Inizia qui la mia collaborazione con Ninja Marketing. E inizia con questa rubrica che, come comunicato loro, ha come titolo “The dark side of Inspiration Point”. 10 punti a chi coglie la citazione; 100 a chi la coglie senza usare Google; 1000 a chi la capisce davvero. Sarà spiegata ufficialmente nel terzo articolo di questa minitrilogia.
Questo articolo non vuole essere una riflessione semiseria, benché il titolo semiserio lo sia. E’, anzi, un pensiero che mi affligge da quando le mie amicizie su Facebook si sono spostate dalle 120 fisse alle attuali – fatemi controllare – 754.
Tempo fa ho letto che una persona può ritenere di conoscere personalmente 1.200 persone (includendo il panettiere, il postino, il portinaio, la ragazza che si è tacchinato senza successo in vacanza, la ragazza che si è tacchinato con successo in vacanza). Comprensibilmente i miei nonni, che pure conosco bene, non hanno un profilo, né ce l’hanno i miei nipoti. Toby, il mio cane, ha una pagina fan – ma non conta. Quindi: molte delle persone che si annoverano tra le mie amicizie o sono attività, anche in virtù del mio lavoro, o non le conosco.
Se le incontrassi per strada non le saluterei – spulcio spesso tra le loro foto, ma non sempre hanno profili chiari. Alcune, addirittura, se m’incontrassero e citassero sorridendo il loro nome (“Ma come! Siamo amici su Facebook da, fammi dare un occhio alla mia timeline, da marzo 2007!”) incontrerebbero solo la vacuità del mio sguardo. Ecco il motivo per cui il mio sospetto nei confronti del concetto di amicizia su Facebook, peraltro supportato da menti ben superiori alla mia (Zygmunt Bauman, per intenderci, al FestivalFilosofia di Modena 2012 ma anche qui), si è acuito. E ne ho tratto, per i Ninja, un bel decalogo diviso in due articoli sul perché, in fin dei conti, vi dovrei cancellare dalle mie amicizie.
1) Vi nascondete dietro un nick
C’era un tempo l’era del nick; c’era – ricordi del mio ’95 – l’eccitazione nell’aver chattato tramite dominii pressoché impossibili da ricordare. Di essersi fatti passare per donna, per adulto, per sposato.
(Ricordo anche, con vergogna, di aver chattato tra me e me, autoflirtandomi ed essendo di volta in volta Paolino Paperino e Eva Kant, sulla chat di Clarence. Gioventù bruciata).
Ora la cosa, nel momento in cui Internet in Italia è attorno alla maggiore età, sa essere fastidiosa. Lo è. Tantopiù perché spesso – stavo scrivendo sempre - chi si firma con un nick ambisce a quello status, non lo possiede. “Kurt Cobain Fumagalli” probabilmente non ha un briciolo di talento né sa suonare in maniera decente altro che non siano le prime note di Wish you were here, “Gattina solitaria” lo è perché ha la puzza sotto il naso; “Amedeo Gandhi” imbraccerebbe un fucile a pompa in un centro commerciale pur di saltare la fila e andarsi a vedere i preliminari di Champions. Già dato, grazie.
2) I commenti sono brevi o insignificanti
Alle Olimpiadi di Atene, se non sbaglio durante la finale dei 10.000, un cronista – credo Franco Bragagna –, durante la fuga di un corridore sconosciuto partita a 150 metri dall’inizio, disse “Ecco il solito Ciao mamma”. Dopo 200 metri il gruppo lo acciuffò e ne lasciò i brandelli ad ansimare nel fosso delle siepi.
Ciao mamma: commento breve e salace che accosto volentieri ai micro commenti.
“Ahahahahahah!” non vuol dire niente, se non che sapete sincronizzare rapidamente indice e indice. Cliccare “Mi piace” sullo status in cui dico “Mi è morto il cane” non è carino. Le emoticons erano divertenti (non erano divertenti) nei siti web primordiali, quelli pieni di gif animate, testi viola su sfondo écru, immagini di Candy Candy, ricordi di Doraemon e di Ralph Malph.
Mi piace parlare con gente seria o gente divertente, non con persone che mi danno l’impressione di non aver nient’altro da fare che commentare ogni singola cosa scritta da tutti i loro 2.324 contatti per dire “Ehi! Ci sono anche io!”. Per fare il loro Ciao mamma.
3) Postate solo foto di gatti
Ok, i gatti sono belli. Oh, i vostri sono bellissimi, hanno un bel pelo, in quel cestino son tanto carini da far invidia alle foto di Anne Geddes. Oh, il tuo assomiglia addirittura a Bucky Katt!, con quel canino. Ma quando sono andato a vedere The tree of life la cosa più fastidiosa della visione sono stati i commenti in sala durante l’ostensione del bambino; le signore che dicevano “Ma che piedini!”.
Bambini e gatti sono bellissimi, ma teneteli per voi. Per favore. A meno che non vogliate fare la figura delle zie che mostrano a tutti la foto del figlio solo per farsi fare i complimenti. Non volete, vero?
4) Non so chi siete, non sapete chi sia io - e mi chiamate amico
Non pretendo che ci si dia del lei – a me piace, ma io son fatto a modo mio, e i miei amici lo sanno -, ma considerare che il termine [amicizia] su Facebook è come assegnare un nome esistente a un concetto nuovo non è fare un pensiero particolarmente irraggiungibile. Se entrate in casa di un altro chiedete permesso, vi pulite le scarpe, vi togliete l’impermeabile se fuori pioveva. Perché in casa di un altro sì e nella mia intimità no?
Ergo: se chiedete l’amicizia a qualcuno, prima mandate un messaggio e spiegate il perché. Che sia “Eravamo compagni di banco, tu facevi l’imitazione della prof, ricordi?” o “Ho letto il tuo libro. Fa schifo”.
5) Offendete me o il mio pensiero
Una cosa che, ammetto, trovo carina e utile su Facebook è la pagina delle informazioni, quella degli amici, quella dei Mi piace. Carina e utile perché scorrendole riesco a farmi un’idea indicativa della persona che mi trovo virtualmente davanti – come l’abbigliamento, il comportamento, lo sguardo mi darebbero un’idea della persona che mi trovo sull’uscio. Ma se lo faccio io non capisco perché non lo debbano fare gli altri con me. Postarmi in bacheca foto del Duce col testo “Molti nemici molto onore”, video non richiesti di Vanessa Paradis, dichiarazioni contro i gay non è carino se date una scorsa (è lì, perdiana! E' lì!) al mio orientamento politico, a ciò che mi piace musicalmente parlando, alle foto di quando sono andato al Gay Pride e alla marcia di Se non ora quando. Non è proprio carino.
Ecco dunque la prima parte del decalogo dedicato alle principali ragioni che guidano alla rimozione forzata dalla lista dei contatti Facebook. Nella seconda parte dell'articolo - in uscita la prossima settimana - scoprirete gli ultimi 5.