Apre un blog in lingua inglese, Woork: in due anni diventa un nome del web design mondiale. Lo trasforma in un blog generalista in italiano (cimentandosi anche coi videopost): Woork Up genera retweets e like a centinaia. L'ultimo nato, Everything Else, in due mesi ha superato le centomila viste.
Metamorfosi dopo metamorfosi, Antonio Lupetti pare sempre inseguito dal successo. Quantitativo, almeno. Perchè lui - una sorta di borderline del web italiano - è amato o odiato senza mezze misure. Per alcuni voce autentica e dissacrante, per altri provocatore costruito a tavolino. Noi Ninja abbiamo cercato di conoscerlo meglio.
Definisci Antonio Lupetti in una parola. Blogger, webstar o brand?
Parti proprio così sparata? I preliminari mi stuzzicano. Ma se preferisci possiamo farne a meno. Fammici pensare un secondo. Vediamo. Brand mi spersonalizza. Webstar mi darebbe un tono eccessivo. Vada per blogger.
Allora mettiamola su un altro piano. Blogger “controverso”. Che dici?
Dico che hai usato un aggettivo affascinante. Carico di tanti risvolti. Se mi concedi una variante sul tema direi “alternativo”. Sì, mi piace. Alternativo. Mettilo pure in corsivo. Tu che dici?
“Alternativo” rispetto a chi o cosa?
Partiamo da una semplice considerazione. Siamo tutti assuefatti a un certo buonismo. E' una regola consolidata e socialmente accettabile per veicolare i contenuti sui vari media, dalla televisione alla carta stampata. Internet non è da meno. In genere, se si vogliono evitare noie, meno si è provocatori e meno si rischia di urtare la suscettibilità delle persone destinatarie di un certo messaggio. E credimi, non serve farsi beccare in un parcheggio, in flagranza di reato con la ragazza di qualcuno per scatenare l’inferno. Basta niente. Soprattutto sul Web. Se vuoi restare al riparo dalle critiche, segui il semplice postulato universale del “comportati bene e riga dritto”. E’ un approccio conservativo ragionevole. Ma non fa per me. Ecco perché dicevo “alternativo”. Alternativo a tutto questo.
Direi piuttosto "esattamente contrario" a tutto questo.
Me ne frego di un certo bon ton che spopola. Mi piace scrivere con un certo stile punzecchiante. Ad alcuni suscita fastidio. Ad altri strappa una risata. Può piacere oppure no. Ma è naturale attirare l’attenzione quando ti poni in maniera non proprio convenzionale e più irriverente rispetto al normale tenore delle conversazioni a cui siamo abituati. Preciso che non c’è niente di calcolato o studiato. Quello che leggete è la naturale trasposizione del mio carattere. Come nella vita è così sul web. Il risultato è per certi versi esaltante. C’è chi ti ama e chi ti odia. I due estremi della forbice. Le vie di mezzo non sono ammesse. D’altronde non si può pretendere di piacere a tutti. Convincersi del contrario è una fesseria.
Già, però piaci a tanti. A conti fatti sei un manifesto eclatante del successo sui social media, dove hai una presenza costante e diversificata. 107,000 followers su Twitter, 20.600 persone ti hanno accerchiato su Google+, 4100 amici su Facebook. Qualcuno dice: "Ma Lupetti passa la vita sui social?"
Esagerati. Ne dicono tante. Come che ho una qualche società alle spalle che mi cura la comunicazione e il personal branding. Certo, come no. In realtà, sui social network passo meno tempo di tante altre persone. E’ solo che dopo molti anni, avendo raggiunto una certa visibilità, è più facile che i miei contenuti vengano notati e “chiacchierati” più di altri.
Nel 2009, in un’intervista rilasciata a Stefano De Prophetis, sostenevi: "Non perdete tempo a scrivere post sulla vostra vita privata. A meno che voi non siate Paris Hilton, non interessa a nessuno".
Non me lo ricordavo più quel pezzo. Hai fatto bene a ripescarlo. Perché a distanza di un po’ di anni posso assicurarti che tutti i più grandi guru a cui mi ero ispirato nel professare quel credo sgangherato non hanno capito niente. Funziona esattamente al contrario. La gente è attratta dalle personalità e dalle storie degli altri. Più parli di te e più s’innesca un meccanismo di vicinanza empatica che rende le connessioni sul web identiche a quelle in carne ed ossa. E chi ti segue lo apprezza perché è come se un po’ ti conoscesse anche dal vivo.
