Bret Easton Ellis, o meglio, @BretEastonEllis, su Twitter ha più di 330 mila followers. Un buon numero di attenti e curiosi ammiratori di questo scrittore che ha raggiunto la notorietà grazie a un romanzo particolarmente duro come American Psycho. Avevamo già avuto modo di citare la sua presenza on line nel post "Scrittori e Social Media: decalogo per chi “lavora” con lo storytelling", analizzando quali possono essere alcuni accorgimenti strategici per i "narratori" che decidono di essere anche nel mondo dei social network: certo è che non ci aspettavamo di ritrovarlo in una polemica tanto esplosiva.
Lo scorso 6 settembre, Bret Easton Ellis pubblica alcuni tweet particolarmente pungenti nei confronti del defunto autore David Foster Wallace, morto suicida nel 2008.
Un attacco diretto, nello stile dell'autore statunitense che dell'essere politicamente scorretto ha fatto un vero marchio di fabbrica, verso Foster Wallace e i suoi fans. Una serie di tweet infuocati, cui sono seguite decine di risposte "a tono" da parte dei followers di Easton Ellis, cui non è piaciuta la disanima contro l'autore di Infinite Jest.
La "risposta" dello scrittore americano, se così si può chiamare, è stata pubblicata due giorni dopo, l'8 settembre:
Anche in questo caso, solo una serie di post "esplicativi" e d'attacco, senza alcuna risposta agli utenti che hanno commentato e replicato alla prima serie di tweet del 6/09. Una sorta di sasso lanciato nello stagno, cui non sono seguite le risposte che il pubblico chiedeva a gran voce.
Popolo di Twitter, ha ragione Bret Easton Ellis?
Un comportamento azzeccato, quello dell'autore americano?
Su Twitter la comunicazione non può essere a senso unico. Una personalità, soprattutto se appartenente a un mondo come quello della cultura, se decide di comunicare attraverso un canale diretto e semplice come questo dev'essere pronto anche a rispondere a chi lo segue e decide di interagire, aumentando e valorizzando il proprio personal branding.
Bret Easton Ellis però è diverso. Segue pochi utenti, retweetta pochissimo, non risponde. Il contrario di un altro scrittore, anch'egli già conosciuto, Joe Lansdale (o @JoeLansdale).
Un utilizzo diverso, che rispecchia la diversità caratteriale ed artistica dei due autori: il primo chiuso, "politicamente scorretto" e pungente, il secondo socievole, narratore nella quotidianità e non opinionista polemico.
Una scelta insomma differente, frutto della proiezione dei caratteri e dell'arte più che di una reale inconsapevolezza del mezzo e delle sue potenzialità.
Gli scrittori, e in generale gli artisti presenti su Twitter, possono sfruttare anche meno le specificità di uno strumento per far rispecchiare ciò che è la loro visione del mondo: strategie che si differenziano rispetto ai brand e alle personalità che invece, esimendosi dal rispondere ai propri followers, rischiano di passare per "spocchiosi" o poco attenti alle esigenze dei fan/consumatori: per questo, pur essendo i contenuti discutibili e la polemica sterile, la scelta di Bret Easton Ellis di non rispondere agli utenti che lo hanno menzionato chiedendogli lumi sulle sue affermazioni è stata coerente con il suo personaggio.
Una lettura che può sembrare limitata, ma che invece sottolinea come l'utente si identifichi sempre di più con i propri account sociali, e di come possa esservi strategia innovativa anche dietro le scelte più discutibili e difficili da comprendere.
Certo, ci sono casi dove diversificare la comunicazione - soprattutto quando questa privilegia il dialogo - andando anche contro il concetto di identità on line è scelta vincente: in questo specifico caso, forse Bret Easton Ellis avrebbe fatto bene a rispondere alle critiche, snaturandosi anche un po'.
Amici Ninja, voi cosa ne pensate? Avrebbe fatto bene a rispondere oppure la scelta di non cambiare il proprio approccio è la migliore?