Che puntino sull'ironia o sulla sensualità, sulla freschezza della gioventù o sulla seduttiva femminilità della donna, i commercial sui profumi vengono concepiti un pò tutti sulla base della medesima regola: creare un parallelismo di forme, colori e senso tra il prodotto e la modella protagonista dell'advert. Lo spot della fragranza prodotta da Lady Gaga sembra voler eludere questo meccanismo.
Concepito come un trailer, come recita il titolo stesso del video, il promo è il prodotto di quell'intricato immaginario che l'artista americana ha costruito attorno a sè (con uno sforzo di marketing non indifferente) e veicolante un forte messaggio estetico, prima ancora che strettamente artistico. Ogni videclip della cantante del resto è ben più di una serie di immagini girate in accompagnamento al brano, quanto piuttosto una performance che vuole costruire pezzo dopo pezzo l'enciclopedia visuale ed estetica di Lady Gaga.
"Fame" non fa eccezione: non fosse per la bottiglietta del profumo che compare in chiusura, quasi è impossibile capire che quello che stiamo guardando è lo spot di una fragranza. Ciò che vediamo è il nero, tanto nero (forse l'unica comunanza con il prodotto), latex, corpi seminudi e liquidi un pò inquietanti. A ribadire il concetto, la presentazione ufficiale del profumo non è avvenuta certo in una banale profumeria, ma bensì al Guggenheim Museum di New York, dove Gaga è uscita dalla bottiglietta di profumo dove era rimasta, "dormiente", per una ventina minuti.
Il tipico "Gaga affair", dunque: nello spot girato da Steven Klein e prodotto da Ridley Scott, il tradizionale rapporto dell'advertising dei profumi viene ribaltato, e il prodotto reclamizzato passa decisamente in secondo piano. Per i "little monsters" niente di più affascinante; per tutti gli altri, probabilmente, uno spot strano e un pò inquietante.
Voi cosa ne pensate?