O forse, senza accorgertene, sei diventato la Paris Hilton del web italiano.
Accostamento femminile curioso. Ma poco azzeccato. Avrei detto più Kim Kardashian. Se non altro per il colore dei capelli.
Resta il fatto che da Woork Up sei passato a scrivere "Everything Else", che è un blog tutto incentrato sulla tua vita privata.
Avevo solo bisogno di sfogarmi e vomitare un po’ di vicende che ho metabolizzato male. Scrivere è un esercizio che aiuta. Ho pubblicato i primi tre capitoli. Hanno avuto un successo inaspettato. Ora sto lavorando a un libro basato proprio sul blog. Lo avrei finito nel giro di qualche mese se nel frattempo non mi fossero piovute addosso delle proposte a cui non ho proprio potuto dire di no.
Qualche anticipazione?
No comment.
Tornando ad “Everything Else”, non puo’ non sorgere il sospetto che la tua sia una scelta calcolata, per attirare nuovo pubblico con un effetto tipo "Grande Fratello".
Lo dico sempre. Il sospetto è figlio della malafede. Non c’è niente di studiato a tavolino. Niente che sia frutto di chissà quale strategia editoriale. Così come su Woork Up. Scrivo quello che in un certo momento mi ispira. Col tempo, riconosco che ha funzionato. Immagino che se in tutti questi anni mi fossi affannato a cercare la celebrità sul web non l’avrei mai sfiorata neanche di striscio. E’ stato davvero tutto solo un caso. A proposito, ma sei sicura che qualcuno arrivato a questo punto non si stia chiedendo “Ma chi è questo”?.
Non fare il finto modesto. Dimmi piuttosto: non ti pesa esporti così tanto?
Tu lo trovi eccessivo? Vedi, è solo una questione personale. Non siamo tutti uguali. Ognuno è portato ad aprirsi con gli altri nei limiti di quello che ritiene accettabile. Quello che leggi sul blog o sui miei profili social rientra nel perimetro di ciò che io ritengo accettabile.
In quel perimetro ci sono tante donne.
Mi sono appena fidanzato. Non farmi domande scomode o imbarazzanti...
Farò la brava, promesso. Non fai mistero del tuo apprezzamento per il genere femminile. Spesso sotto forma di immagini di belle ragazze non troppo vestite. Dì la verità: lo fai per far "rosicare"?
Credimi, quelli sono mezzucci che non funzionano. In genere conosco persone che rosicano di più quando pubblico le statistiche di certi articoli su Woork Up o quando i miei post su Google+ raggiungono diverse centinaia di +1. Che vuoi farci. C’est la vie.
Che rapporto hai con l'invidia degli altri?
Non me ne curo. E poi, andiamo, cosa ci sarebbe da invidiarmi? Adesso posso farti io una domanda?
Prego.
Mettiti nei panni di uno che legge questa intervista. Secondo te il tono scanzonato della nostra conversazione telefonica si capisce?
Effettivamente sei meno serio di quello che pensavo.
Grazie.
Svelaci qualche segreto. Da un blog di nicchia sul web design molto apprezzato in lingua inglese, sei passato a un blog più generalista in italiano, poi ai videopost, ora al blog intimista. Col tuo successo smentisci la diffusa idea che un blogger debba rimanere fedele al suo campo. E' così?
Le idee diffuse non sono necessariamente vere. Detto in parole povere: avevo un blog sul web design in inglese, dopo un paio di anni mi ha stancato, sono passato all’italiano e ho iniziato a coprire più argomenti. Il risultato? Il pubblico è cresciuto esponenzialmente. Le opportunità si sono moltiplicate. Dentro e fuori la rete. In Italia c’è molto spazio per chi riesce a far emergere la propria identità sul Web. Molti sottovalutano questo aspetto. Puoi goderti le tue belle soddisfazioni.
La passione per il video, i videopost... E' questo il tuo futuro?
Non ne ho idea. Non sono uno che pianifica in modo maniacale il proprio futuro. In genere ho una vaga idea di cose da fare, ed è l'idea sbagliata. Ho imparato ad aspettare. Lascio che le cose arrivino da se. A proposito, è da un’ora che stiamo chiacchierando via Skype... Posso farti una proposta?
Sarebbe?
Che ne dici se proseguiamo questa piacevole conversazione in un altro momento?
Certo, quando?
Sabato sera. Per cena. Agghindati. Passo a prenderti io.