesce a trovare solo tramite Internet.
Tempo fa avevo scritto un post sul mio blog intitolato "Ringraziamo la Rete" perchè in realtà senza Internet non avrei mai potuto nemmeno cominciare a occuparmi di cinema, ma questa è un'altra
storia.
Che importanza credi rivestirà il web nel cinema dei prossimi anni?
È difficile fare previsioni: ci sono limiti strutturali della rete che non permettono allo streaming di poter diventare una modalità di fruizione sostenibile a livello di traffico... E non si sono ancora sviluppate soluzioni credibili di TV on demand tramite Internet, a parte qualche eccezione. Se qualche broadcaster lanciasse un'offerta semplice ed economica la cosa potrebbe avere un grande
successo. E credo che questa potrebbe essere una grande opportunità per il cinema indipendente, che potrebbe finalmente trovare un canale di distribuzione capillare. Inoltre liberarsi del supporto fisico significa abbattere i costi di distribuzione, cosa che sta facendo molto bene al mondo dei videogiochi. Mymovies sta sperimentando una soluzione interessante in questo campo: con un abbonamento mensile a basso costo offre la diretta streaming di film indipendenti con la possibilità di commentarli con gli altri utenti presenti nella sala virtuale.
Per quanto riguarda i film più commerciali credo che l'animazione per i più piccoli potrebbe vendere molto attraverso soluzioni over the top, mentre per i blockbuster non metterei la mano sul
fuoco: i giovani preferiscono ancora andare a vederli in sala con gli amici. Il cinema in questo caso è un fenomeno sociale prima di essere intrattenimento. Detto questo credo che il web influenzerà molto il cinema indipendentemente da dove saranno fruiti i film.
Di fatto come filmmaker trovo molto più interessante sviluppare narrazioni tramsmediali piuttosto che limitarmi alla sala cinematografica. I mezzi ormai ci sono, anche per chi ha budget ridotti, sta a noi inventarci qualcosa che funzioni.
Su Ulule potete trovare la scheda completa del progetto di Alessandro, e a questo link la pagina Facebook ufficiale. Se volete contribuire, siete ancora in tempo! :-)